venerdì 9 marzo 2007

La conferenza mondiale per la pace e la festa dell'Unità

Alla madre di tutte le feste dell'Unità, quella nazionale, spetta un'attenzione particolare perché è la più seguita-anche dai telegiornali-la più frequentata e la più curata.
Propongo che la conferenza mondiale per la pace in Afghanistan venga curata dai diessini che hanno organizzato la Festa nazionale dell'Unità di Pesaro che si è svolta dal 31 agosto al 19 settembre del 2006.
Scorrendo il programma dei venti giorni di festa si poteva trovare-tra i quasi centoquaranta- l'incontro, il dibattito o il convegno che ti cambiava la vita: solo i fortunati che hanno partecipato possono dire, oggi, di avere le idee più chiare sui massimi sistemi e di poter affrontare il mondo preparati e consapevoli. Non è possibile? Ecco i titoli di alcuni incontri: Il futuro inizia adesso; Chi ha paura della scienza?;Sentendosi sicuri; Memoria: forza del futuro; Diventare vecchi sì, invecchiare no.
Ma la massima espressione della politica ci viene dai sottotitoli degli incontri Verso l'Italia che vogliamo: 1. giusta con i cittadini, 2. forte e responsabile, 3. dalla parte del lavoro, 4. in buona salute, 5. con le donne, 6. investire sul sapere, 7. nobile e pulita, 8. lo sviluppo possibile, 9. scommettere sul futuro, 10. giusta e moderna, 11. il Paese di Galileo, 12. con la famiglia, 13. tra sicurezza e solidarietà, 14. un sud moderno, 15. libera e pluralista.

Nell'ambito della festa dell'Unità si è tenuta la festa nazionale dell'agricoltura: gli agricoltori che non hanno partecipato si sono persi: L'agricoltura italiana verso la conferenza nazionale; L'agricoltura italiana tra Europa e mondo; Diritti e legalità in agricoltura; Agricoltura e welfare; L'impresa agricola di successo al femminile; Le donne protagoniste della nuova agricoltura; Ricerca e innovazione per un'agricoltura competitiva e sostenibile; Agricoltura e stili di vita: nuovi orientamenti agli acquisti dei consumatori; Evoluzione del no food in agricoltura: sviluppo delle bioenergie; Qualità e sostenibilità per l'agricoltura multifunzionale:la sfida della competizione territoriale. Giuro che i titoli sono autentici.

Ma non basta, le credenziali per organizzare la conferenza per la pace non finiscono qui: ci sono serate che rappresentano pietre miliari nella storia delle feste dell'Unità: Vado e riparto da Pesaro; Dopo il referendum:ripensare la repubblica; Appennino risorsa ambientale da proteggere per allargarsi poi a Il patrimonio naturale e culturale del Bel Paese, una risorsa da valorizzare e personalizzando con Uomini,donne...cose nel paesaggio rurale.

Tra gli "imperdibili" segnalo: Pazienti imprevisti? la salute delle persone omosessuali e bisessuali in Italia e nelle Marche; avrei pagato per vedere la faccia dei compagni "duri&puri" che sono intervenuti il 13 settembre alle 18 in Sala verde. La sinistra, la democrazia, la televisione: perché non sono stati ascoltati Marshall Mac Luhan, Pier Paolo Pasolini, Nam June Paik? vada per i primi due, ma il terzo chi è?

Alla portata di tutti, invece, Per la pace in Medio Oriente; Un partito democratico: quale?, Nuovi modelli di cooperazione a partire dalla formazione; Caccia da problema a risorsa; Da cento anni dalla parte del lavoro perché non dei lavoratori, visto che il relatore era Epifani?

Più sul tecnico-politico Costruire l'antimafia del giorno prima nella Società, nelle istituzioni, nella politica; inquietante l'antimafia preventiva che ricorda l'antifascismo precauzionale.
Un governo a misura dei bambini e degli adolescenti, condotto da sole donne, e che potrebbe prestarsi a facili battute con Prodi Presidente.

Chissà se è stato evocato Marco Polo la sera di Progetti sulla nuova via della seta: porti, modalità di trasporto, logistica e servizi. Sicuramente alla proiezione in prima visione del filmato di Gianluigi Brusadini Dalle rotative al popolo, c'erano solo posti in piedi: i vecchi militanti, riferiscono le cronache, avevano le lacrime agli occhi.



1 commento:

Anonimo ha detto...

Per quanto tempo ancora gli alleati Nato sopporteranno il cerchiobottismo della nostra politica estera. Meglio non partecipare alle missioni militari e trarne le dovute conseguenze, in particolare, quella di non aver ne ora, ne mai, voce in capitolo sul destino del mondo e subire passivamente le scelte altrui su tutti gli argomenti strategici, piuttosto che continuare a mandare i nostri soldati a fare non si sa bene cosa. I politici devono avere il coraggio di spiegare le conseguenze a lungo periodo delle nostre scelte di politica estera, che cosa significa strategicamente non essere più alleati di primo piano della Nato. Al popolo la scelta. Se ci scaveremo la fossa sarà solo nostra responsabilità.