mercoledì 21 novembre 2007

A proposito di una telefonata abbastanza bipolarista tra il Cav. e l'elefantino. Giuliano Ferrara

Per molti anni ho cercato di interpretare il Cav. come potevo e con qualche fatica, visto il suo gusto della sorpresa e la sua giocosità. Ora mi è toccato di essere interpretato da lui, che ha richiamato in una conferenza stampa una nostra telefonata, per dire in sostanza che anche il suo amico bipolarista Giuliano Ferrara era convinto che adesso è il momento di abrogare un bipolarismo rissoso e inconcludente, perché non ti permette di governare bene e nemmeno di fare una seria opposizione. In effetti, rifondando il proprio partito nell’appello al popolo, liberandosi dal vincolo della Casa delle libertà e abbracciando come una bella ragazza la legge elettorale proporzionale, quel bipolarismo “coalizionista” il Cav. lo ha eliminato all’istante. Però non è detto che ci si debba rassegnare al ritorno alla Prima Repubblica, che era mica male, ma aveva i suoi difetti. Ecco perché, almeno a mio giudizio, la rassegnazione non è inevitabile.

Prima della caduta del muro di Berlino (1989) in Germania c’erano sia il bipolarismo sia il sistema elettorale proporzionale. In Italia no. In Italia il proporzionale coincise per mezzo secolo con un sistema politico bloccato (non c’era alternanza di forze diverse e competitive alla guida del governo) e consociativo (la decisione politica era sottratta a un rapporto diretto con il mandato elettorale, e dipendeva da rapporti di forza trasversali che si determinavano nel Parlamento, con un’associazione sottotraccia di tutte le lobby che contavano, compresa quella comunista, alla gestione del potere). Il sistema politico era consociativo perché era bloccato. Anche da noi c’erano due grandi partiti, come la Cdu-Csu tedesca e la socialdemocrazia (Spd), ma non succedeva come in Germania, dove la regola era l’alternanza e l’eccezione la grande coalizione. Perché questa anomalia? Perché il Pci non poteva andare al governo per severe ragioni storiche legate alla Guerra fredda e all’esito della Conferenza di Yalta, le stesse ragioni per le quali nell’est europeo furono tollerate dall’occidente le dittature del partito unico e i carri armati sovietici a loro protezione. Il mondo era diviso in due. E in Italia, al contrario di quanto era accaduto in Germania, il grande partito di sinistra era comunista, non socialdemocratico, ed era strutturale e stabile alleato dell’Unione Sovietica e del suo partito comunista. In quegli anni i politologi parlavano di bipolarismo imperfetto.

Quando cadde il muro di Berlino, la situazione cambiò anche per noi, almeno sulla carta. I comunisti diventarono ex comunisti o post comunisti e cominciarono un lungo e tortuoso percorso nella loro exeità. Ma proprio allora introducemmo, per curare il sistema bloccato e dare sbocco alla rivolta dell’opinione pubblica referendaria contro la cosiddetta partitocrazia, una legge elettorale maggioritaria (maggioritaria al 75 per cento). Con l’ingresso in politica di Berlusconi, quella legge prese senso e sostanza, nacquero una sinistra e una destra abilitate a governare entrambe, e cominciò la famosa transizione degli anni Novanta e
seguenti, caratterizzata come nascita e affermazione del bipolarismo dell’alternanza. E’ da allora che siamo abituati a pensare bipolarismo, maggioritario e alternanza come tre concetti interconnessi, interdipendenti.

Ora che la grande maggioranza del Parlamento si è ritrovata proporzionalista, con l’esclusione dei referendari, di alcuni prodiani e forse anche di Fini, la domanda è questa: si può salvare il principio o la pratica di un sistema politico in cui forze diverse competono alla luce del sole, senza il dominio del trasversalismo consociativo? Senza le coalizioni, Unione o Ulivo e Polo o Casa delle libertà, e senza il premio di maggioranza, sarà ancora possibile decidere con il voto intorno a sfide politiche e programmatiche chiare oppure la parola torna solo e soltanto al gioco dei partiti in Parlamento? La risposta è sì, sarà possibile, con un cautelativo e diffidente forse.

Infatti, a differenza che nel passato, una legge elettorale proporzionale con sbarramento antiframmentazione, sia nella versione di Veltroni, difficile da realizzarsi ma preferibile perché rafforza i partiti maggiori, sia nella versione del sistema tedesco puro e semplice, darà vita a due maggiori partiti (il Pd e il Pdl), con pochi partiti potenzialmente alleati, a sinistra e a destra, e magari un partito (qui è il punto critico) che si collocherà al centro e praticherà programmaticamente la politica dei due forni o delle mani libere. I due partiti maggiori sono entrambi abilitati a governare, e questa è la differenza decisiva rispetto agli anni della Prima Repubblica. E sono anche partiti (ecco l’importanza della discussione sul partito senza tessere e dintorni) in cui la leadership e la candidatura alla guida dell’esecutivo coincidono. Può accadere che tutto questo schema fallisca sul nascere, che ne esca una legge elettorale pasticciata, che si riaprano senza riserve i vecchi giochi partitocratici del passato. Ma potrebbe paradossalmente succedere che, restaurando le regole della Prima Repubblica, ci ritroviamo finalmente in una Terza Repubblica in cui i partiti del leader (uno alla volta, in condizioni di alternanza) vanno al governo con i loro alleati, stavolta meno capaci di ricatto paralizzante, se dalle urne esce una maggioranza. E se non esce, si fa la grande coalizione, magari con il taglio delle ali estreme. Come in Germania, appunto, quel paese dove il bipolarismo c’è, e c’è anche l’alternanza. (il Foglio)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

QUESTO RAGIONAMENTO MI E' PIACIUTO.
SI INDICA IL LEADER. E
-O SI FA UN GOVERNO DI MAGGIORANZA
-O UN GOVERNO DI LARGHE INTESE.
FUORI I PARTITINI COI RICATTI E COI DIVIETI.

Anonimo ha detto...

Il ragionamento e' un ragionamento e Giuliano Ferrara mi e' simpatico.

Ma dato che siamo qui.... l'avete vista la nuova sigla del PD.
(Partito Deficienti)
Si tratta di un inno al TRICOLORE dato che da sempre questi COMUNISTI li abbiamo tacciati di ANTIITALIANI ora si sono vestiti di tricolore. Eppoi provate a guardare il nuovo simbolo del PD e immaginate di rovesciare la lettera D e vi appare proprio la scritta P C cioe' partito COMUNISTA. Ma sono proprio degli ILLUSIONISTI NOSTALGICI questi nostri COMUNISTI caserecci. Forse prima di creare questa sigla si son fatti analizzare da uno psicanalista che visti gli incubi di cui soffrono li ha consigliati di REALIZZARE almeno visivamente quei DESIDERI NASCOSTI.