venerdì 28 novembre 2008

La metastasi del terrore. Paolo Guzzanti

E questa è la risposta a tutti coloro che quando sentono parlare di terrorismo islamico, di Al Qaida e di guerra contro l'Occidente, sbuffano, infastiditi come se avessero di fronte a sé il ridicolo anziché la tragedia. Da mercoledì abbiamo la prova ulteriore che il terrorismo è ovunque, può colpire ovunque, a Madrid e in India, in Africa e negli Stati Uniti, in Inghilterra e in America Latina dove ha la sua rete di alleanze. Dire Al Qaida, dire Bin Laden, dire organizzazione terroristica dell'odio, provoca malumore: finché il sangue non scorre a fiumi, finché la segatura non copre quel che resta di un essere umano, di una famiglia, siamo abituati a negare, a minimizzare, ridurre, sorridere persino. Che errore.

L'Occidente è di sua natura tollerante, polimorfo, multietnico, afflitto da sensi di colpa, pieno zeppo di moschee e cantieri di moschee, tenero con chi vuole applicare la sharia islamica anche in Europa, soddisfatto quando sente che Olanda, Danimarca, Svezia sono Paesi che si stanno islamizzando. Eppure, la guerra che seguita a far versare sangue è una guerra contro l'Occidente, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, Israele e poi anche contro di noi, il ventre molle dell'Occidente. Eppure l'Occidente ha dato dignità e valore giuridico, oltre che morale, ai diritti dell'uomo, della donna, della famiglia, dell'infanzia. L’Occidente ha creato le organizzazioni internazionali e, persino, l'Occidente è stato capace con la guerra in Kosovo, di bombardare un Paese cristiano per difenderne uno musulmano.

L'Occidente, noi, siamo fatti così. E se qualche regista imbecille sostiene che l'11 settembre gli americani se lo sono fatto da soli e che tutti gli ebrei erano scappati via in tempo dalle Torri Gemelle, noi – alcuni di noi – annuiscono felici. Gli occidentali indossano la kefia e travestiti da palestinesi si dedicano all'odio verso Israele e tutti insieme all'odio contro l'America, tanto che l'amore per Obama è diventato – nell'immaginario di questa parte debole del pensiero occidentale – una delle forme subliminali di espressione dell'odio per l'America. Non hanno capito che Obama ha confermato Gates alla Difesa e che sposterà tre brigate corazzate dall'Irak all'Afghanistan con diritto di penetrazione in Pakistan: lui, l'Obama dell'immaginario collettivo antiamericano.

Ha tutto ciò a che fare con quanto è successo ieri a Mumbai, la città che per noi europei è sempre stata Bombay? Sì, ha a che fare. Ieri i turisti sono stati selezionati come pecore al macello. Chi aveva passaporto americano: fila della morte. Passaporto inglese: fila della morte. Passaporto israeliano: fila della morte. Passaporto italiano, prego si accomodi nella fila della vita, ciò che ci fa enorme piacere. Ma guardiamo in faccia la verità e la realtà: l'attacco a Mumbai era atteso dai servizi segreti, peccato che non fosse atteso a Mumbai ma altrove. C'è stato un difetto di informazione, ma si sapeva che l'attacco sarebbe stato scatenato. Forse l'intelligence del terrorismo è più efficiente del Mi6, della Cia e del Mossad messi insieme, non lo sappiamo.

Sappiamo però che l'attacco assassino, la mattanza da tonnara, è stata condotta con l'uso dell'odio e dell'infanzia: abbiamo visto bambini carnefici imbracciare il mitra e uccidere ridendo. Abbiamo visto esseri umani mutati in mostri. Abbiamo visto esseri umani sacrificati come agnelli in base a un simbolo: il colore del passaporto, la presenza di un timbro, un visto, un'aquila. Due terzi della mia famiglia ha quei passaporti. Due terzi della mia famiglia sarebbero stati ammazzati. Io e i miei figli saremmo stati ammazzati. Chi è ebreo sarebbe stato ammazzato. Capite adesso il modello, l'impianto morale di questa guerra che viene scatenata contro l'Occidente? Non è un caso che il nazionalsocialismo hitleriano fosse fanaticamente sostenuto e sostenitore del radicalismo arabo, del gran Muftì di Gerusalemme, degli insorgenti iracheni delle guerre passate.

