venerdì 12 settembre 2008

Comunità protette e coscienza ipocrita. Valerio Fioravanti

Un bambino Rom di 12 anni è stato fermato 46 volte per furto, e i carabinieri non sanno più che fare, se non segnalare il caso ai telegiornali, sperando che qualcuno studi una soluzione per lui e le altre migliaia di bambini che vivono nelle stesse condizioni. I militi spiegano che segnalano il fermo al Tribunale dei minori, il quale, secondo legge, dispone il “ricovero” del bambino in una cosiddetta “comunità protetta”. Il bambino però di notte scavalca il muro e se ne va, perché non esistono sbarre alle finestre, né serrature di sicurezza alle porte, né reticolati sui muri, altrimenti i piccoli ospiti potrebbero riceverne turbamento. Non è chiaro perché le chiamino “comunità protette” se nessuno protegge i bambini al suo interno dal ritorno alla vita di strada. Non è chiaro per quale forma di perverso buonismo, si teme che il bambino possa essere turbato più da una serratura, che non dalla vita randagia che fa, senza studio, senza igiene, senza niente. A meno che per “protetta” non si intenda la nostra buona coscienza, leggermente ipocrita. (l'Opinione)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

DICHIARAZIONI DEL MINISTRO AUSTRALIANO PETER COSTELLO sui problemi della immigrazione. “QUESTO E’ CIO’ CHE DEVONO FARE TUTTI I PAESI” Non sono contrario all’immigrazione, e non ho niente contro coloro che cercano una vita migliore venendo in Australia. Tuttavia ci sono questioni che coloro che recentemente sono arrivati nel nostro paese, ed a quanto sembra anche qualcuno dei nostri concittadini nati qui, devono capire. L’idea che l’Australia deve essere una comunità multiculturale è servita soltanto a dissolvere la nostra sovranità ed il sentimento di identità nazionale. Come australiani, abbiamo la nostra cultura, la nostra società, la nostra lingua ed il nostro modo di vivere. Questa cultura è nata e cresciuta durante più di due secoli di lotte, processi e vittorie da parte dei milioni di uomini e donne che hanno cercato la libertà di questo paese. Noi parliamo l’inglese, non il libanese, l’arabo, il cinese, il giapponese, il russo o qualsiasi altra lingua. Perciò, se desiderate far parte della nostra società, imparatela lingua! La maggioranza degli australiani crede in Dio. Non si tratta soltanto di un affare privato di qualche cristiano fondamentalista di destra, ma vi è un dato di fatto certo ed incontrovertibile: uomini e donne cristiani hanno fondato questa nazione su principi cristiani, e questo è chiaramente documentato nella nostra storia. Questo dovrebbe essere scritto sui muri delle nostre scuole. Se il nostro Dio vi offende, allora vi consiglio di prendere in considerazione la decisione di scegliere un’altra parte del mondo per mettere su casa, perché Dio è parte della nostra cultura. Accetteremo le vostre opinioni religiose, e non vi faremo domande, però daremo per scontato che anche voi accettate le nostre e cercherete di vivere in pace ed armonia con noi. Se la Croce vi offende, o vi molesta, o non vi piace, allora dovrete pensare seriamente di andarvene da qualche altra parte. Siamo orgogliosi della nostra cultura e non pensiamo minimamente di cambiarla, ed i problemi del vostro paese di origine non devono essere trasferiti sul nostro. Cercate di capire che potete praticare la vostra cultura, ma non dovete assolutamente obbligare gli altri a farlo. Questo è il nostro paese, la nostra terra, il nostro modo di vivere, e vi offriamo la possibilità di viverci al meglio. Ma se voi cominciate a lamentarvi, a piagnucolare, e non accettate la nostra bandiera, il nostro giuramento, i nostri impegni, le nostre credenze cristiane, o il nostro modo di vivere, vi dico con la massima franchezza che potete far uso di questa nostra grande libertà di cui godiamo in Australia: Il diritto di andarvene. Se non siete felici qui, allora andatevene. Nessuno vi ha obbligato a venire nel nostro paese. Voi avete chiesto di vivere qui: ed allora accettate il paese che avete scelto. Se non lo fate, andatevene! Vi abbiamo accolto ed aperto le porte del nostro paese; se non volete essere cittadini come tutti in questo paese, allora tornate al paese da cui siete partiti! Questo è il dovere di ogni nazione, questo è il dovere di ogni immigrante

Anonimo ha detto...

