lunedì 14 gennaio 2008

Contrada vittima dei prof dell'antimafia. Lino Jannuzzi

È inaccettabile. Si possono inventare tutti gli artifizi da azzeccagarbugli per negare la grazia a Bruno Contrada e per negargli gli arresti domiciliari e per negargli il differimento della pena e per negargli la revisione del processo, ma non si può accettare che il più famoso poliziotto di Palermo, un servitore dello Stato che ha combattuto la mafia per quarant’anni, rischiando ogni giorno la vita, sia stato processato e condannato per le accuse degli stessi criminali che ha perseguito e ha arrestato. Ed è inaccettabile che Contrada resti a marcire in galera, al posto dei criminali che sono stati liberati e stipendiati dallo Stato solo perché lo hanno accusato, fino a morirne.
Perché, per quanto cerchino di nascondere la verità, questo è successo. È stato un criminale assassino, un mafioso che ha confessato di aver compiuto tanti assassinii da non poterli più contare, Gaspare Mutolo, che ha accusato Bruno Contrada, e solo per sentito dire. Ma era stato proprio Contrada a incriminare Mutolo per l’assassinio del poliziotto Cappiello e a portarlo davanti al giudice assieme al boss Riccobono, il capo della cosca mafiosa di cui Mutolo fa parte. Il giudice non ha creduto a Contrada e ha mandato assolti Mutolo e Riccobono. Quando, dopo molti anni, Mutolo ha accusato Contrada di complicità con Riccobono, che intanto era morto assassinato, è stato quello stesso giudice, proprio lui, a condannare Contrada per i suoi rapporti con lo stesso Riccobono. Il poliziotto indaga sull’assassinio di un suo collega e incrimina il mafioso, il giudice assolve il mafioso e manda in carcere il poliziotto al suo posto.
E non è un caso isolato. Bruno Contrada non è il solo poliziotto, il solo servitore dello Stato perseguito e incriminato dai professionisti dell’antimafia della Procura di Palermo. È stato così anche per un collega di Contrada, il questore Ignazio D’Antone, anche lui accusato da un mafioso assassino «pentito», e già condannato in via definitiva e rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, dove Contrada l’ha raggiunto. Ed è stato così per il maresciallo dei carabinieri Antonino Lombardo, che è stato accusato da un mafioso assassino «pentito» e in diretta televisiva, e per evitare la vergogna di essere arrestato si è suicidato sparandosi in bocca con la pistola di ordinanza nel cortile della caserma.
Ed è stato così per il tenente dei carabinieri Carmelo Canale, il più fidato collaboratore del giudice Paolo Borsellino, che lo chiamava «fratello», e che è stato perseguitato e processato per anni soltanto perché difendeva la memoria del maresciallo Lombardo. E così è stato per il capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno, il principale collaboratore di Giovanni Falcone, che aveva avuto il torto di denunciare la fuga di notizie dalla Procura di Palermo dell’inchiesta sulla mafia e gli appalti. E così per il maggiore Mario Obinu, che voleva riportare in Italia dagli Stati Uniti il boss Gaetano Badalamenti a testimoniare contro le false accuse mosse a Giulio Andreotti. E così per il colonnello Carlo Giovanni Meli, che comandava la stazione dei carabinieri di Monreale, ed aveva scoperto che il «pentito» Baldassare Di Maggio, liberato dal carcere e pagato per ordine della Procura di Palermo, scorrazzava per la Sicilia ammazzando i suoi nemici. E per il capitano Giorgio Di Caprio, il leggendario «capitano Ultimo», che ha arrestato il capo della mafia Totò Riina ed è stato perseguito per anni e processato con l’accusa di non aver perquisito in tempo il covo di Riina per complicità con la mafia. E con lui hanno perseguitato per anni e hanno processato il generale Mario Mori, comandante dei Ros e poi direttore del Sisde, il servizio segreto civile. E non contenti di una persecuzione che dura da quindici anni, nonostante alla fine il generale Mori è stato assolto, assieme a Di Caprio, con formula piena, i professionisti dell’antimafia si apprestano a riprocessare Mori con l’accusa di non aver voluto arrestare Bernardo Provenzano: il carabiniere che ha arrestato Totò Riina sarà infamato ancora per anni e processato per non aver arrestato fraudolentemente Provenzano.
Non ce n’è ancora abbastanza per una commissione d’inchiesta del Parlamento sulla gestione di questi «pentiti» che vengono usati per incriminare e processare non i mafiosi ma i poliziotti e i carabinieri che combattono e arrestano i mafiosi? (il Giornale)

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Per fortuna le sentenze non le scrive Iannuzzi...ma addirittura non le legge quando vengono pubblicate !!!!!!!
non è infatti vero che solo quel pentito accusa Contrada....

Bruno Contrada, già capo della squadra Mobile di Palermo, poi della Criminalpol e infine numero 3 del Sisde, è stato condannato sette mesi fa a 10 anni di reclusione dalla Cassazione per concorso esterno in associazione mafiosa: per il suo trentennale “contributo sistematico e consapevole alla conservazione e al rafforzamento di Cosa nostra”.

