giovedì 1 ottobre 2009

Se

Se la libertà di stampa violata, secondo i piagnoni della sinistra, è la stessa che mancava sotto il fascismo, comincio a dubitare che ai tempi di Mussolini non ci fosse libertà di stampa.

Se siamo sottoposti ad un regime, comincio a dubitare che quello fascista lo fosse.

Se Berlusconi è un dittatore, a questo punto non so se lo sia stato Mussolini.

Se la povertà aumenta e ci sono famiglie che patiscono la fame, mi chiedo chi si poteva permettere un pasto completo nel ventennio.

Se tanti si vergognano di essere italiani e non sopportano l'attuale governo, forse è merito di "Repubblica" che ha aperto loro gli occhi.

Se ci sono intellettuali di sinistra che preferiscono il fascismo al berlusconismo, mi chiedo in che mondo vivo e se non fosse stato meglio nascere un secolo fa.

64 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche se non c era libertà di stampa durante il fascismo allora c erano tante idee e sorsero tante riviste anche alternative al regime.
Se gli intellettuali non hanno idee non possono accapigliarsi sempre e solo a berlusconi e dare la colpa a lui di tutto.

Bi.M.

Anonimo ha detto...

da Wikipedia

Le riviste dell'era fascista

I periodici pubblicati nel fascismo rivelano tre fondamentali orientamenti: l'appoggio al regime; l'astensionismo politico e il ripiegamento nella pratica letteraria; la contrapposizione alla dittatura con la lotta clandestina.

* Gerarchia: rivista ufficiale del fascismo fondata nel 1922 da Benito Mussolini e terminata nel 1940.
* Critica fascista: periodico fondato a Roma da Giuseppe Bottai nel 1923 ed edito fino al 1943.
* Primato: rivista quindicinale di Lettere e arti d'Italia fondata a Roma da Giuseppe Bottai nel 1940 ed edita fino al 1943.
* La difesa della razza: rivista diretta da Telesio Interlandi che vide il suo primo numero il 5 agosto 1938 e venne stampata fino al 1943.
* Pegaso: rivista di lettere e arte fondata nel 1929 da Ugo Ojetti e terminata nel 1933.
* Pan: rivista di lettere, arte e musica, fondata da Ugo Ojetti nel 1933 e terminata nel 1935.
* L'Universale: rivista dei "GUF" (Gruppo Universitario Fascista) fondata nel 1931 da Berto Ricci e terminata nel 1935.
* Il Ventuno: rivista edita a Venezia nel febbraio del 1932 come "gazzetta di poesia" da un gruppo di studenti liceali e terminata nel 1940.
* Quadrivio: settimanale diretto da Teresio Interlandi e pubblicato dal 1933 al 1941, ha ospitato gli esordi letterari di Francesco Jovine, Carlo Bernari, Alberto Moravia, Antonio Piromalli.
* Il Bo: foglio del "GUF" di Padova, nasce nel 1935 dall'iniziativa di Ugo Marsia e Ruggero Zangrandi per terminare nel 1937.
* Architrave: foglio del "GUF" di Bologna nato nel 1940 come mensile di politica, letteratura ed arte e terminato nel 1942.

Riviste alternative durante il regime

La rivendicazione dei cattolici

* Vita e pensiero: rivista fondata il 1 dicembre 1914 a Milano dal francescano Agostino Gemelli, Ludovico Necchi e Francesco Olgiati, che si proponeva come mediatrice tra la fede e il mondo e che viene pubblicata ancora oggi come rivista dell' Università Cattolica.
* Frontespizio: rivista cattolica letteraria fondata nel 1929 a Firenze da Enrico Lucarelli e conclusasi nel 1940.

Le riviste di Strapaese

All'indomani del delitto Matteotti il fascismo delle "origini", tutta azione e risoluzione, provoca manifestazioni squadristiche ed episodi difensivi che, all'insegna del movimento di Strapaese e dei suoi fogli, Il Selvaggio di Mino Maccari e L'Italiano di Leo Longanesi, programmano l'utopia dell'Italia terrigena e tradizionalista, barbara e antieuropea.

