giovedì 7 febbraio 2008

Gli anni di Romano. Marcello Sorgi

Nessun addio è mai veramente definitivo. Due anni fa, dopo la sconfitta, Berlusconi sembrava un ex leader, oggi è il candidato favorito a vincere le elezioni.

Ieri anche Prodi pareva finito, quando ha detto che non si ricandiderà alle elezioni del 13 aprile. Ma pure per lui, mai dire mai. Berlusconi e Prodi da oltre dieci anni condizionano la vicenda italiana. Nel modo in cui hanno governato, e sono stati battuti, c’è una lezione per il futuro dell’Italia. Le loro due esperienze sono speculari. Ma se il Cavaliere, all’uscita dai suoi cinque difficili anni di governo, è stato sconfitto per non aver realizzato tutto quel che aveva promesso, Prodi, al contrario, è caduto per aver fatto quel che non doveva.

Lasciamo stare la capacità, scomparsa in dieci anni, dal 1996 al 2006, di mobilitare un intero Paese su obiettivi alti come quelli dell’euro e dell’Europa. Prendiamo invece l’indulto, ereditato dalla precedente maggioranza di centrodestra. Ammesso che fosse inevitabile, perché era in gioco, oltre alla condizione disumana dei carcerati, la credibilità dell’intero Parlamento rispetto al Papa (al quale, per inciso, era stata promessa l’amnistia), era proprio necessario vararlo come primo atto significativo della legislatura? Non era prevedibile l’allarme sociale che ne è derivato e la recrudescenza di microcriminalità che lo ha seguito?

Anche l’opera di risanamento dei conti pubblici nel 2006, che resta il risultato più importante del governo, è stata condotta in modo da dare la sensazione di una stretta eccessiva, insopportabile per la parte più debole della società, che nel centrosinistra aveva riposto le sue speranze. La disputa inconcludente sul «tesoretto», che doveva servire - e non è servito - ad alleviare le sofferenze dei meno garantiti, non ha fatto che confermare queste impressioni.

Schematico, inoltre, e per certi aspetti ideologico, è stato l’approccio a tutte le riforme varate dalla Casa delle libertà nella XIV legislatura. Quella delle pensioni, ad esempio, non era poi così male, e oltre ad aver ricevuto l’approvazione delle autorità europee, era stata metabolizzata da gran parte dei cittadini. Non è affatto vero che la gente muoia dalla voglia di andare in pensione a 57 anni. Anzi, come dimostra l’adesione agli incentivi previsti per chi voleva restare al lavoro dalla riforma Maroni (altra legge cancellata), forse è vero il contrario. E in un periodo in cui l’età media e la qualità della vita vanno verso un innalzamento, questa tendenza è destinata a consolidarsi. Il nodo dei lavori usuranti, su cui il sindacato ha basato tutta la trattativa, poteva forse essere sciolto con un provvedimento più limitato. E i risparmi realizzati dalla riforma, indirizzati verso obiettivi diversi. Non è un mistero, tra l’altro, anche se non lo ammetterà mai pubblicamente, che questo era il punto di vista del ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa.

Un analogo ragionamento avrebbe dovuto riguardare la giustizia. Prodi e i partiti della sua maggioranza sapevano bene che i magistrati avevano considerato un atto di guerra nei loro confronti la riforma varata dal centrodestra. Dal centrosinistra si aspettavano, dunque, non la riforma della riforma, ma la cancellazione della stessa. La mezza separazione delle carriere, la finta inibizione delle intercettazioni e tutti i compromessi grazie ai quali alla fine il governo ha cercato di salvare il salvabile, hanno finito con lo scontentare sia il fronte dei riformisti e garantisti, sia quello dei difensori della completa autonomia della magistratura, così come è scritta nella Costituzione e come viene talvolta - non sempre bene, se si pensa a magistrati come Forleo e De Magistris - interpretata dai giudici. Il risultato finale è stato quello di un ministro della Giustizia, come Mastella, magari non privo di responsabilità, ma condannato e rimosso per via giudiziaria e senza un regolare processo. Si potrebbe aprire, infine, il capitolo degli annunci non seguiti da fatti e dei fatti non corrispondenti agli annunci. L’elenco sarebbe lungo. A parte il «tesoretto», pensiamo ai «Dico». Erano così urgenti, così necessari, al punto da avanzarli a costo di una fragorosa frattura della maggioranza? E la nuova legge sul conflitto d’interessi? E quelle sulle tv e la Rai? Era logico proporle senza avere i numeri per approvarle, sapendo che avrebbero provocato un’alzata di scudi del fronte berlusconiano, e soprattutto mentre si cercava, al Senato, di trovare un dialogo con l’opposizione?