Di seguito pubblichiamo una sintesi delle motivazioni della condanna d’appello del 2006, chiesta e ottenuta dal Pg Nino Gatto e confermata dalla Suprema Corte: 792 pagine firmate dal presidente Salvatore Scaduti e dai giudici a latere Chiara Boni e Giuseppe Melisenda, che illustrano le accuse a suo carico (lanciate non solo da mafiosi pentiti, ma soprattutto da testimoni incensurati: magistrati, poliziotti, parenti di vittime della mafia) e i riscontri che le hanno supportate (documenti, intercettazioni telefoniche, accertamenti di polizia giudiziaria). Il testo integrale è già da qualche giorno sul nostro blog.

Sentenza Contrada I

Nella prima parte della sentenza Contrada, i giudici esaminano le accuse mosse all’ex poliziotto dai mafiosi pentiti e confermate da documenti e testimonianze. Nella seconda parte i pentiti escono di scena e cedono il passo a una ventina di testimoni insospettabili.

Sentenza Contrada II

L’ultima parte della sentenza di condanna per Bruno Contrada, cominciare da due intercettazioni molto significative.

Sentenza Contrada III

http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/
(leggere le sentenze please )

maurom ha detto...

Travaglio ha il difetto di riportare la requisitoria del PM e dimentica l'arringa della difesa.
L'associazione esterna è già di per se un mostro giuridico: o sei dentro o sei fuori.
Un'assoluzione in secondo grado perché il fatto non sussiste non mi pare indice di sicura colpevolezza.
Travaglio è abilissimo nel riportare solo quello che gli fa comodo ed essendo un forcaiolo non gli pare vero di poter girare il coltello nella piaga.
Per sua opportuna conoscenza sappia, il giustizialista, che il 6 gennaio scorso con il titolo "No comment", ho segnalato il suo blog.

Anonimo ha detto...

il giustizialista ti ha dimostrato che i post di Lino Jannuzzi sono un falso perchè vedono le cose travisando LEGGERMENTE la realtà mentre forcaiolo o no c'è chi le legge le sentenze e magari tira fuori conclusioni che possono essere anche sbagliate ma sono supportate da sentenze di condanna

"Un'assoluzione in secondo grado perché il fatto non sussiste non mi pare indice di sicura colpevolezza." per questo esistono i tre gradi di giudizio a te tanto cari, mio garantista tanto da usarli come ti pare quando di mezzo c'è Silviuzzo

"L'associazione esterna è già di per se un mostro giuridico: o sei dentro o sei fuori." e chi sei Dominioni, Amodio?

Anonimo ha detto...

maurom sei capace di insultare travaglio con litanie care ai feltri e ai ferrara(giustizialista,forcaiolo...)ma di smentire una sola parola dei suoi articoli e libri,no.questo perchè travaglio è obiettivo e scrive per informare il lettore.mentre il tuo beniamino iannuzzi è un dipendente di forza italia.lui ha torto perchè non la pensa come te e come il pensiero unico forzista.mah,contento tu!

Anonimo ha detto...

per Bliss:
ti invito a leggere l'articolo di Facci (naturalmente) pubblicato dal nostro Maurom e l'articolo di Travaglio incollato da me nei commenti

che dire? Marco lo infilza nel sederino, come al solito
povero Facci, mi fa una pena...

maurom ha detto...

Non voglio polemizzare e quindi mi fermo qui.
Desidero precisare che:
a)mi piace essere sempre garantista,
b)non mi piace vedere in galera un vecchio malato,
c)mi sono fatto un'opinione leggendo anche gli articoli di Travaglio e sono convinto che Contrada sia innocente,
d)seguo la massima di Cartesio e quindi dubito, non do nulla per scontato e mi piace andare contro il politicamente corretto,
e)preferisco un colpevole libero che un innocente in carcere,
f)gli arresti domiciliari in Italia vengono concessi con manica larga: perché a Contrada no?,
g)mi preoccupa l'accanimento nei suoi confronti.

Anonimo ha detto...

questo bel discorso vallo a fare ai parenti ammazzati dalla mafia che ti accoglieranno ben volentieri a braccia aperte


ti piace stare seduto a dare opinioni senza mai riportare i fatti?
allora riporta le opinioni di chi ha vissuto le stragi di mafia sulla propria pelle, il dolore dei parenti delle vittime di mafia, delle vittime dei brigatisti e dei neri, che si vedono doppiamente sbeffeggiati da questi porci e da questa inutile e imbelle classe politica che non fa leggi più severe

non ti piace vedere in galera un vecchio malato? allora perchè non fai lo stesso per Toto' Riina giacchè ha richiesto la stessa cosa l'anno scorso tramite il suo avvocato?
I malati in carcere vanno negli ospedali delle carceri, e se le carceri non hanno le strutture adeguate vanno negli ospedali civici e dopo essere guariti tornano dentro IN CARCERE!!!

ti preoccupa l'accanimento nei confronti di Contrada ma non ti frega un bel niente dei parenti delle vittime
complimenti

gli arresti domiciliari in Italia vengono concessi con manica larga: perché a Contrada no?
portati l'esempio di un condannato per lo stesso reato che ha usufruito di un diverso trattamento

Anonimo ha detto...

ottimo questo ragionamento sui pentiti...proprio come quello che fanno da anni i mafiosi...
Riina santo subito