mercoledì 19 dicembre 2007

L'intoccabile. Gianteo Bordero

Ai tempi del governo della Casa delle Libertà, Claudio Scajola si dimise da ministro dell'Interno per una infelice affermazione su Marco Biagi, e Roberto Calderoli fece altrettanto dopo aver indossato una t-shirt che riproduceva le vignette anti-islamiche pubblicate qualche tempo prima da un quotidiano danese. Furono certamente due decisioni responsabili. Due scelte che, alla luce dell'attualità, indicano con chiarezza la distanza che intercorre tra centrodestra e centrosinistra quanto a sensibilità istituzionale. Quelli dei due ministri dell'esecutivo Berlusconi non furono infatti, come si suol dire, «atti dovuti», perché non riguardavano direttamente l'azione di governo; nonostante ciò, Scajola prima e Calderoli poi, preso atto dei loro errori, rassegnarono le dimissioni.

Tutt'altro atteggiamento sta invece tenendo l'attuale ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, il quale continua pervicacemente a occupare la poltrona di numero uno di via Nazionale nonostante i gravi e ripetuti errori commessi da un anno e mezzo a questa parte. Errori non tanto «politici» - per questi la richiesta di dimissioni sarebbe oggettivamente fuori luogo - bensì «istituzionali»: TPS, con le sue scelte sciagurate nei casi Petroni e Speciale (sonoramente bocciate dal Tar e, per quanto riguarda la prima, anche dal Consiglio di Stato), si è mosso al di fuori dei confini che l'ordinamento assegna al ministro dell'Economia; ha cioè esercitato un «eccesso di potere» che ha finito per creare caos e incertezza tanto nel Consiglio di Amministrazione che guida la tv pubblica quanto - cosa ancora più grave - ai vertici del Corpo della Guardia di Finanza. Ci si aspetterebbe dunque, da Padoa-Schioppa, un pubblico riconoscimento di errore, con tutte le conseguenze del caso.

Invece l'indomito ministro tira dritto per la sua strada come se niente fosse, come se le sentenze del Tribunale Amministrativo e del Consiglio di Stato fossero carta straccia, e rivendica, in spregio a ogni minimo senso della decenza istituzionale, la piena legittimità delle sue scelte. Per Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi e vice-presidente della Commissione di Vigilanza Rai, si tratta di «un caso di prepotenza mai visto». Come dargli torto? E' infatti «prepotenza» cacciare un membro del CdA di Viale Mazzini soltanto in ragione della sua appartenenza politica e per mettere la tv pubblica totalmente in mano a una sola parte; ed è «prepotenza» esautorare un generale comandante delle Fiamme Gialle solo perché scomodo e non prono alle volontà dell'esecutivo e alle sue intrusioni nella vita interna della GdF. Se cose del genere fossero accadute nel quinquennio di governo Berlusconi, il centrosinistra avrebbe gridato al «regime», organizzato manifestazioni per denunciare l'«attacco alle istituzioni», cannoneggiato coi suoi organi di stampa contro il nuovo Duce che mette a repentaglio la democrazia in Italia. Invece, oggi che queste cose accadono per davvero e a Palazzo Chigi siede l'illuminato Professore, «va tutto bene, madama la marchesa».

Per fortuna, però, qualche voce ragionevole che suggerisce a TPS le dimissioni si alza, oltre che dal centrodestra, anche dal Partito Democratico. Come quella di Peppino Caldarola, già direttore dell'Unità, che dalle pagine del Corriere della Sera prende atto della situazione, definisce «un errore grave» quello commesso dal ministro dell'Economia e afferma che «purtroppo questa esperienza di governo segna il crollo di immagine di una figura di assoluto prestigio internazionale come quella di Padoa-Schioppa». Le parole di Caldarola sono il sintomo di un malessere che si respira nell'aria dalle parti del centrosinistra, ma che non avrà nessuna ricaduta tangibile, visto che, se TPS decidesse di lasciare, in ragione dell'asse di ferro tra quest'ultimo e Romano Prodi assisteremmo probabilmente a una crisi di governo in piena regola, giacché è impensabile che Padoa-Schioppa si sia mosso, tanto nel caso Petroni quanto nel caso Speciale, di sua sola iniziativa e senza l'input del presidente del Consiglio.

Ieri mattina, intanto, il generale Speciale, dopo la sentenza del Tar che ha giudicato illegittima la sua rimozione, ha deciso di dimettersi da comandante della Guardia di Finanza. Lo ha fatto con una lettera inviata al presidente della Repubblica, nella quale ha scritto che non intende più «collaborare con il governo in carica». «La mia immagine, che in questi mesi è stata fatta oggetto di un assalto ingiusto... è stata, finalmente, risarcita e onorata. Per me l'annullamento giurisdizionale della mia rimozione vale più di qualunque somma, perché un riscatto morale non ha prezzo». Se questa scelta, da un lato, evita responsabilmente il surplus di confusione che si sarebbe venuto a creare ai vertici delle Fiamme Gialle dopo la pronuncia del Tribunale Amministrativo, dall'altro inchioda definitivamente Padoa-Schioppa alle sue responsabilità e alla sua pessima gestione di tutto l'«affaire» Speciale. TPS esce così dall'intera vicenda politicamente a pezzi, con una perdita di autorevolezza e di credibilità istituzionale a cui ormai solo le dimissioni potrebbero, in qualche modo, porre un freno. (Ragionpolitica)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sicurezza, il governo rinuncia
"Se è uomo di parola Amato di dimette"
"Se - come tutti sanno - Giuliano Amato è persona di parola, è fuor di dubbio che darà le dimissioni nella medesima giornata in cui il governo ritira il decreto legge cui lo stesso ministro ha esplicitamente collegato la propria permanenza al Viminale. Se la scena offerta finora è stata un misto di farsa e di tragedia, Amato chiuda per lo meno con un briciolo di serietà".
Mantovano

Anonimo ha detto...

Cicchitto:
"Giocano con la sicurezza dei cittadini" "Il governo gioca con la sicurezza dei cittadini per assicurarsi la sua sicurezza parlamentare che anche su questo provvedimento era a forte rischio", è il duro commento di Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore di Forza Italia. "Il governo è in fuga sul tema cruciale della sicurezza mentre ha addirittura provato ad usare il presidente della Repubblica per mettersi al riparo dallo scontro tra sinistra radicale e centristi".

Anonimo ha detto...

Tps dovrebbe scusarsi almeno per le parole offensive che in Parlamento ha rivolto a Speciale...almeno di quelle...per il resto il mandante è Prodi..

Anonimo ha detto...

voglio sentire Bondi...Bondi che dice? E Ghedini Pecorella Schifani che dicono?