martedì 2 giugno 2009

Da Noemi alla Saras, in morte del giornalismo d'inchiesta. Affaritaliani.it

Sguinzagliati in Sardegna a cercare veline discinte e foto compromettenti (piccoli Corona crescono) gli esponenti del mai domo giornalismo d'inchiesta, trovandosi già sull'isola, potrebbero, nelle pause del lavoro ai fianchi del fotografo Zappadu e degli appostamenti tra i cespugli di villa Certosa, scendere da Olbia e dalla Costa Smeralda verso Sud, rotta Cagliari. E raccontarci anche, giacché son lì, che cosa si è poi saputo dell'incidente alla Saras, delle cause delle tre morti, dell'inchiesta in corso, dell'autopsia, delle colpe, degli aiuti alle famiglie. Perchè Tyssens sì e Saras no? Non solo i giornaloni cosiddetti indipendenti, ma anche Unità o Manifesto hanno ammainato la bandiera e il cavallo di battaglia delle morti bianche.

Niente, sparita. Dai giornali, dalle agenzie, dai blog.

Inserendo su Google- news, il grande aggregatore in tempo reale di quanto viene scritto minuto per minuto la parole chiave "Saras, tre morti": il primo articolo che compare è del 28 maggio: "I tre morti hanno cercato di salvarsi a vicenda". Notizie relative all'evento: 7. Inserendo, invece, le parole Noemi-Berlusconi su Google-news ci sono 9 mila e 400 articoli. Quasi una Treccani.

Ma dove sono finiti i giornalisti d'assalto, le dichiarazioni infuocate dei sindacalisti sull'emergenza dei morti sul lavoro? E le fabbriche ferme per solidarietà, i minuti di silenzio e i moniti del capo dello Stato che sul tema non fa mai mancare il suo giusto e severo richiamo? Nulla.

D'accordo, si tratta dei Moratti. E sul loro conto al momento non si intravedono responsabilità specifiche. Ma un pezzullo a seguire, un'intervistina, una telefonata al procuratore, un reportage alla Santoro sulle famiglie disperate, un'inchiestina su Tv7 sulla fabbrica il giorno dopo, un Gianantonio Stella sulla casta petrolifera, un affresco di costume della Aspesi sulla grande famiglia bipartisan, dove Gianmarco e Letizia stanno (e coagulano) a destra e Massimo e Milli stanno (e coagulano) a sinistra, alla testa di un network bipartisan che va dalla Confindustria al Comune di Milano, dall'Inter di Mourinho a Emergency di Gino Strada, da Bruno Ermolli al regista Salvatores e alla controinformazione di Peacereporter, da San Patrignano di Muccioli al Barrio di don Rigoldi e via dicendo...

Ma perché a Berlusconi (nelle cui aziende non è morto nessuno) i giornalisti investigativi non perdonano nulla e ai Moratti tutto?.

Che Paese! Come diceva Arbasino, un Paese senza.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

A BERLUSCONI NON PERDONANO NULLA CHE STA TOCCANDO INTERESSI MOLTO IMPORTANTI.

Anonimo ha detto...

Se posso permettermi vorrei segnalarvi i seguenti articoli : OBAMA COME GIUDA di Alessandro Sallusti

http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=M3KON

Anonimo ha detto...

SE IL CAVALIERE SFIDA GLI YANKEE COME MATTEI di RENATO BESANA http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=37161474

Anonimo ha detto...

L OMBRA DEL COMPLOTTO di Lucia annunziata
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=6003&ID_sezione=29&sezione=

COSI NELLE STANZE DEL OTERE S AVANZA L OMBRA DEL COMPLOTTO

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=354668

Anonimo ha detto...

e infine MONTA L INTRIGO DI OBAMA CONTRO SILVIO
http://www.libero-news.it/blogs/view/546

Anonimo ha detto...

Non sono riuscito a trascriverli ma spero che gli pubblichiate. Grazie.

Anonimo ha detto...

per carità leggiamo tutto quello che vuoi, ma non calpestare così la lingua italiana!!

prima di leggere i quotidiani che ne dici di ripassare la grammatica?

