lunedì 8 settembre 2008

Se Alemanno sgarra il test antifascista. Uovo di giornata

Un po’ su tutti i giornali, il sindaco di Roma viene messo in croce con la solita accusa di non esecrare a sufficienza il fascismo, ogni giorno prima e dopo i pasti. Alemanno partecipava ad una visita “bipartisan”allo Yad Vashem, il museo dell’Olocausto, e in alcune interviste della vigilia aveva detto che il fascismo è un fenomeno complesso e non lo si può condannare in toto come “male assoluto”, mentre quella condanna assoluta doveva essere riservata alle leggi razziali.

Apriti cielo: la traduzione giornalistica di questa affermazione è stata a caratteri cubitali: “Il fascismo non è il male assoluto”. Con la solita sequela di accuse e anatemi che da Veltroni in giù si sono abbattute sul malcapitato.

Per la sinistra italiana e la sua stampa di famiglia, se non si fa del fascismo il punto più basso raggiunto dall’umanità nella sua tragica deriva totalitaria, tutto ciò che può dirsi del ventennio diventa irrilevante: sarebbe come continuare ad ascoltare chi esordisce affermando la liceità e la doverosità della crudeltà esercitata su esseri inermi, bambini e animali.

Chiunque abbia un minimo di consuetudine con gli studi di Renzo De Felice sa invece che il fascismo fu un totalitarismo monco e imperfetto, e che, pertanto, inferiore, sul piano della quantità di violenza erogata contro i suoi oppositori, risultò meno peggio di nazismo e stalinismo.

Si può non essere d’accordo sul piano storico e storiografico e magari ritenere che, ad esempio, una vena antisemita fosse fin dall’inizio nascosta tra le pieghe dell’ideologia delle camice nere. (Non dimentichiamo, però, che l’antisemitismo ideologico, nella storia europea, nasce a sinistra e trova il suo primo teorico in un socialista vicino all’antisemita Proudhon, Alphonse de Toussenel, autore di Les Juifs rois de l’époque, 1847).

Quello chè è invece insopportabile è la continua pretesa degli antifascisti di professione di vedere ogni giorno ripetuto il rito formale della condanna assoluta. Ormai un puro esercizio vocale e retorico, ma necessario secondo costoro, a garantire la presenza dei necessari anticorpi democratici di chiunque gli capiti a tiro.

Loro hanno stabilito il test, dettato i parametri e fissato le sanzioni. Chi sgarra va preso a randellate. (l'Occidentale)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Di articolo sull'argomento mi è capitato di leggerne anche un altro che riporto...scusate se mi permetto...

"GIORNALI e televisioni si occupano di una questione storica inventata, forse a scopi elettorali, dal sindaco di Roma Alemanno: se il fascismo sia condannabile in toto o da dividere in due tempi. Quello del regime modernizzatore del paese, entrato nel novero delle potenze coloniali con il consenso della maggioranza degli italiani. E quello del crepuscolo che per allinearsi con il nazismo hitleriano promulga le leggi razziali e resta fedele all'alleanza con Hitler fino alla disfatta. Diciamo una distinzione incomprensibile da parte del suo autore, il sindaco di Roma Alemanno, e del suo stretto parente Rauti, che hanno militato proprio in quel neofascismo che raccoglieva l'eredità del Mussolini filonazista, del Mussolini del male assoluto.

È vero, come dice Alemanno, che il fascismo nel corso della sua storia breve ma intensa è stato anche altro dalla politica razziale, anzi, spesso il suo contrario, dallo schieramento militare contro l'occupazione nazista dell'Austria, alla protezione che l'esercito italiano assicurò ai perseguitati ebrei in tutti i territori occupati, come ben sanno i piemontesi che dopo l'armistizio videro arrivare dalla Francia migliaia di ebrei al seguito della IV armata. La storia è già di per sé un via vai confuso che si presta alle più varie revisioni e confutazioni, ma non rendiamola più complicata di quanto già sia.

