lunedì 5 maggio 2008

Il riflesso di Pavlov della sinistra. Vittorio Macioce

Verona è perfetta. La sinistra aveva bisogno di un luogo simbolo del fascismo reincarnato. Verona città dell’odio, dove l’amore da sempre viene sconfitto dalla violenza di Montecchi e Capuleti. Verona leghista, quindi rozza, razzista, dove allo stadio volano gli ululati sulla pelle nera. Verona con le bande neonazi in bomber e dove si muore per una sigaretta. Verona è perfetta per lanciare la campagna di primavera contro il Cavaliere oscuro e le sue orde barbariche. La cronaca di un massacro, vigliacco e bastardo, diventa così lo spunto politico per raccontare l’Italia che verrà. Veltroni parla di un clima «culturale e politico nel quale si vanno affermando principi di odio e intolleranza verso i più deboli». L’Unità, domenica, lancia l’allarme sul profondo Nord. E titola: Verona, nessuno vede i picchiatori «italiani». Italiani, appunto. Come se fosse importante. Senza capire che la battaglia sulla sicurezza non distingue tra bianchi e neri, tra stranieri e nostrani. Gli assassini fanno paura, sempre. E andrebbero puniti, sempre. Criminologi e statistiche dicono poi che un clandestino è più a rischio criminalità. Ma questo valeva anche nella Chicago degli anni ’30. Anche lì quelli con il mitra erano spesso italiani. E clandestini. Spazziamo ogni dubbio. Lo faccia la Lega. Lo facciano i veronesi. I killer delle bande sono come i clandestini che stuprano e massacrano. Il problema non è la mano. Il problema è che uccide.
L’Unità accusa Verona di omertà. Il silenzio ideologico e fiancheggiatore che copre gli assassini. Nessuno svela. Chi sa parli. Salvo poi scrivere: «La provenienza dei cinque aggressori è certa, perché parlavano il dialetto locale. L’età è al massimo 25 anni, due di loro indossavano jeans e un giubbotto bomber, uno aveva un cappellino in testa». Insomma, manca solo la foto. È il massimo che si può chiedere ai testimoni alle due di notte, in una città diversa, che non ha la movida di Barcellona. Verona ha detto tutto ciò che sapeva. Ma non basta a salvarla dal «teorema». Le bande neofasciste crescono in una cultura leghista. E tutto questo serve a rilanciare il pericolo fascista urbi et orbi. Alemanno a Roma dice: la festa del cinema sia un po’ più italiana. E il Times scrive: il sindaco ex fascista mette sulla lista nera le star hollywoodiane come Leonardo Di Caprio e Nicole Kidman. Tutto fa brodo: anche il maccartismo.
Basta. Cambiate musica. La cultura di sinistra deve avere una strana malattia, una sindrome che rende gli uomini più cocciuti e ripetitivi del cane di Pavlov. Perdono le elezioni? Fascisti. Un saggio di Gianpaolo Pansa sulla Resistenza? Tradimento. Una riflessione sull’articolo 18? Reazionari. Un Ferrara sull’aborto? Maschilista. È un giochino così semplice che ormai mette tristezza. Non c’è nulla da fare. È un riflesso condizionato, un abito mentale che resiste a tutte le stagioni. Puoi cambiare nome ai partiti, cercare nuove coalizioni, rinnegare falce e martello, aprire discussioni sull’occupazione sovietica dell’Ungheria, ma appena vedi l’osso alzi la zampetta e tiri fuori la lingua. Fregati. Pavlov colpisce ancora.
C’è un muro che a sinistra non è mai caduto. È la vecchia «diversità antropologica» della destra. Chi vota Berlusconi, Bossi o Alemanno non ha semplicemente un’opinione diversa dalla tua. È uno con cui non si può andare a cena perché è un cafone. Uno che non conosce Bulgakov e alla domanda: chi è Pirandello? Risponde: un pittore. Se è ricco è arricchito. Se è colto si è venduto. Se scrive è un servo. Se fa il commerciante è un evasore. Se vive in periferia è un naziskin. Se è dei Parioli è un palazzinaro. Ed è comunque, ora e sempre, un fascista.
La democrazia li manda in bestia. Ne parlano spesso, ma ogni volta che il popolo non vota dalla parte «giusta» diventa plebe. Ergo: i pavloviani cominciano a vedere camicie nere ovunque. Ormai sono rimasti solo loro ad avere nostalgia del saluto romano. Se non percepiscono qualche braccio alzato vanno in crisi d’identità. C’è da capirli. Tutte le loro roccheforti culturali, i loro miti, sono sprofondati sotto le macerie del Novecento. Da Mao a Fidel Castro, dal ’68 alla P38. Hanno cercato di riciclare tutto il riciclabile, compreso JFK e la resistenza vietnamita. Non sanno più chi sono e così si aggrappano al nemico. Noi siamo se lui è. Il fascismo è l’ultima prova dell’esistenza della sinistra. (il Giornale)

