martedì 3 luglio 2007

Prodi, D'Alema e Dini fanno i furbi con Siria e Iran. Carlo Panella

Il viaggio che Lamberto Dini ha terminato ieri a Damasco e Teheran si tinge sempre più di tinte opportuniste e inaccettabili. Le sue dichiarazioni rese a Damasco sono state scandalose: dopo avere legittimato le misere posizioni di Assad sul Libano e su Hariri ha infatti anche sostenuto che lo sheikh Nasrallah, terrorista e mandante di terroristi, leader di Hezbollah -che detiene ancora due soldati israeliani rapiti- è persona alla cui saggezza ''tutti si inchinano''.Una frase orribile, di totale rottura con Israele, di un opportunismo insultante, erede del peggiore spirito dell'8 settembre italiota.
Anche a Tehran Dini è andato a fare il furbo, non a nome proprio, naturalmente, ma del governo (a Damasco era stato preceduto da D'Alema e Diliberto, un via vai continuo) che vuole dare messaggi inequivocabili ai peggiori regimi canaglia del mondo circa la sua totale disponibilità a dissociarsi dagli Usa, dalla Francia e anche dall'Onu.
A Teheran, Dini ha di nuovo accusato Israele di essere la causa delle tensioni in Medio Oriente per il suo rifiuto a cedere il Golan, ha sposato di nuovo le tesi siriane e -nel momento in cui si discute di nuove sanzioni in sede Onu- ha marcato un sensibile ''distinguo'' dell'Italia rispetto alle posizioni dell'Europa e degli Usa.
Con questi servizi di bassa cucina, Dini pensa di conquistarsi più chances per il prossimo, eventuale governo istituzionale.
E' bene dunque che il centrodestra presti attenzione a questa sua missione di così infimo profilo e si renda conto che se darà il suo assenso ad una nuova premiership di Dini, dovrà assumersi anche il peso della condivisione di posizioni di politica estera di rottura non solo con gli Usa, ma anche con l'Europa.

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