lunedì 20 febbraio 2006

Prodi pensa a se stesso. Gianni Baget Bozzo

http://www.ragionpolitica.it/testo.4870.prodi_pensa_stesso.html

La maglietta di Calderoli è una scusa per scatenare le critiche al Governo.
Attenzione: il radicalismo islamico non è da sottovalutare

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Vi vorrei ricordare che il Ministro del Governo Calderol, ha inscenato la buffonata della maglietta, quando già da diversi gorni, si parlava dell vignette. I fuochi Islamici erano ga accesi e Lui, da Ministro, non un uomo qualsiasi, questo è da tenere in mente, da ministro della repubblca Italiana, ha gettato Benzina sul fuoco facendo divampare quei fuochi .

Gli attacchi , seppure assolutamente fuori luogo, esageratamente violenti ai nostri simboli, sono avvenut DOPO, che il signor ministro ha sfoggiatto la sua fruit.

questo non li giustifica. Affatto. ma è una conseguenza. Eppure il Ministro sapeva degli animi riscaldati degli islamici per le vignette. O NO' e cosa a fatto? a continuato a girare il coltello nella piaga.

Invece di cercare il dialogo e la moderazione.

Anonimo ha detto...

Stiamo parlando di Calderoli,uno che al massimo va bene per mescolare della polenta al pic-nic della domenica.Stiamo parlando di un deficente cronico,che fin dalla sua elezione(fatta x accontentare unicamente la lega)nn ha fatto che abusare della sua posizione per fare unicamente polemica,incanalando un susseguirsi di dichiarazioni da MANI NEI CAPELLI, per i toni e l'arroganza con la quale blaterava le sue cazzate.Credo che questa maggioranza lasci l'italia con una credibilità , sia interna che internazionale,BASSISIMA. Siamo stufi è ora di voltare pagina.....

Anonimo ha detto...

Rendiamoci conto che lorsignori non solo non fanno il mea culpa, ma colgono l'occasione per portare alla ribalta l'orgoglio nazionale e le radici cristiane, dipingendo, al solito, la coalizione di centrosinistra come un pericolo per la nostra comune identità, talvolta addirittura anche come una coalizione di filo-terroristi. Populismo. Solo e sempre populismo. Ma estremamente pericoloso!! Non credete?

Anonimo ha detto...

@misterblack
Colgo l'occasione per salutarti, considerando il fatto che qualcuno (in un altro post) ha definito noi due, cito a memoria, come la "sorveglianza, il commissario politico, che vigila, riferisce, tampona". Naturalmente per conto di qualche partito comunista non meglio specificato.

Suerte

Anonimo ha detto...

ho letto stanotte, ma non mi andava di rispondere, lo faro poi.

Anonimo ha detto...

@ misteblack
Prima di rispodere, fatti mettere un visto in "Cellula" dal dirigente. Non si sa mai. Presso di voi viene contemplato ancora il "reato" di DEVIAZIONISMO".
E' un consiglio. Rileggi bene bene quello che scrivi. Cerca di restare dentro l'ortodossia di partito. Non si sa mai ... Potresti cadere in disgrazia.

Anonimo ha detto...