19 commenti:

Andrea ha detto...

Bingo! Abbiamo riportato lo stesso articolo:)

maurom ha detto...

Repetita iuvant.
Sarebbe bello che lo leggessero in tanti...
Ciao, Andrea

Andrea ha detto...

Concordo!
A) Non abbassare la guardia.
B) Rafforzare in tutti i modi possibili la divulgazione.
C) Unirci nello sforzo comune ma anche immane visti i danni provocati da 60 anni di diffamazioni e sottocultura.

Anonimo ha detto...

ma che camicie nere e rosse... però quanto dirà questa sera Fini a Porta a Porta è una vera idiozia! E' più grave che un gruppo di naziskin uccida a calci un ragazzo per una sigaretta non data a Verona o le contestazioni della sinistra ad Israele della fiera del libro di Torino? Dobbiamo per forza fare una classifica?
Ma facciamola fare alla madre ed al padre di quel ragazzo... o alle vittime israeliane e palestinesi di questo pazzesco conflitto che dura da decenni.
a me sembrano entrambe di una gravità inaudita per un paese civile e il presidente della camera dei deputati non deve fare classifiche ideologiche altrimenti siamo messi male davvero.

Anonimo ha detto...

FINI intendeva dire
-l'episodio di Verona è un gravissimo caso di CRIMINALITA' COMUNE. I criminali scontino le pene con durezza e certezza.
-l'episodio di Torino è un caso grave di sfregio alla democrazia, un linciaggio di un popolo, un plauso demenziale e criminale ai lager nazisti.
E c'è differenza. E come!

Anonimo ha detto...

