giovedì 26 luglio 2007

I furbetti e i furboni del crack Parmalat. il Riformista

Parmalat, una storia italiana. O meglio, da Totò truffa, se non fosse che i gabbati questa volta non sono attori e comparse di un film bensì migliaia di piccoli risparmiatori svuotati dei risparmi di una vita. 23 rinvii a giudizio nel procedimento principale sul crack Parmalat, 32 rinvii in quello relativo al turismo, 8 nel filone processuale che riguarda le mitiche Acque Ciappazzi. A deciderlo, ieri mattina, nell’ambito dell’atto conclusivo dell’udienza preliminare per il crac del colosso di Collecchio, il gup di Parma, Domenico Truppa. Oltre ai 23 imputati del filone principale (rinviati a vario titolo per associazione a delinquere e concorso in bancarotta fraudolenta), tra i quali l’ex patron Calisto Tanzi, Fausto Tonna, e diversi amministratori e sindaci Parmalat, sono stati rinviati a giudizio anche i membri del board di Capitalia, tra cui Cesare Geronzi (secondo quanto ritenuto dal gup, dietro la controversa vendita dell’azienda di acque minerali da Ciarrapico a Tanzi, c’era Geronzi che “obbligò” il patron Parmalat a comprarla, nonostante avesse seri problemi) e l’ex ad, Matteo Arpe, il cui ruolo sarebbe però secondario, sempre secondo il gup. A questo si aggiungono poi i 16 patteggiamenti e, nell’ambito Parmatour, le due condanne di Alfredo Poldy Allay e Luca Baraldi.
Morale: dopo un biennio in cui si è spesso preferito almanaccare e infierire su furbetti del quartierino e Ricucci vari semplicemente indagati, eccoci squadernato dalla procura di Parma il più grave scandalo finanziario del Belpaese (in plastica coincidenza con la vicenda Italease e derivati). Certamente molto di più della scalata Antonveneta, per cui, sempre ieri mattina, la procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex ad di Bpi Giampiero Fiorani, l’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio, l’ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte, il finanziere Emilio Gnutti e un’altra settantina di indagati. Spiace solo che i grandi giornaloni, nei mesi scorsi, si siano spesso dimenticati di dare conto, insieme alle fusioni, dei frutti velenosi dell’italico bancocentrismo. Mescolando tutto senza colpo ferire: furbetti & furboni. Anche se, volendo, c’è sempre tempo per rimediare.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Paolo Sciumè ciellino doc amministratore del board da parecchi anni....forzista sfegatato....non dimenticatelooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

Uno dei piu’ prezzolati e schifosi, nonche' luridi complici di Banca Mafiolanum Camorranum Riciclanum Mediolanum e’ lo sciacquone di cash della Ndrangheta milanese, Paolo Barrai di Mercato Libero, uno cacciato a calci in faccia da Citibank, in quanto nella stessa creava conti fittizi a favore dei criminalissimi Ennio Doris e Giorgio Pirovano di Banca Mediolanum, per far fare loro enormi dividend washing sul 1,99 per cento della Generali ( 1.99 pc, ovviamente, per, fraudolentemente, direi, anzi, malavitosissimamente, ridirei, evitare costosissime opa), nel 1999. Operazione, per la quale, gli stessi mafiosi in cravatta Ennio Doris e Giorgio Pirovano di Banca CosaNostranum, AlCaponanum, Mediolanum, sfiorarono la galera ( salvati da che? dla primo scudo maiale e fiscale di Tremonti, o che caso, ooooo). E’ ora di fare una rivoluzione calientissima in Italia, e’ ora di far finire malissimo tutti i Berluscones. Frank Di Cerbo ( parente di chi caccio’ a sberle in faccia, ladrone Paolo Barrai, da Citibank)