martedì 30 dicembre 2008

Meno precari = più disoccupati. Davide Giacalone

Benedetto XVI è preoccupato per l’aumento dei lavoratori precari, io per la loro diminuzione. Ha ragione, naturalmente, nel chiedere che il lavoro sia sempre dignitoso, ma è un errore credere che si possa ottenerlo irrigidendo il mercato, perché in quel modo lo si farà solo diminuire (aumentando quello in nero, che dignitoso non è). Né sarei certo che la precarietà mina la famiglia e la prolificità, perché fra i più stabili e prolifici ci sono gli immigrati, che sono anche i più precari.
La crisi avanza, il 2009 sarà duro. Prima dei licenziamenti arriveranno i mancati rinnovi dei contratti a termine. I precari diminuiranno, e sarà un gran male. Chi crede che si possa evitarlo trasformando i contratti dal termine determinato all’indeterminato, crede nelle favole, confonde la causa con l’effetto. Se quella rigidità ci fosse stata fin dall’inizio, del resto, quei posti di lavoro oggi non si perderebbero, ma solo perché non sarebbero mai nati e quei giovani sarebbero rimasti disoccupati. La buona ricetta, la più solidale, pertanto, non consiste nel contrarre, bensì nell’allargare l’elasticità, consentendo alle aziende di cancellare costi non sopportabili, ma anche di scommettere sulla ripresa, assumendo senza contrarre debiti per il futuro. A quei lavoratori, che trovo deviante definire “precari”, vanno assicurate due cose: a. fondi pubblici che sussidino la disoccupazione temporanea e non il mantenimento di lavori improduttivi (la settimana cortissima è contro il loro interesse); b. trattamenti fiscali e previdenziali non penalizzanti. Quando, ad esempio, si è finanziata la cancellazione dello “scalone”, mettendola in conto agli atipici, si è commessa una grave ingiustizia. Protestammo in pochi.
Se non procediamo in questa direzione freghiamo e marginalizziamo i giovani. Consideriamo normale, del resto, che se ne stiano in giro fino alle sette del mattino, a sballare, piuttosto che a studiare per competere e primeggiare. Se non crepano in un burrone (con trecento genitori in fila, che temono siano i propri figli!!), si cercherà di procurare loro una raccomandazione, della curia o della politica, per avere il posto fisso, naturalmente nella pubblica amministrazione, fuori dal mercato. Il che difetta non solo di dignità, ma anche di ragionevolezza e convenienza.

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Benedetto XVI è preoccupato per Benedetto XVI è preoccupato per l’aumento dei lavoratori precari,io per la loro diminuzione"

Se il precariato gli piace così tanto, perché non lo pratica lui, che fa il benpensante sulla pelle altrui? Per avere un lavoro a tempo indeterminato, in Italia, più del curriculum conta l'appoggio del partito, se sei un fedele servitore.Chissà se Giacalone ha un contratto a tempo indeterminato. Chissà. Se fosse così, dovrebbe vergognarsi a parlare. Ci vuole del coraggio per difendere il precariato. Davvero.

Irene


Irene