Il coraggio di Fini sui "fatti gravissimi"
di Maria Giovanna Maglie
.
Gianfranco Fini. Non si faccia intimidire dall’assalto dell’opposizione senza idee e argomenti, tutti di nuovo insieme ed eguali nello sdegno, per un «più» che venga giudicato di troppo, non si rifugi anche lei nel «ma anche», che tutto livella e mette sullo stesso piano. Il più grave e il meno grave esistono e si usano per dimostrare personalità sicura e visione chiara, rispetto della storia e coraggio delle leggi.
A Verona il branco che ha colpito ancora una volta fa parte del disagio giovanile, della violenza adolescenziale che cerca uno sbocco, del rituale barbaro consentito intorno al business del calcio, ogni volta esecrato, ogni volta non affrontato fino in fondo, nel quale il gruppo deve essere estremista di una qualunque parte, e che voglia dire nemmeno lo sa. Si possono scrivere molte banali cose di buon senso a proposito: che prima c’era la guerra, adesso non c’è più neanche la naia, che la nostra generazione, ma anche quella prima e quella dopo, almeno ha goffamente provato la sua rivoluzione, quella di oggi si deve occupare di mettere qualcosa di eccitante su Youtube e fare foto col cellulare al culo un po' stranamente in mostra della professoressa, che dire di buona famiglia non significa di famiglia attenta e adeguata alle turbe dei figli, che i ragazzi si sentono dire da quando hanno l’età della ragione che per questo Paese non c’è futuro, figurarsi per loro. Si può concludere che l’assassino di Verona e i suoi compari erano schedati, quasi tutti espulsi dagli stadi, che forse non dovevano essere a piede libero. Insomma, certezza e adeguatezza delle misure di prevenzione e di repressione aiutano a salvare giovani vite, se uno Stato se ne fa carico. Il centrodestra ha vinto le elezioni sulla spinta di queste richieste, veda di fare qualcosa.
A Torino la polemica iniziata assai prima dell’apertura della ventunesima Fiera del libro si fonda sulla negazione arbitraria, terroristica,mamai abbastanza repressa e condannata nel nostro Paese, del diritto di ospitare Israele nel sessantesimo anno della fondazione dello Stato, nelle persone dei suoi scrittori più illustri. Si basa sulla violenta negazione del diritto di Israele a esistere, non, come pure si finge di credere, sulla rivendicazione del diritto di critica a determinati comportamenti di Israele. C’è il popolo delle vittime, i palestinesi, c’è il popolo del carnefici, ovvero gli israeliani. È lo stesso doppio standard che si applica alla destra e alla sinistra, alla satira su Maometto e a quella su Gesù Cristo.
Il professor Gianni Vattimo è un antisemita, come il tanto venerato professor Tariq Ramadan, che si è permesso di rampognare Giorgio Napolitano perché andrà a Torino, è un Fratello Musulmano. L’area della città intorno alla Fiera del libro è blindata, centri sociali, movimenti estremisti comunisti e i soliti radical chic promettono di protestare. Si può fare così una grande manifestazione culturale? È grave, presidente Fini, più grave di molte vicende gravissime che pure accadono in questi giorni.

Anonimo ha detto...

CORRADO AUGIAS e gli Ospiti

Nella trasmissione di mercoledì u.sc. l'ineffabile Corrado ha "ospiatato" un luminare della politica.
Sono entrato per caso in quella trasmissione di Rai3 (guarda un po', proprio Rai3). In genere sono poco propenso ad ascoltare quel tipo di propaganda, ma data la presenza del "Politologo" mi sono soffermato, se non altro per prendere lumi.
E infatti Costui mi ha illuminato.
Per quanto posso ricordare, a lume di naso, il "Politologo" ha illustrato un libriccino, scritto da Lui medesimo, nel quale si parla della politica in Italia oggi, ma che tutto sommato vuole spiegare perché la dx è andata al potere.
Punti fondamentali
1) in Italia ci sono partiti POPULISTI (Lega e Pdl) che hanno fatto leva sul disagio dei cittadini (non sono stati spiegati i motivi profondi di questo disagio)
2) in tutta la dx, ma specie in An, c'è sempre nostalgia del defunto regime fascista
3) nel Nord prevale populisticamente paura dello straniero e razzismo ad opera della Lega
4) a Roma ci sono rigurgiti fasciti
5) il mezzo di propaganda per diffondere (udite, udite!) il populismo della dx sono le televisioni di mediaset, tutte partigiane (nessun commento sulla partigianeria della Rai e, in particolare di Rai3, la quale fa propaganda di sx, direi comunista) a spese di TUTTI gli abbonati.

E MALGRADO CHE BERLUSCONI SIA IL PADRONE, DESPOTA DI TUTTE LE TELEVISIONI, QUEI SIGNORI DALLA RAI, E IN PARTICOLARE DA RAI3, SPARANO CONTINUAMENTE A ZERO, NON SOLO PER MEZZO DEI TELEGIORNALI, MA ANCHE NELLE TRASMISSIONI DI INTRATTENIMENTO: AUGIAS, CHE TEMPO FA -FAZIO-, ANNO ZERO, BALLARO' ... TG3, TGREGIONE ...

Fra l'altro sparano anche su Porta a porta, dove, ieri sera tre donne kamikaze (non ricordo il nome) stavano sempre a bocca aperta senza concedere spazio per la replica agli interlocutori. Sembravano delle mitragliatrici. E Bruno Vespa stava a guardare.
Se qualcuno si provasse a farlo, in senso contrario, ad Anno zero! ...