Dividere il fascismo tra imperialismo normale, accettabile storicamente, e regime del male assoluto da rifiutare in toto, andando in visita con lo zucchetto ebraico in testa al sacrario di Gerusalemme, è un'operazione politica anguillesca, che solo dei politici di normale cinismo possono praticare. Non sappiamo che cosa si riprometta di ricavarne il sindaco neofascista di Roma. Forse di far credere ai suoi elettori l'impossibile, cioè di separare il fascismo dal suo Duce. Ma si tratta di un'operazione, non solo storicamente infondata, ma politicamente rischiosa, si tratta di far passare a un tempo la tesi di un Mussolini antisemita favorevole alla Soluzione Finale, ma di mascherare la cosa certamente peggiore del suo opportunismo, del fatto cioè che era disposto ad avallare la strage degli innocenti per stare dalla parte del più forte. Un opportunismo confermato dai documenti storici che non giova certo al neofascismo.

La testimonianza del ministro degli esteri e parente di Mussolini Galeazzo Ciano è chiarissima: "Egli (Mussolini) ritiene ormai stabilita l'egemonia prussiana in Europa. È di avviso che una coalizione di tutte le altre potenze, noi compresi, potrebbe frenare l'espansione germanica, ma non respingerla, non fermarla". E aggiunge: "La sua non è una valutazione scientifica delle forze in campo, non considera un intervento anglo-francese-sovietico, che potrebbe in poche ore schiacciare la Germania rinata dalle ceneri di Compiègne. La sua è una convinzione politica e mitica, che affascina anche coloro che per scienza e professione dovrebbero conoscere i veri rapporti di forze".

Siamo all'irruzione dell'irrazionale nella storia. Ma è proprio questo modo irrazionale, contradditorio di fare la storia il lato oscuro dei movimenti autoritari, del neofascismo come del neocomunismo, questo mettere d'accordo i contrari che fu tipico di Mussolini e per cui gli Alemanno e i Fini possono fare gli elogi dei caduti della Resistenza come dei "ragazzi di Salò", che impiccavano e fucilavano i partigiani, dei soldati che difesero Roma dalle truppe naziste, come di quelli della Repubblica Sociale di cui il ministro della difesa La Russa ha detto: "Dal loro punto di vista combatterono credendo nella difesa della patria".

Con questo relativismo senza limiti e senza pudori si può discutere a non finire di potere, ma lasciando in pace la comune ragione e la sua evidenza. Quella ricordata per l'occasione da alcuni familiari delle vittime dell'Olocausto: "Non sappiamo se il fascismo fu il male assoluto. Ci basta sapere che con il fascismo alleato di Hitler i nostri parenti finirono nelle camere a gas".
GIORGIO BOCCA

Anonimo ha detto...

GIORGIO BOCCA
Un'anguilla che parla male dele anguille.
E' facile vedere una foto del DUX in orbace, che fa il saluto romano.
Meno facile ripescare quelle del Gerarca Giorgio Bocca.
Una bocca che allora, in quei mitici eroici tempi, si spalancava per gridare Eia Eia Alalà, mentre oggi se la prende (cattivone!) con i suoi vecchi camerati commilitoni.
Detto questo, preciso che non intendo assolutamente difendere il fascismo, che con demagogia soft unita al manganello meno soft portò l'Italia alla rovina prima con l'alleanza con Baffino, poi con l'entrata in guerra e alla fine con le leggi razziali, che anche se volute da Baffino, furono la conseguenza della politica sbagliata del regime di un dittatore onniveggente onnipotente strafottente incosciente. ... Infine ridotto a fare il cagnolino al guinzaglio di un pazzo.
Combattenti nella Repubblica di Salò: bisogna solo distinguere fra quelli che, sotto la minaccia del decreto Almirante si presentarono al richiamo di leva per evitare la fucilazione, da quelli che volontariamente si arrularono nella Milizia e ne fecero di tutti i colori. Questi ultimi non sono giustificati, nè hanno il diritto di essere riconosciuti combattenti in difesa della Patria.

Anonimo ha detto...

Condivido quanto detto da Fini nel suo intervento, con il quale ha chiuso l'incidente. Alemanno e LaRussa era meglio se stavano zitti: avrebbero fatto più bella figura.
Veeltroni, come al solito, entra nella "querelle", con le solite bischerate. Farebbe meglio a ricordarsi del suo luminoso passato antidemocratico trascorso in seno al PCI. E anche Lui se sta zitto ci guadagna un bel po'.