venerdì 15 giugno 2007

D'Alema-Stampa, lite per l'aereo di Stato. Corriere della sera

Il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, è in visita ufficiale nell'area balcanica: ieri era in Kosovo, oggi a Belgrado. E come sempre al suo seguito ci sono gli inviati accreditati di tv, agenzie di stampa e quotidiani italiani, che lo seguono viaggiando con lui sull'aereo di Stato. Tutti tranne uno: quello della Stampa. Ammalato? No, lasciato a terra. Per decisione dello stesso vicepremier. Il quale, in questo modo, ha forse inteso prendersi una rivincita dopo la pubblicazione, da parte del giornale torinese, delle indiscrezioni sul suo presunto conto corrente segreto in Brasile contenute nel rapporto Kroll.
L'UNICO ESCLUSO - A darne notizia è proprio la Stampa in un commento non firmato (e quindi attribuibile alla direzione) intitolato «Aerei di Stato». Il quotidiano racconta che un primo caso di esclusione da un viaggio organizzato dalla Farnesina si era registrato nei giorni scorsi, in occasione della trasferta del ministro ad Ankara. L'inviato della Stampa era stato il solo a non essere imbarcato al seguito di D'Alema. «La Farnesina chiariva che l'esclusione non era personalmente rivolta al giornalista - si legge nel comunicato -, ma alla testata per a quale lavora».
LA SECONDA VOLTA - Dopo il primo episodio la direzione del quotidiano aveva pensato di soprassedere, «preferendo far rientrare l'accaduto nel vasto capitolo dell'umoralità dei potenti». Ma quando il ministero ha concesso il bis, negando per la seconda volta il «passaggio» all'inviato della Stampa, la questione non ha più potuto essere presa sottobanco.
I PRECEDENTI - «Non è la prima volta che episodi del genere accadono - ricordano dalla redazione di via Marenco -: Cheney in America, Schroeder in Germania e Bettino Craxi in Italia trattarono nello stesso modo giornalisti "colpevoli" di avere scritto cose sgradite o di appartenere a un giornale che intendevano punire».
BENI PUBBLICI, VIZI PRIVATI - Alla Stampa precisano di non volere enfatizzare il caso più del necessario. «Ci limitiamo a sottolineare che un uomo delle istituzioni ha pienamente diritto di non far salire persone sui mezzi che gli appartengono, macchine, aerei o barche da diporto. Se però disponde dei beni pubblici come se fossero suoi, apre una questione che va al di là dello stile che il ruolo dovrebbe comportare».

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ORMAI HANNO OCCUPATO TUTTO.

maurom ha detto...

Si comporta da monarca...
A questo punto il regicidio non sarebbe la parola sbagliata.

Anonimo ha detto...

aggiungo per obiettività :SONO TUTTI UGUALI!!! e le parole di Ricucci sono come macigni su sinistra e destra...

Anonimo ha detto...

Vai Ricu', facci sognare!!!!

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

imparato molto