Anonimo ha detto...

ERA TUTTA UNA PERCEZIONE SBAGLIATA!
FURTI, RAPINE, SCIPPI, STUPRI E BARBARE UCCISIONI, DONNE CHE NON POSSONO PIU' USCIRE DI CASA DOPO LE 22 (MA ANCHE GLI UOMINI), AGGRESSIONI ...
LO SAPEVATE CHE ERA TUTTA UNA BUFALA CONFEZIONATA DALLA DX PER ANDARE AL GOVERNO?
SI', PERCHE' L'ITALIA E' IL PAESE PIU' SICURO D'EUROPA, ANZI DEL MONDO ...
CE LO DICE L'UNITA' (quel giornale che ci disse come stavano davvero le cose nelle Republiche dell'Est).
Ecco la verità! ... ???

Nel contesto europeo l'Italia, per numero di omicidi commessi, è uno dei paesi più sicuri». A dirlo, smentendo la vulgata "emergenza sicurezza", è l'Istat nel suo rapporto "100 statistiche per il Paese". Accanto alla realtà però c'è la percezione e allora sempre l'Istat ci dice che per il 58,7 % degli italiani la criminalità è la prima preoccupazione: uno dei dati più alti in Europa. Realtà e percezione dunque sono in conflitto.
Insicurezza percepita: il picco al Nord I dati si basano sulle denunce effettuate, senza entrare nello specifico della tipologia dei reati. Ma l'Istat precisa: «Molte tipologie di reato hanno avuto un andamento decrescente: gli scippi, i furti di veicoli, i furti nelle abitazioni». Nonostante questi dati incoraggianti, la criminalità preoccupa più della metà degli italiani: il 58,7% dei nostri concittadini nel 2006. Il dato è però più alto al Nord con regioni come Liguria (62,7%), Piemonte (60,9%) e Lombardia (59,4%) del Nord Ovest (media 60,2%) ai livelli delle regioni del Mezzogiorno (61,6%).
A questo va legata la preoccupazione per l'immigrazione extracomunitaria: problema molto sentito nelle province autonome di Bolzano e Trento (rispettivamente 43,6 e 41,2 per cento), Veneto (39,3) e Lombardia (38,8).

CON BUONA PACE DELL'UNITA' E DI TUTTE LE VITTIME DELLA MICRO?CRIMINALITA' DIFFUSA IN MANIERA ESPONENZIALE, TANTO CHE OGGI, NELLE GRANDI E MEDIE CITTA', di notte non gira piu' NESSUNO.
Pericolo inesistente, ma percepito ... soprattutto da quelli che l'hanno preso nel ... senza vaselina. E l'hanno percepito, altro che se l'hanno percepito! L'hanno percepito molto bene!

Anonimo ha detto...

mamma mia legendo questo articolo capisco quanto sia ignorante la gente italica, a Verona e da anni che esiste il razzismo contro i terroni e gli immigrati, da anni i skinheads con il beneplacido della destra radicale e dell leghista tossi pichiano i diversi poi pero ce chi li difende vergognatevi, daltronde che si puo aspettare dall giornale i cani non abbaiano mai contro il loro padrone

Anonimo ha detto...

... mamma mia legendo questo articolo capisco quanto sia ignorante la gente italica, ....

Ignorante sei tu. Le tue offese vai a farle a casa tua, ai tuoi parenti, ai tuoi amici, ai tuoi connazionali. E tutti quelli come te, che vogliono restare nel nostro Paese, si mettano bene nella testa che (nel nostro Paese) da ora in poi si rispettano le regole.
Altrimenti un posto nel vostro Paese di provenienza è sempre a vostra disposizione.

Anonimo ha detto...

PS
E in aggiunta, leggiti, se sei capace, questo articolo, tratto dalla NAZIONE DI FIRENZE.
Razzisti? Ma lo sai che Italia cose del genere, prima che arrivasse certa gente nemmeno si sognavano?
.....
ED ORA INVECE SONO ALL'ORDINE DEL GIORNO.
Grazie alla demenziale politica di ACCOGLIENZA.


