venerdì 25 novembre 2005

Battaglia continua. Nicola Matteucci

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=45336&START=0

La sinistra si appropria di De Felice dopo averlo denigrato quando era in vita

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bell'articolo ed in parte condivisibile (lo dico da sinistra): nessuno deve aver paura o impedire il libero e civile scambio di idee.
Per quanto mi riguarda considero il fascismo un momento tragico della storia di questo Paese, che va compreso ed analizzato con la massima serenità d'animo perchè chi ignora il proprio passato è spesso condannato a ripeterlo.
Io sono antifascista come dovrebbero esserlo tutti gli Italiani, perchè la Costituzione e la Repubblica della quale faccio parte è fondata sui valori della Resistenza contro il fascismo, ma non mi faccio illusioni sulla natura degli uomini; in altre parole, i miti sui partigiani tutti buoni e sui repubblichini tutti cattivi non mi appartengono.
In Italia ci sono state, dopo l'8 settembre 1943, tre guerre, spesso mescolate fra loro: quella degli Alleati contro i Tedeschi, quella partigiana contro il nazifascisnmo, e quella civile, più lacerante fra tutte perchè combattuta da italiani contro italiani.
Di queste, l'ultima non è stata ancora metabolizzata completamente; anzi, l'attuale situazione politica sembra riaccendere odii che sembravano assopiti.
Per questo motivo non condivido completamente lo spirito dell'articolo, soprattutto nella sua parte finale: agitare la minaccia della libertà di pensiero a seguito di un eventuale vittoria del centrosinistra o (come fanno altri) sbandierare il vessillo della minaccia comunista, oltre che essere antistorico, certo non contribuisce al corretto e sereno confronto delle opinioni.

maurom ha detto...

Grazie Luca 60 del tuo commento.
Credo si debba capire chi è stato indottrinato per anni da verità manipolate e da una storiografia addomesticata.
Quando scopri che i "cattivi" non erano poi così cattivi, è naturale avere una reazione. Se poi anche i "buoni" non erano tanto buoni, alla fine sei costretto a mettere tutto in discussione.
A mio avviso certe ribellioni derivano proprio da evoluzioni di questo tipo.
Il naturale sviluppo del ragionamento di porta a dire: chi mi garantisce che in futuro avrò la possibilità di esprimermi senza censure, ma soprattutto come farò a sapere se quello che mi raccontano è la verità?