giovedì 21 settembre 2006

Finalmente Montezemolo ha detto qualcosa di liberista. Alberto Mingardi

Anche Montezemolo due volte l'anno segna l'ora giusta. Dopo mesi di traccheggiamenti, passati spolverando senza convinzione una retorica sì liberista ma timida timida, e soprattutto lisciando nervosamente il pelo al governo, ieri il Presidente di Confindustria ha fatto professione di una fede nel mercato un po' meno di circostanza. Lo Stato "deve indietreggiare", ha detto al Corriere chiedendo il ritorno, e non la sospensione fino a giorni più propizi, delle privatizzazioni. Bravo.
Ma il Presidentissimo non è stato l'unico a dar colpi di maglio.
Lasciamo perdere Francesco Giavazzi, che a chi ha orecchi per intendere ha regalato un'analisi perfetta di che cos'è e perché è pericolosa la Cassa Depositi e Prestiti, cui Angelo Rovati avrebbe voluto affidare la remissione dei peccati di Telecom. Da Giavazzi ce lo si aspetta. L'affondo contro la "nuova Iri" da parte di Guido Rossi, per giunta amplificato da un giornalista come Federico Rampini, non certo una majorette del mercato globale, ecco, quella sì che è una sorpresa. Cosa sta succedendo?
Sta succedendo che siamo un Paese un po' più normale di quanto pensassimo.
L'arrocco su Telecom tentato da Romano Prodi era la mossa arrogante di chi sa di poter contare su un blocco di potere invincibile. Un network poderoso, ai vertici della finanza, ben radicato in tutti i centri d'irradiazione dell'opinione pubblica. Leader senza partito, Romano ha ben più che un gruppo parlamentarealle spalle: ha un branco, lasciatogli in eredità da Beniamino Andreatta, solidissimo grazie ad alcune personalità d'eccellenza (su tutti, Nanni Bazoli). Ma persino il branco più compatto ogni tanto viene messo in crisi dalla temerarietà del capo.
Angelo Rovati ci ha rimesso il posto, a salvaguardia del boss, e le sue dimissioni sono il contentino strappato a Prodi da un diverso agglomerato di potere. Da un'altra parte della sinistra, quella dalemiana. Che parla e si esprime nella lingua del mercato.
Operazione di abile dissimulazione? Vendetta per la fusione mancata fra San Paolo e Montepaschi, il piano diessino mandato a gambe per aria dal supermatrimonio bancario di agosto?
Può darsi. Ma sarebbe troppo malizioso liquidare come un battibecco d'interessi un dibattito che sta riportando al centro della discussioni questioni non da poco. Cosa deve fare lo Stato, quant'è giusto che il governo pretenda di sapere sull'attività di aziende private, come devono saldarsi politica e business.
Il fatto che la società italiana reputi ormai intollerabile un'ingerenza diretta come quella che è nelle ambizioni di Prodi è un segnale incoraggiante. Sì, è vero, Berlusconi non ha abbassato le tasse. Sì, è vero, dopo dodici anni di traversata nel deserto le grandi riforme sono ancora di là da venie. Però qualcosa è cambiato, se la parola "Iri" è un insulto, se il ritorno delle partecipazioni statali, periodicamente evocato dal ceto politico, nel mondo vero raccoglie solo fischi.
Qualcosa è cambiato, non tutto. Ci sono altri segnali meno interessanti. Due, su tutti. È bello che si senta in giro tanto amore per la concorrenza e la libera iniziativa, ora che è rotolata la testa di Marco Tronchetti Provera. Ma prima, i mujaheddin dell'impresa, dov'erano? Quando la stessa Telecom si è comportata men che rettamente rispetto ai suoi avversari di mercato, per esempio, chi alzava la testa? Quanti hanno guardato alle vicende bancarie presenti e passate con lenti meno annerite dal conformismo,sezionando i troppi e troppo stretti legami fra banca e politica? Quanti dei difensori professionisti dei grandi padroni si sono sporcati le mani con liberalizzazioni magari malviste, da chi ancora passa la vita a suggere dalla mammella di Stato?
C'è poi un assente ingiustificato nel dibattito. Il centro-destra.
Disfida di potere o discussione ideologica, la partita è tutta fra liberisti dalemiani e dirigisti prodiani, i destrorsi non toccano palla, se non fosse per qualche uscita di Berlusconi. È normale, che la parte politica che rappresenta le partite Iva, i professionisti, il popolo dei produttori del Nord, non abbia un pensiero organico e non estemporaneo su una cosetta non del tutto marginale come il ruolo dello Stato nella nostra società? Cercasi Cdl disperatamente. Di questo passo, a chi cerca un po' di liberismo non proprio posticcio, non rimarrà che un'altra destra: la destra della sinistra.

1 commento:

buonsenso ha detto...

E' normale perchè SB ha trosformato il potenziale partito liberale di massa con cui vinse nel 94 nella nuova DC, dove i liberali veri contano come il 2 di coppe, ..sperem!!