sabato 20 ottobre 2007

La forza di un percorso comune. Gianteo Bordero

Sembra un paradosso, eppure c'è una motivazione profonda alla base del consenso di buona parte dell'elettorato cattolico nei confronti di un partito laico come Forza Italia, nato nel ‘94 per «superare» la forma del partito confessionale che tanta fortuna ebbe nella prima Repubblica. Una motivazione che serve, oggi, anche per legittimare la posizione di coloro che, giustamente, si oppongono alla nascita di una corrente cattolica, strutturata e ben riconoscibile, all'interno del soggetto politico fondato da Silvio Berlusconi. Il punto è questo: Forza Italia è riuscita, grazie alla sua leadership carismatica, a radunare sotto un medesimo tetto laici e credenti, e lo ha potuto fare perché i suoi valori fondanti, la sua anima, fanno parte del patrimonio costante della nostra civiltà e, in particolare, del nostro Paese. Non solo: oltre al dato storico, c'è un dato oggettivo per cui determinati principi, che di solito vengono etichettati dalla vulgata culturalmente corretta come esclusivamente «cristiani», appartengono in realtà alla natura stessa, all'essere stesso (all'ontologia, potremmo dire usando un termine filosofico) dell'uomo.

Lo ha ricordato Claudio Scajola rispondendo su «Libero» ad un articolo di Renato Farina: «Questi valori - l'attuale presidente del Copaco cita, tra gli altri, la sacralità della vita, la centralità della persona, la tutela della famiglia - sono fatti propri da tutti, cattolici e laici, in Forza Italia (e complessivamente nella Casa della Libertà). La grandezza di Silvio Berlusconi sta anche proprio nell'essere riuscito a raccogliere intorno a questi principi persone che vengono da famiglie politiche diverse». Senza questo connubio tra laici e credenti, fondato sul comune denominatore della ragione aperta al vero così come essa ha preso forma nella storia occidentale, Forza Italia non avrebbe ottenuto il successo che invece ha ottenuto, non sarebbe diventata il punto di riferimento di quasi un italiano su tre, non sarebbe stata il motore di una nuova politica, post-ideologica ma non per questo priva di idee e di ideali. Soprattutto, non avrebbe potuto mettere in campo una serie di provvedimenti di tutela dei suddetti valori, come, ad esempio, una buona legge sulla fecondazione assistita che ha pure resistito all'assalto di un referendum abrogativo fortemente sostenuto da tutti i grandi mezzi informazione del nostro Paese.

Se un partito confessionale come la Dc non fu in grado, talvolta, di difendere fino in fondo la vita e la famiglia, ciò è invece potuto accadere con un partito laico come Forza Italia. Per questo, come sottolinea ancora Scajola, non c'è bisogno di alcuna corrente. Non c'è bisogno di una costola cattolica, che, scrive Farina, «diventerebbe solo una lobby macina-poltrone». Una lobby, dunque, che per ciò stesso svilirebbe la mission politica di Forza Italia, la snaturerebbe e, inoltre, farebbe calare in maniera significativa il suo appeal nell'elettorato, dal momento che già esistono, nel panorama politico nazionale, altri soggetti che si richiamano più o meno esplicitamente al cattolicesimo.

Il voto cattolico a Forza Italia è un voto popolare, non è il voto delle élites intellettuali o dei circoli clericali, da tempo simpatetici, anche nel linguaggio, alla sinistra. E' popolare perché Berlusconi e il suo partito hanno saputo toccare le corde più profonde del sentimento del credente, il quale chiede innanzitutto, ben prima che una politica «confessionale», una politica «umana», che recuperi e metta al centro della sua azione il «bene comune» e la «libertà del cristiano», li preservi dall'invadenza statalista e dal sottile ma pervasivo dominio dei poteri non eletti. Forza Italia è nata come - ed è tuttora - il partito della libertà e del bene comune. Per questo i cattolici la votano e chiedono ad essa di mantenere intatta la sua carica ideale, la sua ragion d'essere, il suo istinto sanamente popolare e nazionale di là da ogni rivendicazione «di parte», che lascia il tempo che trova. E per questo una corrente cattolica rigetterebbe indietro le lancette dell'orologio, e lo farebbe nel tempo in cui il papato di Benedetto XVI invita laici e credenti a confrontarsi e a camminare insieme sul comune terreno del «logos», della ragione prima ancora che della fede. (Ragionpolitica)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Con Voi mi sento proprio di dire:
VIVA IL POPOLO, VIVA LA LIBERTA', FINALMENTE UN LEADER CARISMATICO E INTELLIGENTE. COMBATTEREMO INSIEME PER UN ITALIA MIGLIORE CHE SAPPIA MANTENERE LA SUA SOVRANITA' IN UNA EUROPA CHE RISPETTI LE IDENTITA' INDIGENE DELLE NAZIONI CHE NE FANNO PARTE.

Anonimo ha detto...

OK !!!!!

Anonimo ha detto...

ma il radiato farina scrive ancora su libero?

che bella vita!!!!!

Feltri anche tu come i comunisti in cerca di sotterfugi per aggirare le leggi....tutti uguali!!!