Alì, vieni qui, non te ne andare,
parlo proprio a te.
Forse sul piano della comunicazione linguistica ci potremo capire un po’. Mi affido a te, perché io della tua lingua non capisco proprio niente (e nemmeno ci tengo).
Volevo dirti, caro Alì, dato che vivi in mezzo a noi (in Italia o nell’Occidente, in cerca di fortuna), hai trovato una casa, un lavoro, l'assistenza sanitaria, delle leggi che ti proteggono e quanto altro, volevo appunto dirti che sono preoccupato. E sai perché? Te lo spiego in poche parole.
Da noi si usa, presso di voi dimmelo tu, entrando in casa d’altri pulirsi bene bene le scarpe (anche se non ce le togliamo) sullo zerbino. Una volta entrati, dopo aver chiesto permesso, cosa che presso di voi, forse, non si usa, ci comportiamo secondo le regole dell’ospitalità. Queste regole, caro amico Alì, ci dicono che chi è ospitato deve portare in tutto rispetto a chi lo ospita. E se in casa del mio ospite trovo un arredamento che non è di mio gusto, non ci discuto sopra. Se in casa del mio ospite trovo immagini di una religione che io non professo (o addirittura ritengo blasfema) non ho titolo per fare osservazioni. Se in casa del mio ospite trovo esposti quadri di cattivo gusto (a mio giudizio) faccio finta di niente. E via di seguito. Se poi proprio non posso tollerare tutto quanto ho menzionato, non faccio altro che trovare una scusa, salutare il mio ospite ed andare per i fatti miei.
Uscendo di metafora, le stesse cose valgono quando ci troviamo, stranieri, in un paese straniero.
Ora qui viene il bello. Perché, vedi, ci sono alcuni tuoi compaesani, entrati in Occidente senza bussare, che ivi hanno preso fissa dimora, hanno messo su casa, ci si trovano bene e ci stanno; e come che ci stanno! Non solo si sono sistemati, ma godono pure di tutti i diritti di quelli che la cittadinanza ce l’hanno da sempre. Professano liberamente le loro idee e (dato che ci tengono molto) anche la loro religione, le loro tradizioni, la loro cultura (detto in senso antropologico). Come fai tu, in fondo; non è così? E fino a qui, passi. Passi, sì; ma fino ad un certo punto. Proprio perché ad un certo punto scappano fuori le differenze. E che differenze! Scappano fuori le divergenze. E che divergenze!
Vedi Alì. Voi dovete capire che qui in Occidente molte cose che da voi sono ammesse non si fanno. Tanto per portare un esempio, da noi nessuno, ormai ritiene la donna un essere inferiore; nessuno pretende che le donne siano OBBLIGATE a uscire con il velo (o peggio con il burka); nessuno qui prescrive che si faccia l’asportazione del clitoride alle bambine; qui si mangia carne di suino e tutti i tipi di carne; nessun occidentale pretende l’abbattimento dei vostri simboli religiosi (sia in casa nostra che vostra); nessuno manda fatwe a chi parla male dell’Occidente o della Chiesa cristiana o dei suoi simboli.
E sai Alì, perché tu, insieme ai tuoi compaesani te ne puoi restare tranquillo in Occidente, senza che nessuno ti faccia minacce o imposizioni?
E’ una storia lunga, Alì, troppo lunga. Risale a 2500 anni fa. Agli albori della Civiltà greca, diffusa in seguito dalla Civiltà romana, la quale, a sua volta, col tempo, si è trasformata in Civiltà cristiana, la quale, a sua volta, è divenuta la Civiltà occidentale.
Il mondo come lo vedi oggi, caro Alì, è frutto, nel bene e nel male, si capisce, della Civiltà occidentale, che ha le sue radici nel Cristianesimo (vi piaccia o no). Una civiltà che nei secoli ha progredito. L’unica civiltà che ha prodotto il concetto di democrazia, grazie al quale tu ed i tuoi compaesani ve ne state qui tranquilli a godervi quello che la nostra società vi offre.
Nei nostri Paesi, caro Alì, c’è libertà di parola, c’è libertà di espressione, c’è libertà di stampa. Al massimo, se qualche idea suona di offesa a qualcuno ci sono i tribunali per dibattere la questione. Qui non ci sono scomuniche. Qui non ci sono fatwe. Qui nessuno viene condannato a morte per aver professato le sue idee. Non trovi riprovevole che quel povero Van Gogh sia stato massacrato per aver diffuso le sue opinioni, che discutibili o no, nella nostra Civiltà hanno diritto di cittadinanza come tutte le altre opinioni? Questa società è tollerante. Ma a volte un po’ troppo. Avevano ragione Locke e Voltaire quando dicevano che il limite della tolleranza era l’intolleranza. E che l’intolleranza non si deve tollerare, altrimenti si ritorna all’intolleranza. Vero, Alì?
Ora si dà il caso che tu e molti dei tuoi compaesani vi troviate in casa nostra, ma pretendete di comportarvi come se foste a casa vostra. Fermi tutti! Si parla molto di integrazione, ma anche a sproposito: voi con questo concetto intendete integrare noi alla vostra mentalità e alla vostra religione. Altro che scambi culturali!
Cari ragazzi. Non potete imporci le vostre regole. Le nostre regole sono queste. Ce le avete trovate. Non è colpa nostra se voi siete rimasti a Maometto. Qui anche la religione ha fatto il suo percorso. Non siamo più al tempo degli eretici al rogo. Le teocrazie da noi sono finite da un pezzo. Non è colpa nostra se i vostri stati sono teocratici e si lasciano guidare da despoti fanatici religiosi. Per noi tutto questo è superato, da tanto tempo; già nel medioevo si levavano voci di dissenzo. Figuriamoci …
Morale. Caro Alì,
mettiti bene in testa che la nostra Civiltà è diversa dalla vostra; che la nostra società è laica e che pertanto non permette ai religiosi di governarci secondo i loro dettami; che il crocefisso è il simbolo della nostra civiltà e che a voi non è permesso discutere se lo portiamo in processione o lo esponiamo da qualche parte: siamo in casa nostra. In casa vostra si massacrano i cristiani e si incendiano le chiese. Qui non è permesso farlo. La nostra civiltà è antica di 2500 anni, e non è per voi che dobbiamo rinunciare alla nostra storia, alle nostre tradizioni, alla nostra cultura, alla libertà, alla democrazia.
Se non vi piace tornate pure a casa vostra. Non vi rimpiangeremo.