Anonimo ha detto...

Per quanto riguarda gli errori di grammattica , sono dovuti alla fretta e alla disattenzione, ma non vorrei che si trattasse di un modo subdolo e furbino per deviare l attenzione su certi argomenti.
Per le lezioni di grammatica c è sempre tempo, mi permetto di insistere e di proporre un intervista al mio connazionale Cossiga ,nella speranza che questi scritti vengano pubblicati.

SILVIO PESTA I PIEDI AGLI USA , ECCO PERCHè LO VOGLIONO FAR FUORI

http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2009/05/30/184698-cossiga_silvio_pesta_piedi_agli.shtml

Anonimo ha detto...

«Berlusconi è un istintivo, non s’è tenuto. Bastava dicesse ‘io mi occupo di politica e non di gossip’, invece è andato a Porta a Porta, ha gridato al complotto, s’è inventato una serie di piccole balle...».

grazie per l'articolo molto interessante

continua così

Anonimo ha detto...

«Tempo di rumba, tempo di te / Ballo e non ballo: ma perché?», si chiede Mariano Apicella in una canzone. Pare ora per quelle foto che lo mostrano mentre scende da un volo-blu, dei giudici potrebbero farlo «ballare» sul serio. Tanto più che in un’intervista a Claudio Sabelli Fioretti il menestrello del Cavaliere confidava già tutto: «Quando lui ha bisogno mi telefona Marinella, la segretaria: “Mariano, se non hai problemi il dottore ti vorrebbe stasera”. Io vado a Roma, poso la macchina a Ciampino e parto con lui sull’aereo presidenziale. Quasi sempre per la Sardegna, qualche volta per Milano». A spese dei cittadini.

Si dirà: che c’entra? L’aereo pubblico partirebbe lo stesso e un passeggero in più non incide di un centesimo! È esattamente ciò che disse Clemente Ma­stella, nel settembre 2007, dopo essere stato denunciato dall’Espresso mentre saliva col fi­glio sul volo di Stato che portava Francesco Rutelli a Monza per il Gran premio di F1: «Mio figlio non lo vedo mai, che male c’è se l’ho por­tato al Gran premio? Tanto, se in aereo erava­mo 10 o 15 non cambiava niente».

Eh, no, è una questione di principio, titolò la Padania: «L’inGiustizia vola al Gran Pre­mio ». Il Giornale berlusconiano rincarò: «Non dicevano di voler tagliare i costi della politica? Forse usare l'aereo di Stato più farao­nico che ci sia per assistere al Gp di Monza non è il miglior modo di risparmiare. O no? Per dire: il Gran premio lo trasmettevano pu­re su RaiUno, il cui segnale, ci risulta, dovreb­be arrivare fino a Ceppaloni». E Alessandra Mussolini, furente: «Ho messo sul sito gli indi­rizzi e-mail di Rutelli e Mastella per consenti­re a tutti i cittadini di coprirli di “Vergogna!”» Dice oggi Palazzo Chigi che i «passaggi» of­ferti al cantautore personale del Cavaliere («Mi disse: “Vorrei avere qualcuno che mi fa un po’ rilassare nei fine settimana”») sono as­solutamente legittimi: «La disciplina dell'im­piego degli aerei di Stato è stabilità dalla Diret­tiva 25 luglio 2008, regolarmente registrata al­la Corte dei Conti, che ne detta le regole per tutte le Autorità ammesse ad usufruirne». E cosa dice questa legge, che spazzò via quella più restrittiva fatta dal governo Prodi per argi­nare un andazzo che nel 2005 aveva visto im­piegare i voli di Stato per 37 ore al giorno con una spesa di 65 milioni di euro pari al costo di 2.241 (duemiladuecentoquarantuno) biglietti andata e ritorno al giorno (al giorno!) da Mila­no a Londra con la Ryanair?

Anonimo ha detto...

