giovedì 2 febbraio 2006

Quelli che vogliono perdere. il Foglio

Casini e Follini ormai attivisti dell’Unione, con qualche giustificazione

Va bene che c’è un sistema elettorale proporzionale corretto dal maggioritario, al posto di un maggioritario corretto dal proporzionale, ma è curioso lo spettacolo di una coalizione in cui uno dei partiti gioca a perdere sistematicamente. Casini e Follini non si comportano come dei Bertinotti del centrodestra. Bertinotti si distingue, fa le sue liste con il simpatico Luxuria e il focoso noglobal Caruso, discute il programma, adotta di tanto in tanto pose puntute, ma non si stanca di garantire gli elettori del centrosinistra sul fatto che il voto a Rifondazione sarà un voto per la stabilità di un governo di legislatura guidato da Romano Prodi.
I nostri cari leader dell’Udc invece fanno a gara a giorni alterni nel destabilizzare la leadership del centrodestra, nel segnalare che da ogni punto di vista, politico e culturale, abitano ormai su un altro pianeta, quello del riformismo moderato post democristiano, lontano anni luce dal modo di essere del loro compagno di avventura di questi cinque anni, il vivacissimo e attivissimo Berlusconi. Appena il Cav. ne dice una, e ne dice parecchie, ecco la puntualizzazione ostile dei due alleati, la presa di distanza, la stilettata. E il presidente del Consiglio li ripaga della stessa moneta, continuando a dire che quel che ha fatto bene lo ha fatto lui, quel che non è riuscito a fare dipende dal fatto che gli elettori non gli hanno dato il 51 per cento e gli hanno imposto compromessi con partner che hanno funzionato come un freno a mano.
E’ una situazione politicamente seria? No. Per quante giustificazioni abbiano Casini e Follini, per quanto la ferita strategica e di potere nella coalizione non sia stata mai chiusa o sia stata malamente coperta con la “crisi ripugnante”, i rancori successivi e il cambio di legge elettorale come tampone provvisorio, per quanto sia difficile lavorare in politica con Berlusconi, non proprio un campione di ordine e di gravitas istituzionale, il loro assetto di battaglia fa un po’ ridere. Tra l’altro, è probabile che non produca nemmeno per loro grandi risultati, perché si sa più o meno che fine hanno sempre fatto i notai e gli arbitri quando le contese elettorali in questo paese si sono trasformate in duelli. Per l’elettorato di centrodestra l’effetto è uno solo e sicuro: si sentirà fino al 9 aprile nel braccio della morte, in attesa dell’esecuzione. Un accordo per la sospensione delle ostilità tra alleati, mentre è in corso la battaglia, sarebbe il minimo richiesto a dei professionisti della politica che intuiscano la notevole differenza tra il giocare con e il giocare contro la propria squadra.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny