domenica 3 febbraio 2008

Un'agenda bipartisan. Mario Monti

Walter Veltroni propone di fare subito un governo di grande coalizione, presieduto da Franco Marini, per votare con nuove regole. Silvio Berlusconi si dice disposto, ma solo dopo le elezioni, da tenersi al più presto. La divergenza tattica non deve offuscare la potenziale convergenza strategica. Vi è per la prima volta una consapevolezza comune: i problemi dell'Italia sono così gravi da richiedere un impegno congiunto.

Se le energie politiche vengono spese tutte per combattere l'avversario, dove si trova la forza per arginare il disfacimento dell'Italia, ad opera degli italiani? L'opinione pubblica, stanca di uno spettacolo inconcludente e a volte indecente, chiede uno sforzo comune su cose concrete. Forse fiutando questa domanda, i due leader appaiono ora meno ostili all'idea di una grande coalizione. Ma sono credibili? Nel caso di Veltroni, si potrebbe pensare che chieda una grande coalizione subito, come unico modo per andare alle elezioni con regole migliori, ma soprattutto un po' più tardi. Per Berlusconi, dirsi disponibile ad una grande coalizione dopo le elezioni potrebbe essere un modo per neutralizzare l'argomento di Veltroni e ottenere elezioni al più presto.

Al di là di queste convenienze, è però possibile che entrambe le parti si stiano convincendo che, se non cambia qualcosa nei rapporti tra loro, la competizione per conquistare il potere è sempre più una contesa per conquistare l'impotenza. Chi vince ottiene le leve, con le quali però non riesce ad agire efficacemente, se la parte politica contrapposta e le categorie ad essa vicine vi si oppongono sistematicamente. Berlusconi, Veltroni e gli altri leader hanno la possibilità di dimostrare fin d'ora che vogliono davvero un governo più efficace. Non si tratta di impegnarsi oggi a fare una grande coalizione dopo le elezioni. Dipenderà dall'esito delle elezioni: una grande coalizione potrebbe non essere necessaria o non essere la formula migliore. Ma è certo, come mostra l'esperienza di più legislature, che un governo non riuscirà a riformare l'Italia per darle una prospettiva di crescita e di equità, se il potere politico non saprà imporre la riduzione della selva di rendite di cui godono moltissime categorie economico- sociali, vicine alla destra, al centro e alla sinistra.

Il rapporto Attali individua la principale ragione della scarsa crescita nel fatto che la Francia è in larga misura «una società di connivenza e di privilegi». Temo che l'Italia lo sia ancora di più. Nel gennaio 2006, tre mesi prima del voto, suggerii sul Corriere che i due poli assumessero un impegno bipartisan su poche misure politicamente costose, ma da tutti ritenute necessarie. Chi sarebbe andato al governo si sarebbe impegnato a introdurle, chi sarebbe andato all' opposizione a non ostacolarle. Da sinistra e da destra le reazioni furono contrarie. Gli scarsi risultati ottenuti in questi due anni, ad esempio, sulle liberalizzazioni e sui servizi pubblici locali confermano che occorre un impegno politico più unitario per resistere alle lobby.

Qualunque sia l'esito del tentativo di Marini, i principali leader hanno giusto il tempo, prima delle elezioni, di discutere tra loro se si sentono di assumersi una responsabilità comune su alcuni minimi interventi necessari, non difficili da individuare. Se non lo faranno, ogni riferimento a grandi coalizioni sarà solo strumentale. E daranno un ulteriore contributo all'antipolitica e forse alla nascita di nuovi soggetti, desiderosi di superare un bipolarismo gestito in modo da bloccare il Paese. (Corriere della Sera)

L'analisi di Monti fotografa la situazione quando ancora Marini non ha sciolto la riserva.
E' ormai scontato il ritorno alle urne, ma non è scontato che si debba ricorrere, dopo, ad un governo di coalizione.
Primo perché è probabile una vittoria senza discussioni del centrodestra con conseguente governabilità garantita.
Secondo perché Berlusconi non è così fesso da fidarsi delle promesse di un Veltroni alla canna del gas.
E' patetico assistere alle lamentazioni di coloro che, a cominciare dai sindacati, fino a ieri accusavano il governo Prodi di immobilismo e inadeguatezza ed ora deplorano la fine della legislatura chiedendo prima la riforma elettorale: è noto infatti che per gli impiegati e, soprattutto, gli operai è la riforma elettorale la priorità assoluta...

Berlusconi fa bene a dire sì al dialogo e alla grande coalizione per non andare allo scontro aperto: mi auguro che, vinte le elezioni, faccia quello che deve fare un Presidente del consiglio.
Governare senza compromessi con l'opposizione, senza consociativismi, senza subalternità e senza "fare prigionieri".

Per intanto prendiamo atto che Veltroni ha dichiarato di voler fare una campagna elettorale "per" e non "contro".

Contrordine compagni: Berlusconi non è più il nemico da abbattere!
A giorni vi verrà comunicato il nuovo nemico...

7 commenti:

Anonimo ha detto...

ancora con la parola compagni...non fai ridere nessuno...sei così superficiale che dividi ancora il mondo in bianco e nero...che uomo triste!! CURATI!!!

maurom ha detto...

Il messaggio non era certo rivolto a te.
Mi riferivo agli elettori di Giordano, Diliberto, Ferrando, Bertinotti, Russo Spena, Migliore, Pecoraro Scanio, Palermi, Caruso...

Anonimo ha detto...

Così la crisi di governo che si è aperta il 24 gennaio con le dimissioni di Prodi va verso lo sbocco più drastico: lo scioglimento delle Camere e la convocazione dei comizi che, a questo punto, potrebbero portare a elezioni in aprile.

Ma chi ha paura delle elezioni?
MA CHI HA LA CERTEZZA DI NON GODERE DELLA FIDUCIA DELLA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI.
Chi con una MAGGIORANZA STRIMINZITA aveva la pretesa di governare il Paese a senso unico per cinque anni di seguito, sempre in ostaggio, sotto il ricatto dell'estrema sinistra.
E i problemi del Paese sono tutti lì, aggravati:
Tasse, tasse, tasse.
Sicurezza.
Immigrazione clandestina.
Occupazione di tutte le leve del comando.
Pretesa di oscurare i canali non graditi a loro (Gentiloni).
Tutti i nodi vengono al pettine.
Ora gli elettori presentano il conto.
PS
E Veltroni che cosa può fare?
Da solo: niente.
Con l'estrema sinistra il clone del governo Prodi.
Saluti

Anonimo ha detto...

a Murom
"Mi riferivo agli elettori di Giordano, Diliberto, Ferrando, Bertinotti, Russo Spena, Migliore, Pecoraro Scanio, Palermi, Caruso"

Ma chi vota per qualche "centrista moderato" dentro l'ammucchiata della sx vota anche quelli che hai citato tu. Tanto alla fine comandano loro.

Anonimo ha detto...

FORLEO
-Se al posto di Baffino ci fosse stato il Berlusca (vade retro Satana!) oggi la Forleo avrebbe ottenuto.
-una promozione
-un encomio solenne
-una medaglia al merito
-un monumento ad "aeterna memoria"
-una parte come interprete principale in un romanzo di Camilleri
-una fiction tv su Rai tre
-un appannaggio personale come indennità di rischio
-una convocazione al Quirinale
... purtroppo le malefatte sono di Baffino.
z

Anonimo ha detto...

Perché la scelta del governo per le elezioni è caduta sul 13 aprile anzichè sul 6: votando il 6 aprile, infatti, i parlamentari alla prima legislatura non rieletti non avrebbero maturato la pensione, votando invece come stabilito dal Consiglio dei Ministri il 13 aprile, ovvero una settimana dopo, acquisiranno la pensione. "E poi parlano di voler fare l’election day per ridurre i costi della politica. Ben altri saranno i costi di queste pensioni, non solo in meri termini quantitativi, ma anche per il messaggio dato al Paese, perchè questo è il tipico esempio di come fatta la legge viene subito trovato l’inganno. Quando il governo deve schierarsi dalla parte del cittadino o della 'casta' a parole - conclude Calderoli - dice di essere con il cittadino ma nei fatti sta sempre con la casta".

Anonimo ha detto...

Speriamo che nella prossima coalizione di CENTRODESTRA non ci siano "Altri" partitiniNI (leggi bene!) oltre a quelli che facevano gia' parte della CASA della LIBERTA'.
Gia' provo conati di Vomito per certe presenze che richiamano l'appellativo "AMBIGUO" e comincio a sudare e sentire il senso del vuoto e della morte che verra'.
QUASAR