giovedì 10 maggio 2007

"Sulle pensioni il Governo truffa i giovani". Emanuela Zoncu

E’ un fiume in piena l’ex viceministro del governo Berlusconi, Mario Baldassarri. Non gli va giù di essere preso in giro con numeri che non trovano riscontro nella realtà e di litigare per un tesoretto che non può essere distribuito perché occorrerebbe prima metterlo nel bilancio di assestamento di giugno. E lo scontro relativo alla riforma previdenziale? Quello per il senatore di An è un film già visto, dove le pensioni sono solo i titoli di coda di una pellicola falsata.

Padoa Schioppa ha detto: c’è tempo fino a giugno per raggiungere accordo, altrimenti rimane la legislazione vigente. La sinistra radicale insorge. Cosa sta succedendo?
Quello che sapevamo fin dalla campagna elettorale

Cioè?
Questa è una squadra che si è messa insieme per battere il centrodestra e mandare a casa Berlusconi ma che sui temi di governo non ha elementi di consenso. Le pensioni sono solo un caso, ce ne sono altri venti: la politica estera o le tasse per esempio.

Perché non si raggiunge un accordo?
C’è la cosiddetta ala moderata riformista della sinistra che si rende conto che occorre completare la riforma Dini e quella Maroni. Mentre l’ala radicale pensa che bisogna aumentare la spesa pensionistica e poi aumentare le tasse con l’illusione di far pagare le imposte ai ricchi. In realtà le tasse le pagano i poveri. Ma questa è la storia della sinistra in Europa e nel mondo.
Padoa Schioppa ha messo sul piatto 2,5 miliardi, le risorse che rimarrebbero dagli 8-10 miliardi in più rispetto alle stime di settembre. I conti quindi non erano allo sfascio?Certo che no. Prodi ha detto che il deficit 2007 sarà al 2,3%. Ma era al 2,3% anche un anno fa, nel 2006. Invece loro sa cosa hanno fatto?

No, cosa?
Lo hanno nascosto facendo un altro falso in bilancio. Nel 2006 hanno messo a deficit due tipi di pregressi: la sentenza Iva sulle automobili che risale al ’76 e lo spostamento del debito della Tav allo Stato. E hanno mandato all’Unione Europea la comunicazione che c’era un deficit del 4.4%. Ma semplicemente perché hanno preso un pezzo di stato patrimoniale (debito) e lo hanno messo nel conto economico. Se lo fa l’amministratore di una società va in galera.

Torniamo alle pensioni, cosa comporta l’abbattimento dello scalone come vuole la sinistra radicale?
Comporta nove miliardi di euro di spesa in più, esattamente quello che era la correzione sulla spesa pensionistica determinata dallo scalone. Lo scalone è nato perché è necessario aumentare l’età pensionabile. Se questa cosa fosse stata fatta nel ’95 con la riforma Dini, avremmo avuto 13 anni di tempo per arrivarci in modo graduale. Se noi, governo Berlusconi , l’avessimo adottata subito e fosse cominciata già nel 2005 saremmo arrivati nel 2008 in maniera più graduale

Sta facendo mea culpa, professore?
Sto facendo un appunto al nostro governo, questo sì. Il nostro governo mise un paletto: non volete alzare l’età pensionabile subito? Sappiate però che dal 2008 l’età passerà da 57 a 60 anni. Dico che potevamo arrivare a 60 anni o 62 anni cominciando nel 95: si diceva che si aumentava un anno ogni due e in 13 anni, oggi saremo già a 63. Ma il dato di partenza è un altro.

Quale?
Quando è stato fatto il sistema di ripartizione nel ’69, la riforma Brodolini, noi avevamo 4 lavoratori dipendenti che allora pagavano il 25% di contributi e quindi in quel momento potevamo garantire il 100% dell’ultimo stipendio all’unico pensionato che c’era: avevamo 4 lavoratori che potevano mantenere un pensionato. Oggi il rapporto è quasi uno a uno. Quindi dovremo dire al lavoratore più giovane di pagare il 50% di contributi per pagare al pensionato il 50% della pensione. Non solo: prima con 35 anni di contributi uno prendeva dieci anni di pensione perché campava fino a 67 anni, oggi con 35 anni di contributi prende venti anni di pensione perché l’età media è aumentata ed è arrivata a 77 anni.

Quindi i conti non tornano
Infatti. Perché se lei paga gli stessi contributi ma riscuote la pensione per un periodo che è doppio è evidente che con 35 anni di contributi lei non può andare in pensione a 57 anni. La cosa morbida è quella di dire: lavora un po’ di più per avere una pensione consistente.

L’alternativa?
L’alternativa è quella di correggere i coefficienti. Che vuol dire: va bene, vai in pensione dopo 35 anni. Già, però prendi una pensione che è la metà. Se uno campa dieci anni in più, qualcuno dovrà pur pagare quei contributi: o in parte li paga lavorando di più oppure li paga prendendo una pensione più bassa

Ma la sinistra radicale non vuole mettere mano ai coefficienti di trasformazione
Esatto, semplicemente perché ideologicamente vuole più spesa pubblica e più tasse. Tutto qui.

E’ vero che i giovani stanno lavorando per pagare le pensioni di oggi?
Certo, perché non c’è capitalizzazione. I giovani assunti dopo il 1995 già da 13 anni sono con il sistema contributivo, quindi andranno in pensione con un assegno che sarà pari al 35% dello stipendio. Mentre noi continuiamo a mandare a casa quelli più anziani, che prendono l’80% della retribuzione (chi aveva più di 18 anni di anzianità di lavoro nel ’95, fino al 2012 conta sul vecchio sistema retributivo). Insomma: abbiamo persone che vanno in pensione con l’80% dell’ultimo stipendio e stiamo dicendo ai giovani che quando ci andranno loro avranno il 35% e i loro contributi di oggi servono per pagare le pensioni di oggi all’80%. Dopodiché gli abbiamo spiegato: però voi vi potete fare il fondo pensione e questo governo come sappiamo prende il Tfr e lo porta all’Inps. Prima di tutto è un furto, poi è una contraddizione.

Perché?
Perché dicono che vogliono agevolare i fondi pensione e poi che fanno? Si prendono i soldi e li portano all’Inps. C’è un conflitto d’interesse. Ma loro sono gli avversari dei conflitti di interessi degli altri.

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