Anonimo ha detto...

errata corrige
dissenzo leggi dissenso

Anonimo ha detto...

La nuova destra d’Israele
Netanyahu ci spiega la politica dei tre muri, tutto il “contrario” di Kadima
“Ogni pezzo di terra che concederemo sarà usato contro di noi”. “L’Iran è più vicino con Hamas”. Scontri con Olmert

Gerusalemme. “Israele deve fare esattamente il contrario di quel che ha fatto prima della vittoria di Hamas”. La voce di Benjamin Netanyahu è calma e dura, parla al Foglio con un inglese impeccabile, eredità di tanti anni trascorsi negli Stati Uniti. Il leader del Likud, candidato premier alle prossime elezioni israeliane, il 28 marzo, sta costruendo una campagna aggressiva nei confronti di Kadima, il partito fondato dall’amico-rivale Ariel Sharon e ora guidato da Ehud Olmert. Ieri Bibi – così è chiamato Netanyahu – si è scontrato di nuovo con Olmert alla sua prima apparizione di fronte alla commissione per la Sicurezza e la Difesa della Knesset: in discussione c’era il voto palestinese a Gerusalemme est, cioè di fatto quelle elezioni che hanno portato Hamas alla vittoria. Bibi si è opposto e s’oppone a tutto: al disimpegno da Gaza – per il quale ha lasciato il suo incarico al ministero dell’Economia nel governo di Sharon a pochi giorni dal ritiro – alle elezioni dell’Anp, alla partecipazione del gruppo islamico, al voto a Gerusalemme est. A tutto. E il suo partito cresce nei sondaggi. “Hamas ha cooperato e preso soldi dall’Iran per anni – dice – Condivide l’obiettivo di tutto l’islam radicale, cioè la distruzione dello stato di Israele, e non soltanto, ora la battaglia è quella brutta e vecchia contro tutto l’occidente. L’idea che Hamas possa cambiare ora che è al potere è semplicemente falsa”. Non lascia spazio alla discussione, Bibi. Il viso si tende, l’oratoria di cui è maestro lascia spazio soltanto alla determinazione: “Il potere non ha addomesticato i talebani o gli ayatollah e non lo farà con Hamas – dice – Come dobbiamo impedire all’Iran di costruire l’atomica così dobbiamo impedire a Hamas di costruire un secondo Iran qui, alla porta accanto”.
E’ l’Hamastan, com’è stato soprannominato. E’ il nemico vicino, vicinissimo, appoggiato da tutti gli altri, in un asse del negazionismo potente e pericoloso. Da lui è necessario difendersi. La terra è, secondo Bibi, il baluardo principale, irrinunciabile. “Deve essere chiaro a tutti – dice con lo sguardo limpido e serio – che ogni pezzo di terra che concederemo ai palestinesi sarà usato contro di noi. A Gaza ci sono ora dodici missili stellari e, se non ne preveniamo l’utilizzo, si profila all’orizzonte la possibilità di un attacco all’aeroporto Ben Gurion. Qualsiasi pezzo di terra dato a un’Autorità palestinese guidata da Hamas sarà usato per creare un enorme stato islamico che va dai confini dell’Iraq alla periferia di Tel Aviv”. Unilateralismo, definizione dei confini, ulteriori ritiri sono parole impronunciabili per Bibi. Tutta la campagna di Olmert è impronunciabile per lui, ex compagno di partito di molti che ora sono membri di Kadima. “Non sono neanche riusciti ad affrontare direttamente il presidente russo, Vladimir Putin, quando ha invitato la delegazione di Hamas a Mosca – dice con tono sarcastico – Io invece ho scritto una lettera di protesta”. E ha anche ideato uno spot in cui il volto di Olmert si trasforma in quello del capo del Cremlino, e viceversa, tanto che Mosca ha fatto rimostranze formali. Ma Netanyahu non si preoccupa: “Olmert ha una politica di confusione, di debolezza, non è neppure definibile una politica. Ci vuole una strategia di contenimento, e di pressione”.

