martedì 28 luglio 2009

Dieci domande ai dilettanti dell'Antimafia. Lino Jannuzzi

10 domande ai dilettanti dell’antimafia che hanno indagato, processato e condannato per la strage di via D’Amelio, dove furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta, e che oggi dopo diciassette anni, quando crolla tutta la loro (ri)costruzione, sollevano il polverone delle presunte “rivelazioni” del figlio di Vito Ciancimino e del presunto “messaggio” di Totò Riina e della “trattativa” tra la mafia e lo Stato e del “papello” e dell’eterno teorema dei “mandanti esterni” per sfuggire alle loro responsabilità e per evitare la revisione dei loro tre processi-farsa, il Borsellino primo, il Borsellino bis e il Borsellino ter, confermati in appello e in Cassazione, e continuare a tenere in galera gli innocenti condannati all’ergastolo.

1. E’ vero o no che tutta la loro (ri)costruzione si basa sulla presunta “confessione” di Vincenzo Scarantino, che avrebbe rubato la Fiat 126 imbottita di tritolo e l’avrebbe portata sul luogo della strage? E che questo Vincenzo Scarantino era un meccanico semianalfabeta del rione Guadagna, esentato dal servizio militare per schizofrenia, tossicodipendente e fidanzato con i transessuali Fiammetta, Giusi la sdillabrata (che significa “ampia capienza”) e Margot, e contro tutte le evidenze hanno voluto credere e sostenere per anni e per tre processi, e in appello e in Cassazione, che Cosa Nostra avesse potuto affidare a costui il compito di innescare la strage?

2. E’ vero o no che la presunta “confessione” e le presunte “rivelazioni” di Scarantino sono state smentite radicalmente, fin dal primo momento, non solo dai presunti complici da lui accusati, ma anche da boss di primo piano di Cosa Nostra, già ufficialmente “pentiti” e gratificati dal contratto di “collaboratori di giustizia” e già accreditati e riconosciuti credibili in svariati processi, come Salvatore Cancemi e Mario Santo Di Matteo e Gioacchino La Barbera? E che i verbali dei confronti, svoltisi a Roma nella sede della Dia, in cui costoro hanno smentito e persino ridicolizzato Scarantino, sono stati segretati e non esibiti nei processi Borsellino fino a quando gli avvocati non hanno denunciato i procuratori? E che tutti i boss hanno decisamente negato che lo schizofrenico, tossicodipendente e fidanzato dei transessuali Scarantino fosse mai stato affiliato a Cosa Nostra e che prima della strage ci fosse stato una riunione plenaria della “Commisione” di Cosa Nostra, allargata a tutti i mafiosi della Guadagna e presieduta personalmente da Totò Riina, a cui avesse addirittura assistito Scarantino, sì da poter udire con le sue orecchie Riina decidere la condanna a morte di Borsellino: ”A stu curnuto s’ha ‘a fare saltare ‘nda l’aria come du’ crastu che ci stava ristannu vivu, picchè chistu Borsellino fa chiu’ danni che Falcone a Roma (questo cornuto lo dobbiamo fare saltare in aria come abbiamo fatto con quel caprone che stava restando vivo, perché questo Borsellino fa più danni che Falcone a Roma)”? (segue)


3. E’ vero o no che lo stesso Scarantino, solo un mese dopo che aveva firmato il primo verbale da “pentito”, ha ritrattato la sua “confessione” e le sue “rivelazioni” e ha denunciato che con minacce e promesse gli avevano fatto firmare “tutte bugie”? E che ha dichiarato a verbale esattamente così: ”Vistiri ‘u pupu... Mi ficiru inventare tutti ‘i cosi...’u verbale lu fici iddu poi mi fici firmare...(Hanno vestito il pupo... Mi fecero inventare tutte le cose... il verbale l’ha scritto lui (il pm)e poi me l’ha fatto firmare)”. E che ha confessato che tutto ciò che aveva raccontato di Cosa Nostra, compresi i nomi dei boss,lo aveva appreso ascoltando la Radio Radicale?

4. E’ vero o no che, dopo che Scarantino fu convinto a ritrattare la ritrattazione, la moglie Rosalia, che nel frattempo aveva scritto ai giornali, alla radio, alla televisione, alla moglie di Borsellino, alla figlia di Enzo Tortora, a Vittorio Sgarbi, a deputati e a senatori, al Presidente della Repubblica, ha deposto in tribunale e ha raccontato, citando numerose testimonianze, che la mattina della strage il marito non era uscito di casa per portare l’auto in via D’Amelio, ma aveva dormito fino alle 7 e mezza, quando lei lo aveva svegliato con il caffè? E che alla vigilia del “pentimento” e della concessione del contratto di protezione e del relativo servizio di scorta, ogni volta che il marito doveva andare a deporre al processo, veniva a casa il pm, accompagnato dai poliziotti, e si chiudeva col marito in cucina per rileggergli i verbali e per allenarlo a rispondere,facendogli le domande “a scavalco”. E che ha raccontato pure quando condussero il marito a un “incontro amichevole ”con il boss Marino Mannoia, venuto apposta dall’America per istruirlo sulle cose di Cosa Nostra e per imbeccarlo su di una storia di spedizione di cocaina ad Arcore: ”Vincenzo doveva dire che chissu Berlusconi era un cornuto”?