LA VENDETTA DELLA REALTÀ
di Massimo De Manzoni

Dopo essersi inventati tutto l’inventabile, pur di accusare il governo di razzismo hanno arruolato anche la camorra. Il difficile confine, davanti al quale persino l’Unità, Liberazione e il manifesto si sono (a malincuore e con qualche inciampo) arrestati, l’ha attraversato con assoluta disinvoltura la Repubblica, che su questo terreno ormai ha scavalcato a sinistra lo stesso Caruso. Così, la mattanza di Castelvolturno, diventa prima una «strage degli innocenti condannati dal colore della loro pelle» per poi assurgere rapidamente a simbolo, «una vendetta della realtà contro le semplificazioni del format di governo». «La realtà», leggiamo, «ci racconta che il nero non è il nemico: è la vittima innocente, l’assassino non è l’immigrato ma l’italiano». Di qui la logica conseguenza: «Vengono alla luce l’inconsistenza, i trucchi, il furbo conformismo di una politica che sa soltanto eccitare e inseguire le paure». Fino al lapidario: «E allora perché meravigliarsi se i Casalesi possono pensare di fare una strage di neri solo per ammazzarne uno?».
Ricapitoliamo: una banda di feroci camorristi, già autori di decine e decine di omicidi, spara davanti a una sartoria e uccide sei immigrati africani. Forse è un regolamento di conti nel mondo dello spaccio di droga, forse la «punizione» per il mancato pagamento del pizzo. Sul movente le indagini sono in corso, ma i cantori delle procure quando gli fa comodo delle procure se ne fanno un baffo e quindi: «vittime innocenti». E, intendiamoci, è possibilissimo che sia così. Ma allora «vittima innocente» anche l’italiano, proprietario di una sala giochi, che era stato ucciso venti minuti prima dalla stessa banda, no? Non si sa, per Repubblica non esiste: avrebbe un po’ guastato la tesi.
Già, perché non bisogna dimenticare che la strage è stata compiuta per il colore della pelle ed è maturata nel clima xenofobo creato dal governo: insomma, quei feroci criminali, lo capite, mai e poi mai si sarebbero azzardati ad aprire il fuoco senza il consenso di Maroni. Lo avevano già fatto in passato? Non contro gli immigrati. Certo, avevano sparato tra la folla, uccidendo «per sbaglio» anche persone che non erano direttamente loro bersagli, ma erano italiani. Vero, avevano colpito anche donne incinte: per esempio due giovani napoletane. Sì, tra gli ammazzati di mafia e camorra ci sono stati anche ragazzini che passavano di lì per caso, ma si chiamavano Stella (12 anni), Annalisa (14), Gaetano (16). Sicuro, tra le loro vittime senz’altro innocenti si annoverano anche bambini di due o tre anni. Ma non importa, questa volta è diverso. Il premier è Berlusconi, quindi vai col razzismo, vai con la «vendetta della realtà contro il governo». E pazienza se nell’azione resta ucciso anche il buon senso.
La realtà, quella vera, racconta altre cose. Per esempio, per bocca del vescovo di Capua, Bruno Schettino, parla di «settemila africani su trentamila abitanti in 27 chilometri di terra di nessuno». La realtà suggerisce che sul litorale domizio c’è il problema dei nigeriani: «Gente intelligente ma dedita alla droga e alla prostituzione». La realtà ti sbatte in faccia che «spesso ci sono frizioni con la popolazione, il processo di integrazione è molto lento e difficile, coniugare solidarietà e accoglienza è complicato». La realtà urla di «un’emergenza sociale e morale ed ecologica», della necessità di «ricreare un tessuto umano ridotto a brandelli».
Ecco, anziché narrare la favoletta dei clan sensibili agli umori della maggioranza, forse è il caso di ripartire da qui: da un degrado che in queste zone pare inarrestabile qualunque sia il governo in carica e sul quale la criminalità organizzata gioca come sempre le sue carte di morte senza guardare in faccia nessuno. Il vero problema è questo. Ed è più che probabile che neppure Berlusconi sarà in grado di risolverlo. Può essere un limite, persino una colpa. Ma non è razzismo.

da Il Giornale

Anonimo ha detto...

Ma le elezioni chi le ha vinte?
La Sx?