L'Occidente oggi guarda sbalordito le immagini in televisione. Le televisioni nazionali trasmettevano le loro sciocchezze. Tutto il mondo era appeso ai grandi network internazionali, Cnn e non soltanto. Tutto il mondo ieri era stravolto, sconvolto, disperato. Fra gli stranieri del mio mondo ieri si piangeva, si urlava, ci si abbracciava convulsamente. Ma la calma piatta del diniego cala come una nube tossica che mette tutte le coscienze a dormire. Stasera si vedranno ai Tg nuove immagini, di sfuggita. I commenti saranno o banali o timidi. La paura di offendere il carnefice prevarrà sulla schiena diritta. La tremebonda ansia di non dispiacere il persecutore sarà unita allo smodato orgasmo speso per comprenderlo e disarmarsi.

Il terrore purtroppo oggi ha dimostrato di avere metastasi ovunque, con un centro diffusore e diramazioni senza frontiere né geografiche né limiti nella dignità umana. (il Giornale)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

... Abbiamo visto esseri umani sacrificati come agnelli in base a un simbolo: il colore del passaporto, la presenza di un timbro, un visto, un'aquila. Due terzi della mia famiglia ha quei passaporti. Due terzi della mia famiglia sarebbero stati ammazzati. Io e i miei figli saremmo stati ammazzati. Chi è ebreo sarebbe stato ammazzato.
Capite adesso il modello, l'impianto morale di questa guerra che viene scatenata contro l'Occidente? Non è un caso che il nazionalsocialismo hitleriano fosse fanaticamente sostenuto e sostenitore del radicalismo arabo, del gran Muftì di Gerusalemme, degli insorgenti iracheni delle guerre passate....

I commenti saranno o banali o timidi. La paura di offendere il carnefice prevarrà sulla schiena diritta. La tremebonda ansia di non dispiacere il persecutore sarà unita allo smodato orgasmo speso per comprenderlo e disarmarsi.

COMMENTO
J.Locke nel trattato sulla tolleranza sembrò cadere in contraddizione, quando, dopo avere affermato che è necessario tollerare tutte le idee, sia quelle che ci piacciono, sia quelle che ci dispiacciono, affermò, infine, che la chiesa cattolica non doveva essere tollerata. Perchè? Perché (bisogna tornare indietro fino al Seicento, al tempo dei roghi e dell'Inquisizione -ahimè! Santa-) la Chiesa aveva mostrato un'intolleranza verso tutte le religioni e verso tutte le idee contrarie ai dogmi da Lei stessa stabiliti in maniera immutabile.
La conclusione di Locke, il succo del suo trattato fu che bisogna essere tolleranti con tutti, ma non con gli intolleranti. Anzi è proprio per amore della tolleranza che gli intolleranti non vanno assolutamente tollerati, poiché l'intollerante genera altra intolleranza, radice di rancori, di vendette, di guerre, di inutili contese, di lotte fratricide, di odio fra i popoli.
E non è da poco che io, in questo blog, avverto il pericolo della tolleranza verso coloro che entrano in casa nostra comme agnelli e subito dopo pretendono che venga tolto il crocefisso dalle aule scolastiche. Se la richiesta fosse fatta in nome del LAICISMO, non avrei nulla da obiettare; ma qui si tratta di altro. Qui si tratta di un'aggressione contro una civiltà. Ed è una cosa ben diversa dal laicismo.
Il pericolo fu segnalato da Oriana Fallaci, messa in croce e sbeffeggiata dai soliti "ben-pensanti", democratici e accoglienti: mentre il cancro del terrorismo islamico si allarga e si infiltra sempre più profondamente. Si condanna il fatto isolato, ma ci si rifiuta di prendere in considerazione il problema nella sua vastità.
Così fece l'Europa e tutto l'Occidente quando il Nazionalsocialismo di Hitler si rafforzava ogni giorno di più, fino a quando ...
E oggi? ...