La via della Turchia
Il programma del Likud è chiaro, è la “soluzione dei tre muri”, uno di sicurezza, uno politico e uno economico. Il primo deve includere zone cuscinetto, è fatto di “deterrenza e non tolleranza”, altro che unilateralismo. “Bisogna fortificare la Valle del Giordano e il deserto della Giudea per essere certi che i terroristi non possano entrare in territorio israeliano”, dice Bibi. Il muro politico è fatto di pressioni sui governi internazionali per far comprendere bene che Hamas non è un problema soltanto di Israele, ma una minaccia per tutti, il mondo musulmano sta cercando lo scontro globale: “Israele può anche scomparire domani, ma la lotta tra islam e occidente non finirà”, dice. Il muro economico impedisce i finanziamenti “per predicare la cultura dell’odio e l’avvelenamento delle menti dei giovani palestinesi”. La scelta è, nonostante gli ultimi battibecchi diplomatici con Ankara, tra una strada che va verso l’Iran o una che va verso la Turchia, “due paesi musulmani, ma significativamente diversi, uno sta costruendo la bomba atomica, l’altro sta cercando l’integrazione con l’occidente”. E’ necessario controllare che i palestinesi s’incamminino sulla strada giusta. Per farlo non si può concedere nulla – dice Bibi – non si può arretrare di un centimetro, “il contrario di quel che fa Kadima”, appunto.

Anonimo ha detto...

Adesso basta con l'ironia. Non è vero che Prodi scappa. Prodi il confronto in tv lo vuole davvero. Purché: a) esso avvenga in un giorno della settimana che comincia per P o per B; b) la sigla sia cantata in diretta da Maria Callas; e c) i candidati possano stare seduti a testa in giù senza dover per forza obbedire all'odiosa legge di gravità. In fondo chi sarà mai questa gravità per stabilire le leggi? Le leggi, è chiaro, in un Paese democratico si stabiliscono solo con il leader dell'opposizione.
E adesso non intervenga il solito onorevole Bonaiuti a obiettare che si tratta di condizioni impossibili. Perché, come dice George Orwell, gli animali sono tutti uguali e il maiale non è più uguale degli altri. Non c'entra nulla? Pazienza. Mica si possono fare sempre citazioni azzeccate. E poi che colpa ne hanno i collaboratori di Prodi se nella biblioteca di Bologna non si è trovato libro migliore della Fattoria degli Animali? Dovendo organizzare le liste elettorali dell'Unione, per altro, pareva un buon allenamento.
Comunque, torniamo al punto: non è vero che Prodi scappa. Prodi pone delle condizioni ragionevoli: se non ne siete convinti, attenti che potrebbe citare un'altra volta George Orwell. E magari anche Woody Allen. E Hugh Grant. Tanto che differenza fa? Chiedetelo al fido Sircana: quello che conta è la battuta ad effetto. Che ne dite di Qui, Quo Qua e lo zio Paperino? Quella Prodi l'ha già fatta? E va beh: allora prendiamo Cip&Ciop, Tiramolla e il commissario Basettoni. Magari non fanno ridere, ma sempre meglio che dover discutere con Mastella e Bertinotti.
In fondo si sa: sempre più fumetti, sempre più fumosi. Ma non è per nascondere la fuga. No, affatto. Prodi il confronto tv lo vuole davvero. Ieri per esempio quando la Rai ha finalmente fissato le date, lui ha risposto pronto: «La Rai non decide un bel niente». Magari a qualcuno sarà sembrato sprezzante. Ma non fatevi trarre in inganno: il Professore ha reagito così solo perché ci è rimasto male. Avrebbe voluto essere lui più veloce a fissare gli incontri, ma s'è fatto battere sul tempo. Forse l'ha bloccato l'ansia di prestazione. O forse Sircana aveva finito la collezione di Speedy Gonzales.
Comunque è solo una battuta d'arresto. Prodi la sfida in tv la vuole fare davvero. Certo: bisogna che siano rispettate alcune regole. Che dite? Ah sì: in effetti le regole le aveva già fissate l'authority. Ma non bastano. Del resto, si sa, in casa dell'Unione le sentenze dell'authority funzionano come le luci dell'albero di Natale. A intermittenza. Per esempio: bene i faccia a faccia, ma solo se la Cdl si divide per tre. Oppure: bene le conferenze stampa, ma solo se il Presidente del Consiglio non ne fa. Comunque sia: quelle regole bisogna integrarle. Nel documento dell'authority, tanto per dire, non sono previsti alcuni criteri fondamentali, contenuti invece nelle 37 pagine del regolamento Bush-Kerry che Prodi si è affrettato a mandare a Berlusconi: la temperatura in studio, per esempio.
Ecco: quello è un problema. Come rimediare? Bisogna far intervenire un buon tecnico che, termometro alla mano, trovi la giusta gradazione. E se il tecnico non basta, lo diciamo a Sircana, lui non esita a chiamare in causa pure Archimede Pitagorico e Mister Magoo. L'importante è che nessuno dica più che Prodi non vuole fare le sfide in tv. Una volta per tutte: non è vero che scappa. Non è vero che si sottrae. Non è vero che ha paura. Pone solo alcune condizioni. Che volete che sia? E se le condizioni non ci sono, se per esempio nessun giorno della settimana comincia per B o per P, lui che ne può? Al massimo, prendetevela con George Orwell: nella fattoria degli animali, in fondo, c'erano anche molti conigli.

