mercoledì 14 novembre 2007

Gli Ogm sono utili e sicuri ma gli italiani non lo devono sapere. Giancarlo Loquenzi

La questione degli Ogm (organismi geneticamente modificati) in Italia sta in questo modo. Dal ’97 è di fatto impedita ogni tipo di ricerca in campo aperto, grazie a una accurata e capillare campagna di demonizzazione fatta propria da ministri di destra e sinistra. Per intenderci, mentre nel resto d’Europa le coltivazioni Ogm hanno già impieghi commerciali anche per l’alimentazione, in Italia non è possibile neppure la sperimentazione. Questo causa un incredibile impoverimento della nostra ricerca nel settore delle biotecnologie, una continua fuga di cervelli e perdite vertiginose per gli agricoltori italiani rispetto ai concorrenti oltre frontiera.

Ma il bello deve ancora venire. Nel 2004 l’istituto ricerca Iran, emanazione del ministero per l’Agricoltura, finanziò con 6,2 milioni euro una gigantesca ricerca sugli Ogm. Dopo anni di divieti si poteva finalmente condurre una seria ricerca sul campo. Poteva essere un’occasione preziosa per mettersi al passo con il resto della comunità scientifica. Invece quella ricerca passò quasi inosservata (l’episodio è stato anche oggetto di una interrogazione di Gaetano Quagliariello e altri che trovate qui). Nonostante l’immenso ammontare di soldi pubblici infatti, l’apporto in termini di sperimentazione era così scarso che il volume è presto finito nel dimenticatoio: inutile fors’anche a dimostrate la tesi precostituita e cioè che gli Ogm sono inutili e pericolosi. Il sospetto fin dall’inizio era che dati importanti fossero stati omessi ad arte.

Oggi si scopre il motivo di quell’incredibile flop e il sospetto si trasforma il realtà. I dati sperimentali c’erano eccome ma dimostravamo l’esatto opposto rispetto agli interessi per cui la ricerca era stata finanziata. In una conferenza stampa a Roma, la SagRi, (Salute, Agricoltura e Ricerca) ha infatti presentato i risultati di quegli esperimenti fantasma. Erano stati condotti, su espressa richiesta dell’Iran, da Tommaso Maggiore dell’Università di Milano, che li ha scrupolosamente portati a termine salvo poi non vederli pubblicati. Maggiore ha dovuto in questi anni tenerli nel cassetto perché il contratto firmato con il committente vietava espressamente di diffondere i dati della ricerca al pubblico. Il coordinamento SagRi che ne è venuto in possesso ha invece deciso di darne la massima diffusione.

In sostanza gli esperimenti di Maggiore, mettevano a confronto coltivazioni di mais convenzionale in parallelo con un mais a cui era stato aggiunto un gene del Bacillus thurigensis che lo rende resistente all’attacco di parassita chiamato piralide (un tipo di mais coltivato estensivamente in tutta Europa). I risultati sono stati sensazionali. In termini di resa la varietà convenzionale diede 110 quintali per ettaro, mentre quello modificato 150, circa il 40 per cento in più. Ma, ciò che è più importante, si osservò il crollo nella presenza di fuminosina (una tossina prodotta dalla piralide): la varietà transgenica ne conteneva 48ppb (parti per bilione), quella convenzionale 6.100 ppb. In questo studio insomma di vedeva che il mais modificato abatteva di più di 100 volte il contenuto di una sostanza cancerogena e teratogena come la fuminosina.

Va ricordato a questo proposito che dal 1 ottobre di quest’anno, la comunità europea ha introdotto limiti molto severi alla fuminosina nel mais, che rendono il 50 per cento del mais prodotto in italia (e i suoi derivati) fuorilegge e destinati alla distruzione. E’ stato fatto un conto secondo cui, dal 2006 a oggi, grazie alla minor resa per ettaro e alla contaminazione con fuminosina, gli agricoltori italiani hanno perso 1 miliardo di euro.

Proprio in questi giorni Mario Capanna e la sua reincarnazione anti Ogm, festeggia la fantasmagorica cifra di 3 milioni di firme contro gli Ogm ( sulla loro autenticità e sulla credibilità della raccolta vi rimando al blog http://biotecnologiebastabugie.blogspot.com/). Ora si vede che quelle firme (poche o tante, vere o finte) sono state raccolte grazie alla cattiva informazione dei cittadini, a cui vengono sottratti dati di conoscenza essenziali, contro il loro benessere e contro la loro salute. (l'Occidentale)

1 commento:

Nico Valerio ha detto...

Farò un articolo sul tema sul blog Alimentazione Naturale (http://alimentazione-naturale.blogspot.com/
Sto conducendo, da esperto di alimentazione, una campagna contro l'Inran (e non Iran come ripetuto più volte! più attenzione quando ci si vuole occupare di cose scientifiche, please), rea di essere un ente inutile che mangia i soldi dei cittadini senza svolgere i propri compiti.
Basta pensare che l'Inran, cioè i nutrizionisti di Stato, non diffondono in modo adeguato le raccomandazioni della comunità scientifica internazionale sull'alimentazione preventiva di cancro e malattie cardiovascolari, p.es. i cereali integrali o i legumi o certi vegetali, ma antepongono le proprie "idee personali" o le veline di Stato,
come dimostro nell'articolo
http://tinyurl.com/2e625k
L'Inran si limita a promuovere un generico "made in Italy" o "dieta mediterranea" molto sospetti perché basati sulle sbagliate abitudini di oggi (in pratica è solo business in favore delle aziende più grandi, oltretutto ormai neanche italiane).
In più, Ministero d Agricoltura e Inran spreca soldi con inutili ricerche sull'inutile cibo "bio", da loro promosso (anche qui grosso business poco chiaro: l'Italia è stranamente prima in Europa), mentre boicottano le biotecnologie ogm.
E hanno avuto molti soldi sia per l'una sia per l'altra campagna.
Ne ha parlato duramente il prof. Boncinelli sul giornale dell'Agenda Coscioni (area radicale).
Nota psico-comunicativa: il cretino, forse scienziato, che ha inventato la sigla ogm ha condannato la ricerca. Come si fa a mangiare qualcosa di "geneticamente modificato"? Possibile che la gente sia così poco intelligente? E' proprio il nome che mette paura.
E bisogna essere proprio esperti per accorgersi che i rischi biologici sono minimi.
Il rischio invece potrebbero essere l'estinzione delle varietà antiche, storiche, tradizionali. Si creerebbero monopoli. Chi volesse il farro troverebbe sul mercato solo quello nuovo ogm e non l'antico. Ci sarebbe meno scelta. E tutte le sementi andrebbero pagate ai proprietari Monsanto ecc.
Questo, da liberali interessati al progresso ma anche alle tradizioni sane, è il punto.