* Il Selvaggio (1927 - 1943)
* L'Italiano

Il novecentismo di Bontempelli

* "900", Cahiers d'Italie et d'Europe: rivista che esce nel novembre del 1926, diretta da Massimo Bontempelli con Curzio Malaparte come condirettore che, dopo qualche numero passerà in modo clamoroso nel campo opposto schierandosi con gli strapaesani della rivista "Il Selvaggio".

L'europeismo di Solaria

* Solaria: rivista fondata nel 1926 da Alberto Carocci.

L'arte non asservita allo stato

* Campo di Marte: rivista quindicinale di azione letteraria e artistica fondata a Firenze nell'agosto del 1938, nominalmente diretta da Enrico Vallecchi ma in effetti dai redattori Alfonso Gatto e Vasco Pratolini.
* Corrente: rivista giovanile fondata a Milano nel 1938 da Ernesto Treccani.
* Letteratura: fondata a Firenze nel 1937 e diretta da Alessandro Bonsanti, aveva carattere trimestrale. È stata pubblicata fino al 1968.

Anonimo ha detto...

posto anche questo bell articolo di Mario Cervi che fotografa bene la situazione.

Savonarola, Travaglio e i partigiani della resistenza moscia

M’è capitato tante volte d’essere accusato di scarsa deferenza nei confronti della Resistenza. Ho sempre scritto - anche ieri, nella mia «stanza» - che il suo apporto alla guerra dal punto di vista militare fu insignificante. Tanto basta per mandare su tutte le furie coloro che amano favoleggiare d’una Italia del ventennio percorsa da fervidi slanci democratici, e del suo insorgere con compattezza eroica contro gli oppressori nazifascisti.
Sul tema non cambio idea. Ma sento il dovere di difendere la Resistenza dalle manovrette di chi spregiudicatamente vuole appropriarsene per i suoi scopi di bassa polemica. Volendo difendere, in questa occasione, la Resistenza devo occuparmi di Marco Travaglio. Ne avrei fatto volentieri a meno, penso che la Penisola soffra d’una overdose di travaglismo. L’estasi degli ammiratori quando il Sommo si offre, in Annozero, in tutto il fulgore del suo profilo trova riscontro solo nelle manifestazioni dei più famosi santuari, e alla Mecca.
Ma il Travaglio che in questa specifica occasione m’interessa non è il predicatore del rito santoriano. È il giornalista della carta stampata: trasmigrato dall’Unità al Fatto. Proprio questo quotidiano ha pubblicato ieri un articolo di Travaglio che aveva per titolo «Resistenza, siamo al completo». Resistenza con la erre maiuscola e dunque in tutto e per tutto assimilabile, si direbbe, a quella che con luci e ombre, ma in tempi alti - di grandi eroismi, di grandi tragedie, e se volete anche di grandi crudeltà e viltà - si batté contro l’occupante. M’è bastato leggere poche righe per capire che la resistenza evocata da Travaglio era con la erre minuscola e moscia, era non la Resistenza fiera e magari spietata di chi rischiava la vita, ma la resistenziuccia de noantri, con l’eterna e ormai stucchevole polemicuzza contro Silvio Berlusconi e con gli immancabili gridi di dolore per una libertà di stampa - o, tout court, per una democrazia - che agonizzerebbero sotto il tallone di ferro del Cavaliere.
La legione sacra degli irriducibili lotta perché il liberticidio non si avveri. Travaglio avverte, a ogni buon conto, che i partigiani dell’antiberlusconismo sono stati già registrati, e che non saranno tollerati ingressi tardivi e opportunistici. «Forse - ammonisce Travaglio - è il caso di stabilire una scadenza e un numero chiuso per la Resistenza». Niente «Galeazziciano all’amatriciana» e il riferimento è al genero del Duce che firmò il documento da cui derivò la caduta del fascismo.
C’è qualcosa di intimidatorio, nel tono di Travaglio. I puri e duri si sono sempre opposti alla contaminazione delle loro file. La resistenza de noantri sporge il petto in fuori, gli eletti ritengono d’essere eroici e intrepidi mentre sfornano a ritmo incessante volumi che raccolgono atti giudiziari generosamente elargiti dalle procure, e mentre si rivolgono a milioni di italiani, con il loro arsenale di atti e faldoni, dagli schermi della Rai. «Astenersi perditempo e voltagabbana» intima il savonarola piemontese.
Il giorno del giudizio è già arrivato. I resistentini occupano comode poltrone e incassano laute prebende lamentando l’impossibilità, per chi come loro abbia in gran dispetto il Cavaliere, di esprimersi liberamente. In effetti dove potrebbero mai mettere nero su bianco i loro pensieri in un Paese dove le testate quotidiane a impronta antiberlusconiana sono soltanto nove? (Repubblica, Unità, Europa, Manifesto, Liberazione, Riformista, Altro, Terra, Il Fatto). Due di queste testate vanno ricondotte al Pd, quattro sono espressioni d’un partito o partitino, due hanno un’etichetta comunista. Uno sbadato potrebbe anche pensare che ce n’è abbastanza per occuparsi sia della lotta di classe, che è robetta, sia della escort D’Addario. Guarda un po’ dove va a rifugiarsi il marxismo. Chiedo scusa, sono stato approssimativo. Dove va a rifugiarsi la resistenza. Con la erre minuscola, mi raccomando.