Anonimo ha detto...

TRASFORMISMO E TRASFORMISTI

Leggo nei post di questo sito che, di consuetudine, quando qualche malcapitato si azzarda a parlare di Komunismo (con tanto di K maiuscola) sono guai. Per lui. Si chiamano i medici della clinica psichiatrica più vicina e lo si fa dichiarare malato di mente. Pazzo. Visionario. Farneticante. Pericolo pubblico. Irresponsabile. Demente. Incapace … lascio da parte il turpiloquio no-global.
E allora, nel leggere queste diagnosi infauste fra me e me ho pensato: “Allora sono pazzo anch’io! Matto da legare”.
Sì, perché anch’io mi trovo, più o meno, nelle stesse condizioni.
Quindi sono uno schizofrenico anche io.
Ma, in fondo in fondo, quel poveraccio che ha poi detto di tanto grave? Di tanto incredibile?
Se non mi sbaglio ha affermato che il PCI (ora DS transitato dal PDS) dal ’45 alla caduta del muro (di Berlino) ha sempre difeso a spada tratta l’Unione Sovietica, come modello intoccabile di stato democratico (compiendo tutte le carognate che ne conseguirono). Perché, non è vero? Non so cosa ci sia da ribattere.
Data la premessa i casi sono due:
- o loro (i Komunisti) nel passato hanno CONSAPEVOLMENTE (certo, mica erano stupidi) fatto quelle carognate e ora le vogliono nascondere (compito arduo);
- oppure cantano “Scurdammoce ‘o passato … “ tengo famiglia …”. “Ora siamo cambiati …”
Debbono dire cambiati, perché dentro il partito, una vera succursale di Mosca, c’erano tutti. Tutti chi? Ma quelli che ci sono oggi!
La cosa più incredibile, poi, è la RAPIDITA’ della trasformazione. La sera vai a letto, e il PCI è sempre al suo posto. Inossidabile. Al mattino ti svegli: meraviglia! Il PCI non c’è più. E tutti quelli che ci stavano dentro? Pentiti, insieme alla caduta del muro.
Il passato è passato: allora lo rinnegano tutto? Siamo matti? Non rinnegano niente. Ma ora siamo entrati in una fase storica diversa. Ah, ecco! Così, tutto d’un colpo! Meraviglia. E ora?
Ora sono
S O C I A L D E M O C R A T I C I.
Davvero? Sì, ma sotto sotto lo sono sempre stati! Non lo sapevate? Il loro Komunismo era un Comunismo annacquato! Ah! Sfido io che quel tizio che accusano di avere le traveggole sia impazzito. Qui non c’è da capirci più niente!
Ma come, prima, prima del muro voglio dire, non affermavano che i socialdemocratici erano dei rinnegati, traditori, venduti, fascisti, complici della reazione in agguato? E ora …
E ora si chiamano DS, democratici di sx, che, con un giro nemmeno difficile di parole, si potrebbe leggere socialdemocratici.
C’è da avere dei dubbi. Almeno io ce li ho. I socialdemocratici, quelli veri, si dichiararono tali prima, molto prima, molto prima, molto prima della caduta del muro. Per questo erano credibili e decisamente affidabili. Quelli folgorati sulla via di Damasco, no!
Se queste sono farneticazioni, me lo facciano i lettori il ragionamento giusto.
Con i miei più sentiti rispetti.