venerdì 9 febbraio 2007

Immigrazione: benvenuti solo i clandestini. Davide Giacalone

La storia di Bulat Sanditov è esemplare di come l’Italia abbia masochisticamente deciso di affondarsi nell’incapacità di gestire l’immigrazione.Siamo pieni d’immigrati clandestini, abbiamo rinunciato a fare quello che fanno gli inglesi e tutti i Paesi governati razionalmente, vale a dire sceglierci gli immigrati, la conseguenza è che non riusciamo a bloccare l’afflusso di persone non qualificate, spesso direttamente consegnate alla manovalanza delinquenziale, le nostre forze dell’ordine, i nostri parlamentari e governanti passano ogni giorno indifferenti davanti ad immensi mercati illeciti, organizzati per le vie di ogni dove, e partoriamo normative che servirebbero a reprimere e rimpatriare, ma di fatto servono solo a fregare Sanditov.
Lui non è un immigrato clandestino, ma un ricercatore universitario che ha vinto una borsa di studio alla Bocconi e che è entrato in Italia del tutto regolarmente. Non solo si mantiene lavorando, ma c’è anche il rischio che crei ricchezza in Italia. Nonostante questo ci sono voluti mesi e tribolazioni per fargli avere un permesso di soggiorno, dato che la questura di Milano non riusciva ad “inquadrare” il caso. La moglie, che fa l’avvocato in Russia, ha potuto vivere con il marito solo tre mesi, con un banale permesso turistico, poi è dovuta rientrare. Nel frattempo aspetta il loro primo figlio. Sanditov chiede il ricongiungimento, naturalmente dimostrando di avere un appartamento e di avere i soldi per mantenere la famiglia. Ma la questura rifatica ad “inquadrare”.
Esasperato l’interessato scopre che in Olanda non solo può trovare lavoro, ma può anche risolvere in fretta tutti i suoi problemi cartacei e burocratici, quindi si appresta a lasciarci per andare a vivere, con regolare permesso, assieme alla moglie ed in lieta attesa dell’erede. Salutate Bulat Sanditov, e fate ciao ciao con la manina al suo valore di ricercatore, alla sua testa ed alle sue idee. Poi voltatevi, e fate un ciao ciao di benvenuti alla moltitudine di disperati cui, presto o tardi, offriremo una bella sanatoria.

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