Bi.M.

Anonimo ha detto...

Risposta di Travaglio a Cervi

..."Mario Cervi - di cui Montanelli diceva che “quando fa il compitino non prende mai meno di 6, ma mai più del 6” - si produce in un'articolessa sul Giornale per difendere i sacri valori della Resistenza gravemente lesionati dal mio pezzullo (e chissà l'entusiasmo di Feltri, che esibisce sulla scrivania un busto bronzeo del Duce). “C'è qualcosa di intimidatorio - sbrodola il Cervi col ditino alzato - nel tono di Travaglio. I puri e duri si sono sempre opposti alla contaminazione delle loro file. La resistenza de noantri sporge il petto in fuori, gli eletti ritengono di essere eroici e intrepidi...” e conclude con un sapido: “guarda un po' dove va a rifugiarsi il marxismo...”. Il marxismo? Intimidatorio? I puri e duri? Il petto in fuori? ‘A Mario, stavo scherzando, la Resistenza era una battuta, possibile che ti si debbano spiegare pure le barzellette, come ai carabinieri?"...

Anonimo ha detto...

Mario Cervi con Montanelli ha fondato il gionale e hanno scritto pure qualche libro asssieme, quindi Travaglio prima di arrivare al 6 di Cervi ne deve bere di latte.
Piuttosto è disgusto il doppiopesismo della sinistra che ormai è diventato un tarlo da schiacciare.
Bi.M.


