mercoledì 28 maggio 2008

TV, il ritorno del sempre uguale. Davide Giacalone

Più che praticare l’ostruzionismo sull’emendamento governativo che riguarda le televisioni, la sinistra ha subito un’ostruzione dell’anima. La situazione è quella che anch’essi hanno contribuito a creare, in quasi trenta anni di pauperismo catodico, restando prigionieri dei loro slogan, dei loro cineasti finanziati dallo Stato, dei loro giornalisti lottizzati e, ora, del loro alleato giustizialista. Si concedono un supplemento di dolore, con una disciplina che estasierebbe Von Masoch.
La maggioranza, però, non ne approfitti troppo, perché vendere l’emendamento come se fosse un dovere europeo, un recepimento di sagge direttive od un passo avanti, è troppo. E’ circonvenzione d’incapace. Trattasi di pezza. Siamo inadempienti, da anni, circa il piano delle frequenze (a proposito, i sapientoni che ammoniscono e sdottoreggiano sui relativi canoni, hanno dimenticato un particolare: non sono mai state assegnate). Hanno fissato, destra e sinistra, date ridicolmente irrealistiche per il passaggio al digitale, per giunta si è condotta la carretta come se il duopolio analogico dovesse solo fare un salto tecnologico. L’arbitro europeo ha fischiato e noi, ora, rimediamo frettolosamente. A parte ogni altra considerazione, ho due obiezioni da muovere.
La prima: il giochetto non è senza costi, perché rilanciando verso il futuro la non regolazione si penalizza chi, oggi, è tenuto con la forza fuori dal digitale, ovvero le radio. Se quelle vanno alla Corte di Giustizia ci fanno neri, dato che in Europa galoppa un digitale radiofonico che da noi è impedito proprio dallo Stato, dalla sua televisione e da autorità incapaci di garantire anche solo il rispetto della legge. Ci pensino, gli emendatori, prima di rifinire nei guai. La seconda: salvo imprevedibili traumi, la legislatura si chiuderà nel 2013, mentre il definitivo passaggio al digitale dovrebbe avvenire entro il 2012. Quindi è affare di questa maggioranza. Facciamo come in passato, sostenendo l’insostenibile fino all’ultimo momento, salvo poi dire: ohibò, non si poté? Oppure entriamo nel mondo della realtà e stabiliamo per tempo che il digitale non è terrestre o marziano, ma una tecnica che passa per ogni mezzo di trasmissione? Lo dico ora, perché è triste l’idea di vivere nel sempre uguale, con ostruzioni sempre più idiote.

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