Dice quella legge (bollata allora da Libero con il titolo «Onorevoli e vip: Silvio allarga gli aerei blu» sotto l’occhiello: «Voli di Stato: la Casta mette le ali») che quelli che Luigi Einau­di chiamava «i padreterni» possono imbarca­re persone estranee «purché accreditate al se­guito della stessa, su indicazione dell'Autori­tà, anche in relazione alla natura del viaggio e al rango rivestito dalle personalità trasporta­te ». Di più: «L'imbarco di persone estranee al­la delegazione non comporta quindi alcun ag­gravio degli oneri comunque a carico dell'era­rio ». Appunto: la tesi di Mastella.

Obiezioni? Ma per carità: la legge è legge. E non ci permettiamo di dubitare che sia stata rispettata fino in fondo. Un conto è il rispetto delle regole formali, però (tanto più se queste sono state cambiate apposta) e un altro è l'op­portunità. È probabile che lo stesso Berlusco­ni avesse tutti i diritti mesi fa di prendere l’eli­cottero della protezione civile per andare a far­si un massaggio alla beauty farm di Mességué in Umbria, come documentò un filmato del TG3. L’opportunità, però è un’altra cosa. E di­spiace che anche questi episodi, gravi o secon­dari che li si consideri, confermino una certa «rilassatezza» sui costi e i privilegi della politi­ca. Come se la rovinosa sconfitta della sinistra alle elezioni dell'aprile 2008 avesse già saldato il conto tra la politica e i cittadini indignati.

Che la sinistra, incapace di capire l'insoffe­renza montante, meritasse la batosta, lo han­no ormai ammesso in tanti. Compreso Fausto Bertinotti, finito nel mirino proprio per i voli blu: «I nostri gruppi dirigenti? Sganciati e lon­tani dalla realtà dei lavoratori, autoreferenzia­li, così si è venuta formando anche a sinistra una vera e propria casta, un ceto politico inte­ressato solo alla propria sopravvivenza». Sarebbe davvero un peccato se la destra, che in gran parte cavalcò quei sentimenti di indignazione e oggi, secondo il Pd, triplica (da 150 a oltre 400 ore medie al mese) quei voli blu che ieri bollava con parole di fuoco, pensasse che la grande ondata di insofferenza si sia allontanata per sempre. Peggio ancora se pensasse che non c'è più bisogno di una ro­busta moralizzazione del sistema. Certo, alcu­ne misure sono state prese. La Camera e il Qui­rinale, quest'anno, dovrebbero costare meno dell'anno scorso. Ma già al Senato, ad esem­pio, non sarà così. E molti episodi rivelano una sconfortante indifferenza nei confronti dei tagli e soprattutto delle riforme ancora ne­cessari.

Basti pensare alla recentissima denuncia dei «portaborse» secondo i quali i presidenti delle Camere, dopo avere «annunciato solen­nemente un giro di vite radicale contro lo scandalo dei collaboratori parlamentari assun­ti in nero», hanno riciclato «parola per paro­la, i contenuti di una missiva analoga spedita il 28 marzo 2007» e da loro stessi giudicati «inadeguati». O all’assenteismo dei nostri eu­ro- parlamentari, 10 dei quali sono tra gli ulti­mi 20 nella classifica. O alla decisione di vara­re l'area metropolitana di Reggio Calabria no­nostante sia per abitanti al 44º posto tra gli agglomerati urbani perfino dietro Aversa, Va­rese, Chiari, Vigevano… O ancora alla timidez­za nel prendere di petto temi politicamente spinosi come la gestione di carrozzoni quali la Tirrenia o l’Amia, la società che dovrebbe occuparsi dei rifiuti da cui è sommersa a Paler­mo e i cui capi (tra i quali il presidente, pro­mosso a senatore) andavano negli Emirati Ara­bi a «vendere» la raccolta differenziata «alla palermitana» spendendo anche 500 euro a pa­sto.



Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella

alvaro ha detto...

maurom perché non posti il meraviglioso articolo di Paragone su Libero di ieri sui voli di Apicella e della ballerina di flamenco così lo confrontiamo con questo di Rizzo e Stella

Anonimo ha detto...

fantastico sto blog:
c'è la pubblicità del PD!

maurom, ti fai pagare da Franceschini?

