domenica 3 agosto 2008

In Libia l'Europa ha abbandonato l'Italia. Gabriele Cazzulini

Uomini-merce. L'emergenza degli sbarchi clandestini a Lampedusa è la conseguenza di una complessa manovra internazionale. L'intensificarsi dei flussi migratori verso l'Italia, porta sempre aperta verso l'Europa, rappresenta il messaggio trasversale inviato dalla Libia, che continua a battere cassa. Il pretesto è lo stesso. La riparazione per i danni del colonialismo italiano è diventata l'arma di ricatto puntata alle tempie dell'Italia. Purtroppo i proiettili di questo revanscismo libico sono gli immigrati che attraversano l'Africa in condizioni bestiali per raggiungere le coste libiche e poi salpare per Lampedusa. Invece di adottare le misure di prevenzione concordate con l'Italia, la Libia non effettua controlli sui suoi porti, lasciando partire le carrette del mare. Ecco la ritorsione contro l'Italia. La megalomania di Tripoli non guarisce mai, arrivando a pretendere dall'Italia una montagna di quattrini coronata da un'autostrada che scorra lungo tutto il paese. Inutile constatare che la tensione con Tripoli non guarda in faccia a nessun tipo di governo italiano, di destra o di sinistra. Gheddafi vuole un'unica cosa: soldi. E sa che la tasca è solo quella italiana. La mano non conta.

In anni di tentativi, contatti, negoziati, accordi che puntualmente non soddisfano mai l'appetito di Tripoli, emergono una constatazione e un'esigenza. Quando serve, l'Unione Europea non c'è mai. Tutto il peso della diplomazia di Bruxelles svanisce quando si tratta di sostenere un paese membro, l'Italia, in una vertenza internazionale con un altro paese, la Libia, che abusa esplicitamente dei movimenti migratori come arma di ricatto. Bruxelles che è sempre sollecita a inviare i suoi rappresentanti nelle aree di crisi per fare foto di gruppo al fianco di capi di Stato e di governo. Quando c'è però bisogno di un ruolo attivo, le comparse mandate dall'Europa si dileguano. Stesso discorso per una politica migratoria europea, che ancora non ha trovato consenso tra gli Stati. E' la classica ambivalenza dell'Europa, pronta a usare la frusta per una virgola nei bilanci ma impotente di fronte alla tragedia di esseri umani mercificati per gli interessi di uno Stato non europeo. La logica esigenza è irrobustire la politica estera nazionale. Siccome Roma è lasciata sola, si segua la politica estera di Roma. E' un semplice sillogismo che è già diventato una realtà. La questione dell'immigrazione clandestina si fonde con la sicurezza pubblica e i rapporti internazionali. Di fronte a questa gravità e a questa complessa realtà, se l'Europa è Golia, tocca ad ogni governo nazionale fare la parte di David.

Il caso della Libia arriva proprio mentre il parlamento italiano ha ratificato all'unanimità il trattato europeo di Lisbona. Adesso le coscienze degli europeisti più ideologici potranno sbandierare allegramente il foglio di carta col nuovo, ennesimo trattato che introduce l'ennesima, inutile, miglioria per lasciare tutto com'era. L'augurio in calce a quella firma è che il «drizzone» di Berlusconi rivitalizzi l'Europa quel tanto che basti a destarne la ragione. Nel frattempo basta una gita a Lampedusa. (Ragionpolitica)

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