lunedì 30 giugno 2008

L'Italia s'è desta. Carlo Cerofolini

«Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta....». Queste sono le parole con cui inizia l'Inno Nazionale e questa è la «filosofia» che porta, finalmente, avanti il Governo Berlusconi anche per quanto riguarda i temi energetico-ambientali, con il Ministro delle Attività Produttive Claudio Scajola e con il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. Il primo, infatti, ha rilanciato alla grande il nucleare attualmente possibile, cioè quello di terza generazione, per produrre elettricità (ma anche idrogeno), in modo da avere, quanto prima, energia a basso costo, disponibile e poco inquinante e così pure liberarci dai «ricatti» energetici dei signori del gas e del petrolio e dal costo sempre più esoso di questi combustibili. La seconda, dicendo a chiare lettere in sede Ue che il taglio di emissioni dei cosiddetti gas serra che deve fare l'Italia rispetto al 1990, in base sia al protocollo di Kyoto nel periodo 2008-2012 (siamo fuori del 19%), sia al traguardo Ue al 2020 di meno il 20% (già ora lo si supera del 33%), è per noi ingiusto e pure iugulatorio e quindi va ridiscusso. Ingiusto perché avendo - a differenza di altre Nazioni - già da lustri in uso centrali termoelettriche moderne ad alto rendimento ed alimentate soprattutto con combustibile «pulito», quale il gas metano, e senza nucleare, abbiamo poco margine di miglioramento in tema di riduzione di emissioni, senza poi considerare il fatto che in Europa siamo quelli che rispetto a molti altri Paesi a noi comparabili, consumiamo pure meno energia (già ora un italiano ha un consumo primario di energia di -11% rispetto ad uno spagnolo, -24% rispetto ad un inglese, -39% rispetto ad un francese e - 64% rispetto ad un tedesco). Iugulatorio, in quanto, stando così le cose, ci dovremmo nell'immediato «svenare» sia per comprare sul mercato diritti d'emissione sia ricorrere alle iper costose e scarsamente efficienti ed efficaci energie rinnovabili, soprattutto eolico e fotovoltaico, per poi comunque dover pagare ecomulte multimiliardarie, come già stiamo facendo, per l'oggettiva impossibilità di rispettare detti limiti nei tempi previsti. Il che - specie con l'aria di stagnazione che aleggia, con l'esplosione dei prezzi delle materie prime e con tutti i gravi problemi che abbiamo - è per noi improponibile. Certo il compito che attende entrambi i ministri è da far tremare le vene ai polsi, infatti:
1) il Ministro Scajola dovrà far passare gli italiani, anche per il nucleare, in breve tempo dalla fase Nimby, acronimo di Not In My Back Yard, ovvero non nel mio cortile, a quella Pimby, acronimo di Please In My Back Yard, ovvero prego (si) nel mio cortile. Però è probabile - pur con molta fatica - che riuscirà nell'intento, visto che, come risulta anche dai sondaggi, la maggioranza dei cittadini si è resa conto che nel mix energetico nazionale non può mancare una consistente presenza del nucleare. Questo «grazie» anche al rapido ed insostenibile aumento che ha avuto il petrolio. Inoltre se giocherà bene sia la carta dell'informazione scientificamente corretta sull'energia, sia quella relativa ai consistenti vantaggi anche economici che dal nucleare verrà non solo per il sistema Paese ma pure direttamente in tasca soprattutto dei cittadini e dei Comuni, sui cui territori verranno costruite le centrali nucleari, dovrebbe vincere qualsiasi resistenza residua, e pure mettere fuori gioco tutti i no nuke per mancanza di seguito, e così potremmo uscire dal sonno della ragione e nel 2013 vedere almeno l'alba del nucleare;

2) il Ministro Prestigiacomo, nella trattativa che dovrà affrontare nella Ue per ricontrattare le quote di emissione dei gas serra, dovrà soprattutto scontrarsi con i forti vantaggi economici che hanno molte Nazioni europee - soprattutto Francia e Germania - a mantenere lo status quo.

In particolare:

* la Francia dall'alto del suo 80% di fabbisogno elettrico prodotto con il nucleare, made in France, non ha grossi problemi per l'emissione dei gas serra. Inoltre il combinato disposto determinato sia dall'obbligo di ridurre queste emissioni sia dal costo sempre più proibitivo di gas e petrolio spingerà molte nazioni a convertirsi al nucleare o a potenziare questa fonte, con ovvi, forti, ritorni economici per la Francia stessa, con la vendita della sua tecnologia atomica;

* la Germania, che pur produce il 30% della sua elettricità con il nucleare ed il 50% con il carbone (sic), ha tutto da guadagnare da questa situazione in quanto è leader in Europa per il fotovoltaico e l'eolico, tant'è che è previsto che il fatturato delle sue industrie del settore passino dai 16 miliardi del 2006 ai 120 miliardi nel 2020. Non per nulla il Cancelliere tedesco Angela Merkel, quando è stata Presidente di turno della Commissione Ue nel marzo 2007, ha tanto insistito sul fronte del raggiungimento del 20% delle energie rinnovabili e pari diminuzione gas serra rispetto al 1990 entro il 2020, come obbligo per la Ue stessa.

Tuttavia, considerato che dopo il voto negativo dell'Irlanda al trattato di Lisbona la Ue non dovrebbe avere l'interesse a mostrarsi troppo rigida con i propri «soci», e quindi se l'Italia - soprattutto ora che Silvio c'è e che ha sì dichiarato che detto trattato va approvato ma che pure ha affermato che l'Europa ha bisogno di un «drizzone» - saprà agire con determinazione, con tutto il Governo coeso e gli europarlamentari, almeno del centrodestra, uniti, perché ne va degli interessi vitali della Nazione, un significativo allentamento dei vincoli legati alla riduzione dei gas serra dovrebbe essere un obbiettivo non irraggiungibile. Se però si vuole veramente spianare il cammino che deve e dovrà percorrere il Governo Berlusconi per i problemi energetico-ambientali, occorre liberarci definitivamente dalla spada di Damocle di ingiustificate, dannose, arbitrarie imposizioni di riduzione di gas serra antropici - con tutto ciò di negativo che ne consegue - facendo capire ai cittadini che questi non incidono minimamente sui (supposti) cambiamenti climatici. Riuscire nell'intento - considerata la vulgata comune contraria - è certo difficile, ma non impossibile, basta che in sede Ue nella discussione dei problemi energetici a livello di Capi di Stato e di Governo, l'Italia riesca a convincere l'Ue stessa sulla necessità di far svolgere, possibilmente, entro il 2008 una conferenza internazionale - con la partecipazione solo di scienziati di chiara fama competenti della materia - centrato su questo tema (se l'Ue non ci sta sia l'Italia a indire tale conferenza) e così l'obbiettivo sarebbe facilmente raggiunto, come ben si evince da quanto segue:

1) durante un importante convegno, svoltosi al Royal Institute of Technology (KTH) a Stoccolma nel settembre del 2007, un gruppo di autorevoli climatologi di fama mondiale ha sottoscritto un documento in cui, tra l'altro, si afferma che l'uomo produce troppa poca anidride carbonica (ogni anno appena 0,1% del totale dei gas serra presenti in atmosfera) per influenzare il clima. Inoltre tale documento evidenzia come la «carbon tax» ed il commercio delle quote per la riduzione delle emissioni siano costosi e risultino inefficienti ed ininfluenti sul sistema globale, ed in più politiche orientate in tal senso possono favorire l'abuso da parte delle parti coinvolte per fini ideologici e commerciali. A proposito dell'immissione dei gas serra in atmosfera, va detto che eruzioni vulcaniche di medie-grandi dimensioni ne liberano quantità paragonabili e pure superiori a quelle prodotte annualmente dall'uomo, ed i vulcani attivi sulla Terra sono più di 1.500 (1);

2) dai recenti carotaggi fatti in Antartide, risulta, senza ombra di dubbio, che nelle ere geologiche passate l'aumento di anidride carbonica (gas ad effetto serra) in atmosfera ha sempre seguito, non preceduto, di parecchie centinaia di anni - fino a 800 anni - gli aumenti di temperatura della Terra, a differenza di come afferma Al Gore nel suo catastrofico film Una scomoda verità. Anidride carbonica che si è liberata gradatamente dagli oceani, che hanno inerzie termiche fortissime, in cui era disciolta,in virtù degli aumenti di temperatura avvenuti però diversi secoli prima. E con questo ogni ipotesi di riscaldamento globale avente come responsabile l'anidride carbonica viene a cadere definitivamente e sconfessa platealmente, oltre gli ambientalisti in servizio permanente effettivo, pure l'onusiano (emanazione Onu) super politicizzato IPCC (International Panel on Climate Change) (2). Infatti l'IPCC ha ricevuto, assieme ad Al Gore, nel 2007 il premio Nobel per la Pace - così come lo ebbe Arafat (sic) - che è appunto un riconoscimento politico e non scientifico;

3) dati inoppugnabili, inoltre, dimostrano che c'è una perfetta correlazione nei valori rilevati negli ultimi 400 anni fra variazioni di temperature medie globali ed attività solare, in quanto il sole influenza il clima non solo direttamente ma anche indirettamente, attraverso la formazione delle nuvole che hanno un forte potere raffreddante. Nuvole che nella bassa atmosfera sono più numerose quando sul sole c'è minore attività, che è evidenziata da un minor numero di macchie solari. Mentre nessuna correlazione è stata trovata fra concentrazione di anidride carbonica e temperatura (2);

4) non è, infine, attualmente in atto nessun riscaldamento dell'atmosfera, in quanto se questo fosse in essere, per effetto stesso dell'effetto serra, se ne dovrebbe osservare uno ancora maggiore nell'atmosfera ad alcuni chilometri di quota, cosa che invece né i satelliti né i palloni sonda hanno rilevato (2);

Concludendo: solo con una vasta, necessaria, incisiva e capillare operazione di demistificazione - che potrebbe avere la sua chiave di volta proprio nella conferenza internazionale prima ricordata - si può innescare un circuito virtuoso che in tempi brevi, parafrasando Brecht, ci consenta di affermare che se le ipotesi onusiano-ambientaliste contraddicono la scienza aboliamo non la scienza ma queste ipotesi. Quanto sopra consentirebbe, oltre tutto, di mettere in condizioni di non più nuocere i profeti di sventura che le hanno elaborate e che le divulgano e quindi pure di «sterilizzare» gli enti e/o le associazioni di cui fanno parte. Il che, francamente, non è poco. (Ragionpolitica)

Cfr.: R. Cascioli- A. Gasparri Che tempo farà pag. 19, 28-29, 49 ed. Piemme 2008 Italia
Cfr.: F. Battaglia-R.A. Ricci Verdi fuori rossi dentro pag. 194-205 ed. Libero-Free 2007 Italia

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