venerdì 11 maggio 2007

Giustizia uguale vergogna. il Foglio

Rignano, 5 esseri umani travolti dalle favole. Contrada, processo incubo.

Cinque persone sono state sbattute per settimane in galera per pedofilia ed altri reati collegati, in un delirio di morbosità giudiziario-mediatica di cui ci si vergognerà a lungo, salvo l’eccezione di coraggiosi cronisti (Bonini di Repubblica, il nostro Cerasa e qualche altro) che hanno fiutato l’orrore e lo hanno raccontato. La cosa, ha stabilito un giudice, non si regge in piedi, e i cinque sono stati scarcerati. L’orrore di Rignano, stazione dell’apocalisse antropologica, cioè di una tendenza alla caccia alle streghe che s’insinua nel cuore delle famiglie, che tocca i bambini e fa di loro gli impossibili testimoni d’accusa di vicende che dovrebbero essere indagate con scrupolo e valutate con cultura e rigore, e invece spesso non lo sono. Persone distrutte, letteralmente distrutte, nell’identità e nell’onore personale, e bisogna ringraziare il cielo che in questo caso non ci siano stati suicidi. Un caso che si aggiunge ad altri casi celebri di impazzimento, prima delle coscienze di chi guarda e valuta, poi del meccanismo giudiziario, compresi gli esperti psicologi e assistenti sociali da talk show; e a Rignano, in più, si è scatenato il finimondo comunitario, la messa in discussione senza prove della responsabilità presunta del vicino, in una costruzione fatta di confusione sociale e di crisi patente dei ruoli familiari e di ogni principio educativo stabile e serio. Si può finire in galera per le fantasmagorie crudeli da telefilm di serie B che si insediano nella mente collettiva di una comunità e poi strisciano come serpenti velenosi fino a trovare personale impreparato a indagare e a giudicare, visto che le ordinanze di custodia cautelare in carcere le firma un giudice dell’indagine preliminare, su proposta del pm. Se questo fosse un governo di sinistra e liberale, come pretende di essere, darebbe subito al Guardasigilli la delega per misure draconiane di riequilibrio dei diritti della difesa, e se fosse un paese serio, intellettuali e giornalisti alzerebbero la testa e rovescerebbero il loro indifferente cinismo in tema di diritti umani. Ma non succederà, e saremo ricoperti di vergogna per questo.

L’altra vergogna è duplice, e riguarda un servitore dello stato, il dottor Bruno Contrada, che ieri la Cassazione ha consegnato al carcere di Forte Boccea per dieci anni di reclusione, convalidando la condanna in appello per concorso esterno in mafia emessa nel febbraio del 2006. In appello il pm aveva detto che Contrada era colpevole “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Affermazione paradossale e a nostro rispettoso giudizio risibile, visto che quel processo era il rifacimento di un altro processo in cui Contrada era stato assolto. Come il legislatore aveva giustamente stabilito, non ha senso condannare al di là di ogni ragionevole dubbio una persona che è stata assolta per le stesse accuse, perché il dubbio resterà sempre, visto che una Corte lo ha fissato in una sentenza. Essere processati due volte per lo stesso reato è un principio volgarmente contrario all’idea accusatoria e liberale di giustizia degli anglosassoni, e pericolosamente vicino alla deforme caricatura di giustizia della nostra cultura inquisitoria, lontana da ogni garantismo civile. La Corte costituzionale, con una decisione di burocrazia giuridica ispirata alla cosiddetta parità delle parti nel processo, pm e difesa che tutti e due dovrebbero avere sempre il potere di ricorso, anche in caso di assoluzione, aveva abrogato quella legge giusta, con ciò abrogando un principio di civiltà che viene dal meglio del diritto romano: nel dubbio, ci si pronuncia per la libertà del reo. Ed eccoci di nuovo davanti a una patente malagiustizia, in una catena di pronunciamenti che contraddice il senso comune e il diritto naturale, oltre che positivo, a non essere perseguiti con accanimento quando si è oggetto di indagine e di imputazione.
Ma nel caso Contrada ci sono altri elementi decisivi che ci fanno sentire disarmati di fronte all’inerzia da mozzorecchi con cui continuiamo a gestire i diritti civili dei cittadini, quelli veri, quelli al giusto processo, il fair trial. Il capo di reato di concorso esterno in associazione mafiosa è un obbrobrio emergenziale, costruito con l’artificiale sovrapposizione di due articoli del codice penale, e fatto apposta per colpire in modo indistinto, a seconda delle convenienze di potere che allignano nelle istituzioni deputate a fare giustizia e di altre convenienze. Se sei un grande poliziotto, come Contrada è stato per testimonianza congiunta in tribunale di altri capi della polizia, di titolari dei servizi di intelligence, di ministri dell’Interno, ma ti fai nemica la persona sbagliata, sarà un gioco da ragazzi incastrarti per la tua “vicinanza”, appunto il concorso esterno, a criminali dai quali, facendo il tuo mestiere nella zona grigia della confidenza e dei confidenti, hai cercato di estrarre informazioni in uno scambio diretto a favorire l’opera di repressione. Se sei un politico o un uomo d’affari siciliano (i casi celebri sono quelli di Calogero Mannino e Marcello Dell’Utri) sarà facile incastrarti nelle tue amicizie e frequentazioni, e sbatterti in galera senza mai avere dimostrato la tua mafiosità. Basta un impalpabile concorso esterno.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

la vergogna è questo foglio di merda che prende i contrbuti pubblici come libero e l'unità...quanto ai personaggi politici lasciamo stare (anche quando patteggiano la colpa è della magistratura)...e poi la cosa che mi fa incazzare di + è che i buffoni dei politici di destra(per 5 anni al governo) potevano veramente cambiare le cose con una maggioranza invidiabile e invece.... spank the monkey!!!!

maurom ha detto...

Paura della verità?
Cominci a realizzare che i giudici non sono tutti imparziali?
Crollano le tue certezze?
Vacilla la tua fede?
Non preoccuparti: il peggio deve ancora venire.

Anonimo ha detto...

Caro anonimo delle 4.52
Se fa in tempo a procurarsi "Libero" di oggi troverà l'elenco dei giornali che prendono i quattrini dallo stato (pardon nostri), compreso il Corrierone (ca. quattro volte tanto) e altre "prestigiose" testate.
Un annoso referendum popolare che avrebbe dovuto rendere i giudici responsabili delle proprie azioni, non è mai stato applicato e quindi lasciato decadere dai governi a durata "annuale" che hanno preceduto il centrodestra che tra l'altre è sempre stato oggetto di particolari cure da parte degli interessati.
Comunque lei non ha nulla da temere: fin che dura l'andazzo attuale le sue idee la rendono invulnerabile

Anonimo ha detto...

meno politici e pene più severe...anche dei lobotomizzati filoamericani come voi dovrebbero apprezzare questa ricetta di sapore anglosassone

Giaco_Administrator ha detto...

Caro pippo ma sai questi giovani comunisti che sanno solo offendere denigrare e dissacrare chi non la pensa come loro oramai sono lo stemma dell'Italia purtroppo, vedi come fanno? Si nascondo e non pubblicano nemmeno il loro nome, hanno paura che ritorni Silvio e fanno di tutto pur di offenderlo ed eliminarlo politicamente (e molti comunisti e sinistroidi anche fisicamente), ma insieme ce la faremo!volevo dire all'autore del blog se puoi aggiungere il mio blog ai tuoi link grazie :-)