Anonimo ha detto...

un'intolleranza > leggi
intolleraza

comme > l. come

maurom ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con la tua lucida e precisa analisi.

Anonimo ha detto...

A Mauro
Grazie!
z

Anonimo ha detto...

La lezione I pericoli del buonismo
di Redazione

Taj Mahal è il nome di una delle meraviglie del mondo: il mausoleo che il principe moghul Shah Jahan, sovrano musulmanodell'India settentrionale (vissuto tra il 1628 e il 1658), fece costruire in onore della moglie Mumtaz Mahal ad eterna testimonianza del loro amore e dello straordinario rilievo avuto dalla sovrana nella vita del marito, esponente di una delle più raffinate e «tolleranti» dinastie nella storia dell'islam. Taj Mahal è anche il nome di uno dei due alberghi di Mumbai assaliti dai terroristi “islamisti“, fanatici assertori di una ideologia “religiosa“ radicale e violenta. Ironia della storia, la complessità della presenza musulmana in India è come racchiusa in questa surreale omonimia, tra il monumento-simbolo di una civiltà di splendori e l'ennesimo luogo della topografia di sangue che il terrorismo islamista sta disegnando nel mondo. Nel Paese i musulmani sono circa 140 milioni, il 14% della popolazione (seconda comunità religiosa dopo l'induismo). Oggi appaiono in crisi di identità: non solo per le tante differenze «interne», ma per la difficoltà a trovare una collocazione stabile nella visione laica della società affermata dalla Costituzione indiana.
Da un lato, infatti, i musulmani indiani sono ancora divisi nei due principali gruppi: gli Ashraf, discendenti dalle varie genti islamiche straniere penetrate nel Continente, e i «convertiti» locali; questi ultimi, passando dall'induismo all'islam, hanno mantenuto molte caratteristiche della cultura originaria, come la sostanziale conservazione del sistema delle caste.
D'altra parte, i musulmani rivendicano la loro specificità di «minoranza culturale» anche nella sfera politica e giuridica, difendendo il presunto «diritto» ad una legislazione separata, basata sulla sharia, in materie come il diritto matrimoniale, garantito loro da una legge del 1937, mai abrogata. Rimase celebre il caso, nel 1985, di una donna musulmana che, chiesta al giudice l'assegnazione degli “alimenti“ dopo essere stata ripudiata, scatenò le proteste degli islamisti, che riuscirono ad ottenere addirittura una legge per impedire alle donne indiane di religione musulmana di accedere ad un istituto (il mantenimento dopo il divorzio) previsto dalla legge indiana ma non ammesso dal «diritto islamico». Ancora una volta, la rivendicazione della specificità culturale si risolve nel rifiuto del principio di laicità, e nella ricerca di soluzioni “multi-giuridiche“ che distinguono (e discriminano) i cittadini in base alla loro appartenenza religiosa e alle loro condizioni personali. Ma l'atteggiamento «islamicamente corretto» dello Stato indiano, finora, non ha prodotto risultati esaltanti: anzi, le tensioni tra musulmani e indù sono andate crescendo, nel quadro di una escalation globale dell'islamismo radicale. Al di là della riflessione su metodi e forme del terrorismo internazionale di matrice «islamista», la situazione indiana è l'ulteriore dimostrazione che, quanto più si cede - per una malintesa idea di “tolleranza“ - sul terreno dell'uguaglianza giuridica dei cittadini e della laicità dello Stato, tanto più si rischia di dare forza alle ideologie dell'odio e dell'intolleranza. L'Europa - a cominciare dalla Gran Bretagna, tentata dalla “apertura“ del sistema giuridico alla sharia - dovrebbe fare tesoro del terribile insegnamento che viene oggi dal Taj Mahal.

da il Giornale

Anonimo ha detto...

Strano. Non vedo nessun commento da parte della sinistra.
Hanno tutti la coda di paglia?