Anonimo ha detto...

Premiata gelateria Da Silvio


"Siamo a ridosso delle elezioni, ed è facile interpretare qualunque immagine con malizia. Anche se il Dottore fosse fotografato a mangiare un gelato ci sarebbe qualcuno che lo criticherebbe. Anzi, tanti anni fa una delle sue primissime foto private fu proprio questa: lui che mangiava un gelato a Porto Rotondo. Fece scalpore. Mai si era visto un politico ritratto in un momento d'intimità. Pensate Andreotti col gelato". (Miti Simonetto, curatrice dell'immagine del Presidente del Consiglio e famiglia, Corriere della Sera, 31 maggio 2009).

"Io non l'ho mica capito perché vi ostinate a immaginare che alle feste di Villa Certosa accada chissacché... Premesso che io per altro nemmeno c'ero al festone dello scorso Capodanno... posso però tranquillamente raccontarle cosa succede, di solito, alle feste organizzate da Silvio, nella sua splendida residenza in Costa Smeralda. Come immaginerà, sono stato infatti suo ospite un mucchio di volte... Intanto ci sono subito due o tre situazioni che, ogni volta, tolgono il fiato a chi partecipa per la prima volta... C'è la gelateria. Tu vai lì, e ti servono tutto il gelato che vuoi. Gratis. Se ci pensa, è una trovata molto divertente... Divertente, lo ammetta. E sa qual è il gusto più buono? Il gelato del Presidente. Squisito... E' una vera e propria gelateria. Come pure la pizzeria. Ecco, si vaga nei giardini mangiando sorbetti e tranci di pizza, e poi si chiacchiera, si parla, si fa salotto... Mi creda: a Villa Certosa, Silvio organizza feste tranquillissime... Io, francamente, non ho mai visto Silvio frequentare minorenni...".
(Marcello Dell'Utri, Pdl, Corriere della Sera, 31 maggio 2009).

"Ogni estate, specie nel mese di agosto, ormai da molti anni ho il grande privilegio di essere ospite del presidente del Consiglio, nella sua magnifica residenza in Costa Smeralda... nei giardini della villa ci si può trovare a cena, oppure a pranzo, con imprenditori di passaggio, e con amici, con parlamentari, con dirigenti politici... ma anche, e questo è uno degli aspetti francamente più simpatici, con tante belle famigliole... L'unica situazione piccante alla quale mi è capitato di prendere parte, è una cena a lume di candela, in una notte tempestosa, con Fabrizio Cicchitto".
(Sandro Bondi, ministro per i Beni e le Attività Culturali, Corriere della Sera, 1° giugno 2009).

"Villa Certosa per me è il paradiso terrestre... Attenzione, le feste di Villa Certosa fanno parte della sua (di Berlusconi, ndr) voglia di vivere, della sua cultura, della gentilezza, della passione per la musica. Ma tutto questo serve anche a vincere la solitudine diciamo familiare. Lui forse non lo ha mai ammesso, però io l'ho capito eccome che a lui mancava la famiglia nel suo insieme... Specie con i più giovani a lui piace spiegare la politica, gli scenari, la crisi economica, tutto quanto. Partecipavano anche alcuni del coro di Forza Italia che canta 'Meno male che Silvio c'è'. Quello era il massimo della trasgressione".
(Emilio Fede, Il Giornale, 1° giugno 2009).

Anonimo ha detto...

Direttori. Esperti di gossip. Paparazzi. Starlette. Così la macchina del Cavaliere ha lavorato per disinnescare il caso Noemi.

A trasformarlo nella 'Pravda' ci aveva pensato, martedì 5 maggio, il Cavaliere in persona. "Trovate tutto su 'Chi'! Trovate tutto su 'Chi'!", aveva continuato a ripetere il presidente del Consiglio negli studi di 'Porta a Porta', quando si era presentato dall'amico Bruno Vespa per giustificare la sua partecipazione al compleanno della diciottenne Noemi Letizia in quel di Casoria. Era stato così che il settimanale di gossip della Mondadori, diretto da Alfonso Signorini, il giornalista più vicino alla presidentessa Marina Berlusconi, era diventato all'improvviso il faro che tutte le testate del gruppo, da 'il Giornale' di Mario Giordano fino ai tg e ai gettonatissimi programmi Mediaset della mattina e del pomeriggio, dovevano seguire.

