venerdì 21 settembre 2007

Un centrodestra minimalista nella battaglia contro il carico fiscale. Marco Bertoncini

Di fronte all’impopolare, testarda ostinazione di Romano Prodi nel non procedere a riduzioni fiscali, delude l’atteggiamento del centro-destra. Se c’è una battaglia facile, immediata, redditizia, è quella contro il carico fiscale. Due soli esempi bastano a rilevarne il valore: l’effetto trascinante operato dalla sparata berlusconiana anti-Ici e la perdita secca registrata nei consensi dal centro-sinistra ogni volta che si è messo a indicare (litigando) quali settori avrebbe tenuto immuni dall’incremento tributario (o dalla reintroduzione dell’imposta di successione). Insomma: il centro-destra avrebbe a disposizione una bandiera da sventolare, che invece trascura.

Viene lasciato alla Lega il ruolo di unico alfiere di quella che è chiamata rivolta o rivoluzione fiscale. La Lega, a sua volta, come sempre alza alquanto la voce, ma stringi stringi anch’essa è rimasta invischiata in una pania dalla quale nessuna formazione del centro-destra sembra riuscirsi a liberare. Il centro-sinistra, a sua volta, ci si trova naturaliter per visione politica e pregiudizio ideologico. Si tratta dell’errata concezione che sia necessario abbattere le spese prima di procedere a qualsiasi taglio tributario. Correlativamente, c’è la visione del carico fiscale come dovuto in nome della solidarietà. Corollario di tali posizioni è il chiudersi nella denuncia degli sprechi pubblici, che esistono e che vanno duramente perseguiti, ma la cui soppressione totale, quand’anche fosse possibile, non inciderebbe in maniera decisiva sulla spesa.

Il centro-destra inorridisce all’ipotesi di battersi contro l’imposizione in sé e per sé. Teme di passare per affamatore dei poveri o sostenitore degli evasori. Non ha il coraggio di sostenere che occorre procedere a vigorose sforbiciate di tutti i tipi di tributi, diretti, indiretti, statali, locali: la Lega si svilisce in un assurdo tentativo di difendere come giuste le tasse per gli enti periferici, laddove non è la destinazione che va combattuta, bensì l’imposizione in sé stessa. L’ex Cdl non vuole far propria la lotta per la libertà dal fisco, proponendo il passaggio alle scelte private per gl’immani carichi previdenziali e sanitari, che finiranno col travolgere l’economia italiana. No: il centro-destra con timidezza contesta singoli provvedimenti o singole mancanze del centro-sinistra, ma non affronta il problema.

L’opposizione, invero, sfrutta due grandi vantaggi. Gode dell’impopolarità di esponenti in primo piano, come Tommaso Padoa-Schioppa (autore di un “elogio delle tasse” che un’opposizione intelligente gli farebbe pagare politicamente parola per parola) e Vincenzo Visco (di cui la stessa Unione conosce la draculesca fama). Inoltre trae profitto dalla totale incapacità del centro-sinistra di condurre una politica tributaria che non sia vessatoria (i giornali di martedì scorso erano un tracollo d’immagine per Prodi, ridotto a garantire che non ci sarebbero stati incrementi fiscali, affermazione peraltro smentibile già dalle operazioni in corso sull’Ici). Però, come si vede, sono condizioni negative del governo, non politiche positive proprie. Come sempre, il centro-destra si avvantaggia degli errori e dell’incapacità altrui, ma non opera positivamente da parte propria. (ItaliaOggi)

Nessun commento: