lunedì 4 agosto 2008

Starnazzamento della sinistra

Intorno alle 16 di oggi un sondaggio di Repubblica on line con più di 13000 votanti, dava al 70% i contrari ai militari nelle città in funzione di ordine pubblico.
Repubblica ha i lettori che si merita e, dispiace doverlo ammettere, decisamente orientati verso... il vuoto di pensiero.
Trovo inconcepibile non approvare che tremila militari in tutta Italia facciano la guardia ad ambasciate, centri di raccolta di immigrati, stazioni ferroviarie e di metropolitana, siti cosiddetti sensibili e luoghi dove può dilagare la delinquenza.
Anche poliziotti e carabinieri sono con armi lunghe quando fanno la guardia, mentre i militari di supporto ai pattugliamenti sono armati solo di pistola e non hanno la mimetica.
Non vedo, quindi, il motivo di tanto starnazzamento da parte delle anime belle della sinistra che gridano alla militarizzazione delle città e al colpo di Stato strisciante.
Anzi il motivo esiste: siccome la decisione è del governo Berlusconi, non va bene per definizione.
Centrodestra ringrazia quei cittadini che insisteranno nel contestare l'uso dei soldati: sarà un'ulteriore dimostrazione del masochismo della sinistra e lo spostamento all'infinito del suo ritorno al potere.

2 commenti:

Riccardo Di Palma ha detto...

Io oserei dire che l'esercito è da impiegare nei cantieri. Li è davvero necessaria l'operazione sicurezza.
Dietro ai morti sul lavoro c’è la brutalità e la violenza del sistema capitalista. I padroni, protetti dalle leggi che garantiscono loro il diritto di esercitare lo sfruttamento della forza lavoro per il perseguimento dell’accumulazione del profitto, hanno reso i posti di lavoro, i cantieri e le fabbriche, recinti dove l’individuo lavoratore non ha più diritti. Non ha diritto a un contratto a tempo indeterminato, non ha diritto a un orario di lavoro definito, non ha diritto a un salario degno di questo nome, non ha diritto a una pensione vera e non ha, nei fatti, diritto alla tutela sindacale e della propria salute. Questo perché questi diritti costano troppo in termini monetari e se venissero, al contrario, presi in debita considerazione, a pagarne lo scotto sarebbe il livello di competitività dell’impresa; Come è possibile che nonostante le migliaia di morti e milioni di infortuni, anche molto gravi, verificatisi negli ultimi 10 anni, non vi sia un imprenditore, un alto dirigente a scontare la giusta pena nelle patrie galere? La ragione mi pare abbastanza ovvia ed è sostanzialmente questa: perché chi dovrebbe denunciarli è oggettivamente in condizioni di debolezza. Una condizione di debolezza che deriva dal fatto di non poter godere della necessaria tutela nel momento della denuncia, prima che il fatto debba accadere. I morti sul lavoro sono inevitabili se non si agisce con interventi di prevenzione. Ma solo il lavoratore è in grado di svolgere questa azione preventiva, per la ragione molto semplice che è lui a rimetterci la pelle. Ma se le cose stanno così e si vuole veramente mettere la parola fine alle morti sul lavoro, il legislatore dovrebbe mettere in condizione il lavoratore di potere portare alla luce e denunciare le situazioni a rischio, liberamente e senza che ciò abbia delle ripercussioni sulla sua condizione sul posto di lavoro. Il legislatore dovrebbe capire che finchè sul lavoratore pende la spada di Damocle del possibile licenziamento o del mancato rinnovo del contratto o dell’insufficienza del salario o semplicemente dell’emarginazione, questi è in condizione di oggettiva debolezza e quindi nell’incapacità/impossibilità di denunciare gli abusi padronali sul piano della sicurezza. Pertanto solo una classe lavoratrice più cosciente e più forte è in grado di porre un serio argine alla sequela dei lutti. Gli ispettori vanno bene ma solo in seconda istanza; prima i diritti. Ecco perché devono tornare le lotte dei lavoratori, con al centro non questioni trascendentali, o la rivoluzione socialista, ma semplicemente le questioni tradizionali: contratti, salute, occupazione, riduzione dell’orario, pensioni, democrazia sindacale. Non c’è niente da inventare, occorre fare quello che i lavoratori hanno fatto per decenni e che forse da troppo tempo non fanno più, o in misura minore. Di chi è la responsabilità? Dei padroni, dei sindacati confederali, dei partiti della finta sinistra, del Governo….o semplicemente della spasmodica e indiscriminata ricerca della massimizzazione del profitto implicita nel sistema economico capitalista? Sarebbe molto interessante se attorno a questa domanda si sviluppasse un sereno ma franco dibattito in tutte le sedi. Perchè le lacrime di coccodrillo non servono e ripugnano le dichiarazioni colme di ipocrisia di chi, in altra sede, ha appena finito di invocare una totale deregulation degli orari e la propria condivisione delle politiche che incentivano l’uso dello straordinario.

Anonimo ha detto...

Io, dai telegiornali fino alla bottega di paese, sento solo opinioni favorevoli.
Dimenticavo, vivo su Marte...........