Per più di un mese la grande macchina della propaganda berlusconiana, impegnata allo spasimo nel tentativo di ridurre i danni causati dall'esplodere del caso Lario-minorenni, è ruotata intorno alle interviste, alle foto posate, alle versioni 'ufficiali' dell'accaduto pubblicate dal rotocalco. Seguendo uno schema consolidato, 'Chi' offriva ai suoi quasi tre milioni di lettori una serie di temi in gran parte falsi (per esempio le bugie di Elio Letizia, il padre di Noemi, che assicura di essere un "socialista riformista" vecchio amico del premier) poi ripresi da siti Internet, televisioni e quotidiani. Insomma, mentre gli altri direttori del 'comitato elettorale' (definizione di Enrico Mentana) erano impegnati a nascondere le notizie - le dichiarazioni di Veronica Lario e dell'ex fidanzato di Noemi, Gino Flaminio - o a segnalare agli avvocati di Berlusconi la presenza di fotografie compromettenti da far sequestrare dalla magistratura romana, Signorini si muoveva da spin doctor. A Napoli veniva inviato il migliore e più roccioso tra i suoi cronisti: Gabriele Parpiglia, 30 anni, ex addetto stampa dell'agenzia fotografica del pluriprocessato Fabrizio Corona e suo grande amico.

Descritto da tutti come un ragazzo sveglio e col pelo sullo stomaco, Parpiglia ha cominciato al settimanale 'Star Tv' dove seguiva, tra l'altro, i 'tronisti' e i 'corteggiatori' del programma 'Uomini e donne' di Maria De Filippi: una strana fauna di figuranti del mondo dello spettacolo che per fama e denaro, come ha ammesso proprio il giornalista, è disposta a dire tutto e il contrario di tutto. In quell'ambiente Parpiglia si muove così con disinvoltura. E lo dimostra subito, intervistando Noemi mentre un fotografo la riprende con i genitori e il sedicente fidanzato Domenico Cozzolino, un pr di discoteca, casualmente anche lui ex 'corteggiatore' del programma della De Filippi.

Il pezzo, rilanciato da tutte le tv, ha comunque uno scopo preciso: dire agli italiani che Noemi "è illibata", tanto che la ragazzina assicura di aver baciato in vita sua solo Domenico. Sembra gossip, ma in realtà 'Chi' sta facendo, con abilità, politica.

Parpiglia del resto sa il fatto suo. Molti trucchi del mestiere li ha imparati proprio dal re di Vallettopoli, Fabrizio Corona. Con lui ha anche scritto un libro ('La mia prigione') e soprattutto ha partecipato, sia pure nelle vesti di semplice testimone oculare, ad alcune memorabili 'operazioni' oggi ritenute dalla magistratura un ricatto bello e buono: la più celebre di tutte è senz'altro l'intervista ai transessuali che trascorsero con Lapo Elkann una notte brava a base di droghe, poi sfociata in un ricovero in ospedale. Insomma, Parpiglia è il tipo giusto per giocare, all'occorrenza, anche pesante.

(continua)

Anonimo ha detto...

Il primo obiettivo di 'Chi' diventa quindi quello di minare la credibilità di Gino Flaminio, l'ex fidanzato di Noemi, che a 'Repubblica' ha raccontato come l'amicizia tra la teenager e il premier fosse nata dopo che Berlusconi aveva visto un suo book fotografico. Una versione nei fatti poi confermata anche dalla zia di Noemi, che dimostra come il presidente del Consiglio abbia mentito quando ha sostenuto di essere un amico di vecchia data della famiglia Letizia.

