martedì 3 giugno 2008

I falsi profeti del dialogo. Antonio Polito

Ce l’aspettavamo, la consueta lezioncina di buona diplomazia sull’Iran. E’ puntualmente arrivata, per la firma dell’ottimo Lucio Caracciolo, sulla Repubblica di ieri. Il suo ragionamento è il seguente: bisogna parlare anche con il Diavolo, lo fanno tutti, compresi gli israeliani, prima o poi lo faranno anche gli americani (Obama), e noi per fare i filo-israeliani e i filo-americani resteremo col cerino in mano. Rifiutando «di ricevere il presidente iraniano, il governo italiano sembra escludere l’utilità di negoziare col Diavolo». E siccome non sembra essere nemmeno favorevole all’attacco armato all’Iran, allora che politica fa l’Italia? «Il punto è - conclude Caracciolo - ci serve oggi discutere con gli iraniani, e in particolare con il loro presidente? La risposta è sì». Perché così non sparano addosso ai nostri soldati in Libano.

Sembra ragionevole, no? Soprattutto per un paese come l’Italia che tenta disperatamente di entrare nel gruppo 5+1, proprio per poter trattare con Teheran. E infatti la tesi sarebbe ragionevole se non si fondasse su una premessa del tutto falsa. La premessa falsa del ragionamento di Caracciolo è che Ahmadinejad non viene oggi a Roma per «dialogare», «discutere», «trattare» o «negoziare» (sono i quattro termini alternativamente utilizzati dall’editorialista di Repubblica). Viene per farsi vedere dal suo popolo mentre stringe la mano dei potenti del mondo, e rafforzare così la sua posizione. Viene per dare qualche pacca sulle spalle, e tornarsene poi a casa a costruire reattori nucleari e a impiccare omosessuali. Venisse per trattare a nome del suo popolo e del suo paese, certo che bisognerebbe trattare. Ma non viene per trattare. Se volesse, tratterebbe con l’Aeia sul programma atomico; oppure non avrebbe ripetuto che vuole distruggere Israele alla vigilia della sua visita a Roma. Per caso, quando Prodi gli strinse la mano all’Onu, dopo Ahmadinejad trattò? No, non trattò. Se ne tornò a casa più forte di prima.

La premessa della lezioncina di buona diplomazia è dunque completamente falsa. Qui non si tratta di trattare, dialogare, discutere o dibattere. Qui si tratta di dire a un pericoloso tiranno che se vuole trattare deve prima cambiare, o andarsene. Alle trattative non si va in ginocchio, altrimenti sono finite prima di cominciare. Ciò che succede oggi a Roma, e di cui siamo felici, è che per una volta l’Italia non si è messa in ginocchio.Chi martella sui princìpi, dice Caracciolo, maschera l’assenza di una politica. Ma chi martella sulla politica, maschera l’assenza di princìpi. (il Riformista)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu