martedì 27 dicembre 2005

Siamo alla fame. Di caviale. Filippo Facci

Capito la crisi? Il consumo di caviale è calato dell'1 per cento e quello di ostriche del 2,5 per cento: è bastato perché alcuni titolassero «Consumi in calo» dopo la ferale notizia che persino il salmone affumicato ha avuto un decremento dell'11 per cento. E quanto può resistere, un Paese, in queste condizioni? La spesa per il pranzo di Natale in compenso è aumentata (+3,7) e così pure l'acquisto di prodotti made in Italy, ma non fatevi ingannare: è chiaro che gli italiani stanno folleggiando prima dell'inedia definitiva e come già fecero prima dell'anno Mille.

La spesa per i regali si è rivelata inoltre più oculata grazie all'intento di «ridurre gli errori e ottimizzare la spesa con acquisti utili», gli italiani insomma hanno speso meno, hanno speso meglio e hanno frequentato più mercati e mercatini. Terrificante. Ma allora diciamolo, forti del nostro retroterra nichilistico: non possiamo che augurarci che tutto acceleri e vada sempre peggio, che l'Apocalisse finale non ci lasci agonizzare, che gli italiani giungano al prossimo Natale con privazioni ancora più umilianti e definitive, che possano calare gli acquisti dei pini da supermercato, dei panettoni da nove chili farciti con besciamella, che ci siano solo settanta chilometri di luminarie anziché ottanta, che cali di un altro punto percentuale l'acquisto di caviale Beluga a vantaggio del volgare Sevruga. Meglio ardere che spegnersi lentamente.

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