Firenze, 10 maggio 2008 - CARINE, semplici e ben vestite. Sembravano quattro ragazzine qualunque le piccole rom che giovedì intorno alle 18,30, in pieno centro, hanno picchiato una donna di 36 anni facendola precipitare per le scale di uno stabile di via dei Serragli. La caduta ha procurato alla vittima la frattura scomposta di una gamba. Le quattro insospettabili ladruncole, tre minorenni e una appena maggiorenne, nascondevano nei pantaloni un piede di porco e quattro cacciaviti da 40 centimetri. La più grande è stata arrestata e condotta nel carcere fiorentino di Sollicciano con l’accusa di rapina impropria e lesioni aggravate. Le altre tre sono state accompagnate al Centro di permanenza minorile di via degli Orti Oricellari. Tutte e quattro hanno rischiato di essere linciate da un centinaio di persone che, durante l’intervento della polizia, si sono radunate in strada davanti allo stabile preso di mira dalle ragazzine.

«SONO STATE fortunate — racconta Luca Fantappiè, uno dei primi a intervenire in soccorso della donna ferita —. Se non fossero state delle bambine, qualcuno avrebbe sicuramente cercato di farsi giustizia da solo». Alessia Gagliardi, 36 anni, fiorentina, commessa nella fiaschetteria che si trova sotto casa, è ricoverata nel reparto traumatologia dell’ospedale di Torregalli. Ne avrà per 45 giorni. È stata proprio lei, mentre si trovava all’interno del negozio, a sentire dei rumori che provenivano dal piano di sopra.

HA LASCIATO la figlia di 8 anni nella fiaschetteria e si è precipitata per le scale. Giunta sul pianerottolo, la Gagliardi si è trovata davanti a quattro ragazzine. Una teneva in mano la Barbie e la consolle Nintendo della figlia. Le altre avevano cinque borse a tracolla. Le zingare l’hanno subito aggredita. Alessia si è messa a urlare, ha cercato di aggrapparsi al corrimano, ma è precipitata per le scale spezzandosi la gamba. Luca e Pompeo, il datore di lavoro e l’amico che si trovavano in fiaschetteria, si sono precipitati al piano di sopra. «Vi diamo tutto, ma lasciateci andare via» hanno detto le quattro rom.

I DUE UOMINI hanno avvertito la polizia e chiuso il portone dello stabile. Nelle borse che portavano a tracolla, sono state trovate 3 collane, 11 paia di orecchini, 3 anelli e due orologi. Alessia Gagliardi è stata portata via in ambulanza. Le quattro zingare, provenienti da Torino, ma da qualche giorno di stanza a Pistoia, sono state caricate sulle volanti fra gli applausi dei residenti e dei commercianti della zona.

Anonimo ha detto...

PS
SODDISFATTO?

Anonimo ha detto...

PS- e ancora

"I rom sono la nuova mafia del nord"
di Luca Fazzo

Parla Ezio Basso, il pm che per primo ha accusato gli zingari di associazione per delinquere. Risultato: trecento arresti e duecento condanne pesanti. Una sera gli hanno tirato tre molotov sul balcone di casa. Ma lui non si lascia intimidire: "La loro è vera criminalità organizzata"


Mondovì (Cuneo) - «La delinquenza dei nomadi è per l'Italia del Nord quello che la mafia e la camorra sono per l'Italia del Sud. Imeccanismi di fondo sono uguali: controllo del territorio, spartizione intimidazione, struttura gerarchica. Per questo ho deciso che era doveroso accusare le bande di nomadi del reato di associazione a delinquere. E le sentenze mi hanno dato ragione». Il pubblico ministero Ezio Basso è nato a due passi da qui. E qualcosa vorrà dire il fatto che senta come sue questa terra, questa gente, queste montagne che ingombrano l'orizzonte.