Così, da subito, Prodi e il suo governo si sono indeboliti. E giorno dopo giorno non hanno più rimontato. Oggi, stando a quel che ha detto Prodi, in uno dei suoi ultimi giorni a Palazzo Chigi, verrebbe la tentazione, anche se non è detto, di scrivere la parola fine sulla sua epopea. Con Prodi, infatti, finiscono il centrosinistra, l’Ulivo e l’Unione come li conoscevamo, e perfino l’epoca del bipolarismo, in cui i premier e i governi venivano scelti dai cittadini. I prossimi governi, se non proprio il prossimo, nasceranno in Parlamento. La politica tornerà ad essere l’arte del possibile. Si sa: da giorni ormai, da settimane, forse da mesi, tira aria di grande coalizione. In questo Paese il futuro riparte sempre da ieri. (la Stampa)

8 commenti:

Anonimo ha detto...

l indulto è stato voluto dal 80 per cento dei parlamentari.
il che significa che molti del opposizione ne erano favorevoli.

fatti una domanda e datti la risposta. PERCHE?

Anonimo ha detto...

penso che di promesse al papa ne abbiamo già fatte e mantenute troppe: l'indulto, la legge sulla procreazione assistita che è una porcata...
la politica come arte del possibile mi fa vomitare, non sarebbe ora di essere meno autoreferenziali ed occuparsi di ciò che sta veramente a cuore ai cittadini: lavoro e salari, sicurezza, servizi, semplificazione a tutti i livelli. Meritocrazia.
poi, dopo che tutto questo sarà in corso ci si potrà occupare del conflitto di interessi (che esiste, inutile nascondersi dietro un dito anche se voto forza italia da sempre) e di tutto il resto.

maurom ha detto...

Confido nella campagna elettorale.
Sarà, credo, molto diversa dalle altre: più ricca di contenuti e meno urlata.
Anche se la partenza è abbastanza pirotecnica.
Sono pure convinto che il Cav. stupirà tutti come sempre.
Da parte nostra inutile lamentarsi: gambe in spalla e coinvolgere tutti nello smantellamento della disinformazione di sinistra.

Anonimo ha detto...

Nessuna risposta?

Anonimo ha detto...

@maurom
Ad uno che cita quasi solo ed esclusivamente come fonte ilgiornale, quotidiano DI BERLUSCONI, da cui è stato cacciato il direttore montanelli (!) perché contrario a (guarda caso) forza italia e alla sua politica: ora sì che il giornale è un quotidiano serio, e non di parte!

disinformazione di sinistra?
ahah
Non so se ridere o piangere, non capisco se tu riesca a credere davvero a quello che dici o se invece sei ammanicato anche tu e quindi riceverai qualcosa dalla vittoria di berlusconi... a questo punto spero per te la senconda.
Che tristezza...

maurom ha detto...

Questo blog è dichiaratamente di parte.
Non pretendo di fare come il TG3 (tanto per fare un esmpio) che vorrebbe essere considerato imparziale.
Sono parzialissimo e tifo Berlusconi e Popolo della Libertà.
Ciò non toglie che, a differenza di Anno zero (tanto per fare un esempio)accolga anche i commenti di chi dissente o è decisamente contrario al centrodestra.

Anonimo ha detto...

Annozero permette il contraddittorio, mi spiace dirtelo, ed è dichiratamente di parte...
Anch'io (non sono di sinistra, ma tantomeno di destra) non guardo più Santoro, ma Cuffaro l'ha fatta sporca, negando prima la sua presenza e poi pretendendo di spostare la puntata alla settimana dopo...
Santoro non sarà un santo, ma non demonizziamo chi accetta cmq il pluralismo anche se manifesta liberamente le proprie idee (al contrario di un certo squallido direttore del tg1 che si nasconde dietro la sua presunta libertà... e poi fa tutto tranne che giornalismo)!

*paraffo* ha detto...

Se Anonimo asserisce di non essere di sinistra e "tantomeno" di destra, perchè non credergli?

Ma, se gli crediamo, sorge un problema: che sia di centro?! Equidistante da sinistra e "tantopiù" da destra?

Oppure, che sia un antipolitico, uno che disprezza la sinistra ma anche e "un filino di più" la destra?

Mah! Spero che la collocazione politica di Anonimo non mi tolga il sonno, stanotte.

Forse, per scongiurare questo pericolo, dovrei rileggere i suoi interventi con un po' più di attenzione. Lo faccio e poi vi dico.

Ecco, l' ho fatto e ora sono più tranquillo: il nostro Anonimo deride chi legge il Giornale e si sbellica all' idea che qualcuno possa considerare faziosa la stampa di sinistra.

Insomma: il Giornale mente e la Repubblica (tanto per dirne uno a caso) dice sempre la verità!

A questo punto rimarrebbe solo da chiedersi perchè il nostro Anonimo si vergogni di dirsi apertamente di sinistra.

Probabilmente voleva passare per uno al di sopra delle parti e quindi obiettivo, chi lo sa? La mente umana è spesso assai bizzarra, piena di pudori, piena di presunzioni, piena di fragilità ...