5. E’vero o no che dopo la sentenza di primo grado del processo Borsellino primo, con cui comminarono tre ergastoli ai presunti complici di Scarantino, a quello che gli avrebbe ordinato il furto dell’auto, a quello che avrebbe imbottito l’auto di tritolo e a quello che avrebbe intercettato la telefonata con cui Borsellino annunciava la visita alla madre, un altro fior di boss di Cosa Nostra, anche lui da tempo “pentito” e fornito di contratto di collaborazione e più che accreditato per essere stato il killer confesso di tutti i delitti eccellenti e di tutte le stragi, dall’assassinio di Salvo Lima alla strage di Capaci, Giovanni Battista Ferrante, si presentò ai magistrati per spiegargli che Scarantino e i tre presunti complici condannati all’ergastolo non c’entravano niente con la strage di via D’Amelio: io c’ero e so come è andata, mise a verbale, per uccidere Borsellino, come avevamo fatto per Falcone, abbiamo messo in campo il fior fiore dei nostri boss e dei nostri esperti,niente picciotti e variopinta manovalanza, niente schizofrenici, tossici e fidanzati di transessuali...? (segue)

6. E’ vero o no che nonostante le ritrattazioni e le smentite e i verbali dei confronti “ammucciati” e tirati fuori dopo anni i tre processi in cui l’inchiesta era stata sconsideratamente smembrata furono portati avanti per anni fino alla Cassazione e che, a conclusione del Borsellino ter, dieci anni or sono, ormai già a sette anni dalla strage, in sede di requisitoria finale il pm annunciò che non solo erano stati trovati e processati gli esecutori materiali e, ovviamente, i mandanti obbligati, e cioè la “Commissione” di Cosa Nostra e il Capo dei Capi Totò Riina, ma si era ormai vicini alla scoperta dei famosi “mandanti esterni”? ”E' sufficientemente provato - dichiarò il pm - quanto ha rivelato il boss pentito Salvatore Cancemi, e cioè che c’erano stati rapporti stretti tra Totò Riina e Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, i quali sarebbe persino venuti a Palermo per parlare con il capo di Cosa Nostra alla vigilia delle stragi: ”La strage va ricondotta anche a responsabilità esterne a Cosa Nostra - dichiara il pm nel corso della requisitoria finale - e va inquadrata in una sfida-ricatto rivolta al Paese per ottenere la revisione del maxi-processo e l’abolizione dell’ergastolo da nuovi referenti e nuovi soggetti politici”. E’ vero o no che il Borsellino ter si conclude con il pm che dichiara che ormai sono sufficientemente provati i rapporti indicati da Cangemi nel periodo delle stragi tra il capo di Cosa Nostra e Berlusconi e Dell’Utri, sicché c’è da approfondire una sola cosa: ”se la strage venne compiuta da Cosa Nostra su richiesta dei soggetti esterni citati dal ‘pentito’ Salvatore Cancemi, o se invece la strage sia stata fatta nella inconsapevolezza di questi ultimi, nella convinzione tuttavia di fare loro un favore”? E che, del resto, Berlusconi e Dell’Utri sono stati indagati per le stragi dalla procura di Caltanissetta per quattro anni, i due concessi dalla legge più il rinnovo per altri due anni?

7. E’ vero o no che, dopo diciassette anni dalla strage e a dieci anni da questo solenne annuncio fatto nella requisitoria finale del Borsellino ter, i dilettanti dell’antimafia, sepolti dalle macerie di tutti e tre i processi Borsellino che, partiti dallo schizofrenico e tossicodipendente e fidanzato con i transessuali Scarantino erano arrivati a Dell’Utri e a Berlusconi, sono ridotti a sperare, per far dimenticare le loro gravi responsabilità, nelle “rivelazioni” del figlio di Vito Ciancimino (dopo che rifiutarono di ascoltare il padre, che sulle cosiddette “trattative” ha scritto persino un libro), e sui “messaggi” di Riina, sepolto vivo nel carcere duro del 41bis? E che come “mandanti esterni” ormai si accontentano, al posto di Berlusconi e Dell’Utri, di un “agente segreto” con il volto sfigurato e di un “americano” che beve whisky a Villa Igea? (segue)

8. E’ vero o no che tutte queste storie sul “pentito” Gaspare Mutolo che racconta a Borsellino delle stragi e della “trattativa” e del Ministro degli Interni Nicola Mancino che per dirottare le indagini chiama e “innervosisce” Borsellino furono già inventate e propalate per incastrare il più famoso poliziotto di Palermo, Bruno Contrada, che sarebbe stato a via D’Amelio al momento della strage (e che invece era in barca per mare con almeno altre dieci persone,compresi carabinieri e poliziotti) e che si sarebbe impadronito della “agenda rossa” sulla quale Borsellino avrebbe scritto chissà quali segreti di cui sarebbe venuto a conoscenza? E che ora vengono riciclate,più per distrarre e far confusione che per indagare e incastrare non si sa più chi e per che cosa e a quale scopo?

9. E’ vero o no che, a questo punto, i dilettanti dell’antimafia dovrebbero piuttosto affrettarsi a promuovere la revisione dei processi falliti, non fosse per altro per tirare fuori dalla galera gli innocenti condannati all’ergastolo? E che dovrebbero riaprire le indagini sulla strage di via D’Amelio non per inseguire i fantasmi dei “mandanti esterni”, ma per scoprire e arrestare almeno gli esecutori materiali (dopo diciassette anni non si sa ancora chi è stato a premere il pulsante per far esplodere il tritolo, né da dove l’ha fatto, né da dove è venuto il tritolo)?

10. Nel frattempo, almeno non potrebbero presentare le scuse al giornalista che tutte queste cose le ha scritte in tempi non sospetti, diciassette e dieci e cinque anni fa, sul “Foglio”, su “Panorama”, sul “Giornale”, e nell’agenzia di stampa “Il Velino”, ed è stato da lor signori querelato e processato, ma non condannato (per ultimo è il pm del processo Borsellino ter che ha perso clamorosamente la causa)? (il Velino)

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