Quando alle sette e mezza del mattino va in ufficio i passanti lo riconoscono e lo salutano. Da lui si aspettano tutela. E poiché qui a tartassare gli onesti è da sempre una colonia di nomadi, ilpmEzio Basso ha applicato la legge con durezza. Anzi, dice lui, «con cattiveria ». Ha, per la prima volta in Italia, contestato ai nomadi l'articolo 416 del codice penale: associazione a delinquere. Risultato: trecento arresti, duecento condanne. Pesanti. Una sera gli hanno tirato tre molotov sul balcone di casa, incendiando la stanza dove giocava il figlio di un anno e mezzo. Appena comprata l'auto gliel’hanno devastata. Chi è stato? «Sono stati loro, ovviamente» sorride Basso. «L'indagine è stata mandata a Milano e lì credo sia stata archiviata a opera di ignoti. Ma di dubbi non ne ho».

Eppure, dottore, l'accusa di associazione a delinquere contrasta con l'immagine che da sempre abbiamo dei reati dei nomadi, una criminalità disorganizzata, spontanea, quasi a basso impatto.
«Niente di più sbagliato. Le nostre indagini ricostruiscono gruppi organizzati in modo stabile, con una struttura logistica: il territorio diviso tra le varie bande, le auto per compiere i furti anche a grandi distanze, le radio per i collegamenti, gli scanner per intercettare la polizia, i basisti, la rete dei riciclatori, le donne pronte a rivendere la merce rubata immediatamente in modo tale da rendere vane le nostre perquisizioni. Tutto viene pianificato dai capi. E la figura del capobanda coincide quasi sempre con quella del capofamiglia. Certo, se è in là con gli anni, a scavalcare i cancelli manda i figli. Ma è al corrente di tutto».
La mafia, al Sud, incute soggezione, sudditanza. Davvero si può dire la stessa cosa dei nomadi al Nord?
«Come il mafioso, il nomade è riconoscibile. Lo riconosci da come si veste, da come si muove, da come è fatto, da come parla. Un negoziante o un artigiano quando se lo trova davanti sa che gli conviene subire. “Guarda che sappiamo dove tieni i camion”, si è sentito dire in faccia un piccolo imprenditore di qui. E se ti bruciano i camion non lavori più».
In concreto, cosa cambia l'accusa di associazione a delinquere?
«Cambia molto. Se io scopro gli autori, sempre gli stessi, di dieci furti posso farli condannare per ognuno di questi reati e la pena resta blanda. Ma se io mi convinco di trovarmi davanti ad un sodalizio criminale stabilmente organizzato, è la legge stessa a impormi di muovere l'accusa di associazione a delinquere. A quel punto le pene cambiano molto. E cambia anche il trattamento in carcere. Finire qualche giorno in cella per un furto per loro fa parte del gioco. Invece a questo tipo di accuse non sono preparati».
La sua esperienza, dottor Basso, sembra voler dire che gli strumenti, le leggi adeguate, ci sono già. E che tutto sta a come vengono usate.
«Nel codice penale le sanzioni non mancano. Il problema vero è quello che accade dopo. Se le condanne venissero davvero scontate molti cambierebbero idea. Purtroppo la certezza della pena, nel nostro sistema, è un miraggio, e questo gli imputati lo sanno bene. Per fare un esempio: quale senso ha che ogni sei mesi di carcere vengano scontati 45 giorni di pena, basta che si mantenga la buona condotta? In cella la buona condotta la mantieni per forza. La verità è che ormai siamo ridotti ad usare la custodia cautelare non come strumento di tutela delle indagini preliminari ma perché siamo convinti che alla fine sarà l'unico carcere che verrà davvero scontato. Appena arriva la sentenza definitiva, un modo per uscire lo trovano in fretta».
Qual è l'ostacolo più grosso che ha dovuto superare?
«Dimostrare l'esistenza dell' associazione criminale in situazioni dove tutti sono parenti di tutti.Maho la Cassazione dalla mia parte: l'esistenza di vincoli familiari non esclude il reato associativo. Altrimenti sarebbe difficile indagare anche sulla 'ndrangheta...».

convinto?

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

Perche non:)