Così Parpiglia, memore degli insegnamenti di Corona, fa allestire al ristorante La scialuppa di Napoli una sorta di set fotografico. Lì, dopo essersi presentato come un giornalista della stampa estera, incontra verso le 17 Gino e suo padre, mentre tutto viene fotografato e registrato. La conversazione però è piuttosto deludente. L'ex fidanzato di Noemi spiega di non aver ricevuto una lira da 'Repubblica', non smentisce una virgola dell'intervista precedente, e si limita ad aggiungere di aver invece raggiunto un accordo economico da circa 10 mila euro con 'Novella 2000' (che nega). Il colpo comunque riesce lo stesso, perché Gino alla fine chiede e ottiene per il disturbo 500 euro. Ma il pezzo e le foto non escono su 'Chi'. Signorini e Parpiglia (che hanno lavorato a 'Lucignolo' con il direttore del 'Giornale', Mario Giordano), dirottano il tutto sulle pagine del quotidiano di via Negri. Qui l'articolo, intitolato 'Ecco le verità a pagamento dell'ex di Noemi', viene firmato da Parpiglia e da un altro cronista, non presente a Napoli. Il clima politico si arroventa e il Pdl, capeggiato da Maurizio Gasparri, accusa di fatto 'Repubblica' di versare soldi per le interviste. È una balla, ma l'importante è screditare.
Il set del ristorante La scialuppa non ha comunque cessato di sorprendere.

Mercoledì 27 maggio, a mezzogiorno, squilla il cellulare del giornalista de 'L'espresso' Marco Lillo. A cercarlo è Roberta Arrigoni, titolare di un'agenzia fotografica, la Uno Press, fornitrice abituale di 'Chi' e di altri settimanali. La Uno Press è una società importante. E, come risulterà qualche giorno dopo, è amministrata da Tonino De Filippo, un grande amico di Signorini, tanto che il direttore di 'Chi' ne ha celebrato il matrimonio civile nel settembre del 2008 a palazzo Duganani a Milano.
Roberta dice di poter mettere 'L'espresso' in contatto con una ragazza che è stata l'amante del premier e per questo è stata favorita nel concorso del 'Grande Fratello'. Se fosse vero sarebbe un caso lampante di conflitto d'interessi.

L'Arrigoni vive e lavora a Milano, ma invita Lillo a raggiungerla l'indomani a Napoli dove, a suo dire, l'amante di Berlusconi dovrebbe posare per un servizio fotografico. La donna fissa l'appuntamento al ristorante La scialuppa. Qui l'agente fotografico e la sedicente fiamma del Cavaliere si siedono allo stesso tavolo (o a quello immediatamente vicino) dove è anche stato fotografato Gino Flaminio. La ragazza è la polacca Laura Drzewicka, già concorrente del 'Grande Fratello', e davanti a Lillo e al suo collega Claudio Pappaianni (muniti di registratori), chiede 50 mila euro per un'intervista.
(continua)

Anonimo ha detto...

La proposta viene rifiutata. L'unica cosa che 'L'espresso' può eventualmente acquistare sono documenti e foto, ma solo se di buona qualità. Mai le interviste.

L'incontro in ogni caso prosegue e i giornalisti pongono a Laura domande sui suoi presunti rapporti con il premier per saggiare l'attendibilità del suo racconto. Dopo qualche minuto i due si accorgono di essere spiati da un tavolo vicino dove siedono una decina di persone. Due uomini anzi li fotografano, prima di andarsene in motorino. La trappola a quel punto è evidente. Chi l'abbia organizzata esattamente lo stabilirà la magistratura di Napoli e l'Ordine dei giornalisti.

Il resoconto parziale dell'accaduto, sotto il titolo fuorviante 'L'espresso pronto a pagarmi per incastrare Silvio', viene infatti pubblicato da 'il Giornale'. E a firmare l'articolo, senza spiegare come la soubrette fosse un'agente provocatore, è lo stesso cronista che il giorno prima aveva scritto con Parpiglia il pezzo su Gino, l'ex fidanzato di Noemi. Questa volta, insomma, Agatha Christie non serve per capire come sono andate le cose. Perché la macchina berlusconiana della menzogna esiste e continua a funzionare.