Firmano contro Silvio ma assolvono il pedofilo

Una divertente questioncella ha messo a nudo le meningi dei soliti firmaioli de’ sinistra che passano per intelligentoni. Grazie alla vivisezione sono emerse due cose: l’encefalogramma è piatto e la malafede somma.
A migliaia avevano aderito all’appello in difesa di Repubblica querelata dal Cav per le dieci domande su Papi. Un plotone unito da incontenibile indignazione per il Berlusca presente alla festa di Noemi e per le scappatelle con la nota escort. Nel sottoscriverle, gli intelligenti avevano fatto proprie le domande. Nove erano incentrate sull’alcova del Cav, la decima poneva questo interrogativo: «Alla luce di tutto ciò, quali sono, signor presidente, le sue condizioni di salute?». Ossia è - come noi scalfariani pensiamo - da ricovero in cliniche per erotomani o ritiene di potersene andare liberamente in giro?
Bene, gli stessi parrucconi stanno ora firmando a frotte la petizione per Roman Polanski, il regista arrestato a Zurigo per avere fatto la festa a una tredicenne. Nel ’77, all’età di 44 anni, Polanski - secondo l’impareggiabile puntigliosità dei documenti giudiziari - sodomizzò la minorenne dopo averla imbottita di droghe per meglio disporla alle sue voglie. Il regista ammise e patteggiò. Ma invece di scontare la pena fuggì e prese la cittadinanza francese.
Ora, di fronte all’arresto tardivo, è un coro mondiale di solidarietà verso l’anziano Roman che rischia di essere estradato e languire in qualche carcere yankee. Da noi, sono in prima fila Placido, Tornatore, Sorrentino, Monicelli, l’intera intellighenzia del ciak, gli impegnati in genere.
Anche a me, Polanski fa pena. Ma io non ho firmato gli appelli per rinchiudere il Cav in manicomio. I sopracitati, sì. Due pesi e due misure: moralisti e spietati con lui che è andato alla festa di una diciottenne e ha passato una notte con una navescuola quarantenne; fricchettoni e buonisti col regista che ha fatto quello che gli passava per la testa con una di 13 anni. La contraddizione è insanabile. Sentite infatti come si arrampicano sugli specchi i pretesi cervelloni.
Il più abile è stato Paolo Sorrentino, regista del Divo (alias Andreotti). «Ho firmato, consapevolmente, entrambi gli appelli - ha detto - ma non voglio commentare». Furbo, ma almeno non ha fatto la figura del fesso. Resta - e per sempre - la quintessenza dell’impunito. Per Placido, Polanski è «un grande artista» e questo basta per perdonargli lo stupro. Il Cav non lo è. Merita perciò la gogna perché si fa chiamare Papi dalla leggiadra Noemi. Per Tornatore - tenero autore di Nuovo cinema Paradiso - Polanski ha 77 anni e a «un uomo della sua età va risparmiata la sofferenza». Di Berlusconi, 73 anni, chisseneimpipa, si assuma le sue responsabilità per avere deflorato la madamina di Bari. Per la giornalista del Manifesto, tale Maria Ciotta, il merito di Roman è avere ammesso la violenza alla tredicenne. Il Cav invece non ha risposto alle dieci domande e, quanto a lei, ha la certezza che gatta ci cova. Il fatto che abbia giurato in tutte le salse (errore fatale: doveva limitarsi a una risata, ndr) di non avere mai toccato una minorenne, a Ciotta fa un baffo. Semo de' sinistra e c'avemo le idee nostre. Così, tra reo confesso di una porcheria e presunto colpevole di mandrillate, le simpatie della signora vanno al verro.

Anonimo ha detto...

Tra tutti, quello che però si è scoperto di più è stato Mario Monicelli. Reso ardito dall’età quasi centenaria, il regista ha spalancato il suo cervello consentendone l’ispezione. Perché salva Polanski e condanna il Cav? gli ha chiesto il Riformista in un’intervista. «Sono due persone completamente diverse», ha premesso il vispo rudere e ha aggiunto: «Berlusconi non ha le qualità di sensibilità di Polanski, non si rivolge a uomini e donne, ai loro animi, ai sentimenti, come il regista. Il Cavaliere ha rapporti di potere con la società». Che c’entra? Avrebbe potuto obiettare a questo punto il Riformista - che ha invece taciuto - il Cav avrà anche potere ma non stupra. Lo ha fatto invece il suo sensibilissimo Polanski che non so come si comporti con gli uomini, gli animi e compagnia ma con le donne lo sappiamo entrambi: le droga e sodomizza. Preso alla sprovvista, il matusalemme avrebbe ripetuto quello che ha effettivamente detto in un altro passo dell’intervista, ossia che lui vuole la libertà di Roman perché «è un artista di valore e io ho fatto il primo film con sua moglie». Hai detto un piffero! «E perché vuole invece il capestro per Berlusconi?», avrei chiesto io al posto del Riformista. «Perché è Berlusconi», avrebbe risposto il Maestro svelando finalmente quel che aveva dentro il capino centenario.
Firmano come hanno sempre firmato: perché lesti di mano e piatti di cervello.

Di Giancarlo Perna

Anonimo ha detto...

Ho letto anche qyesta notizia che può esser interessante, del resto tutto il mondo è paese.

LATE SHOW
Letterman confessa in diretta tv
relazione con una collaboratrice
Il popolare conduttore ha raccontato nella puntata di ieri sera la vicenda dopo aver subito il ricatto da parte di un uomo, dipendente della Cbs, che è stato arrestato

NEW YORK - Il comico televisivo David Letterman ha confessato al pubblico durante la trasmissione di ieri sera di avere avuto una relazione con una collaboratrice del suo staff. La confessione è giunta dopo che Letterman aveva ricevuto tre settimane fa una lettera dove si minacciava di rendere pubbliche la sua vicenda extraconiugale se il comico non avesse pagato una grossa somma di denaro.

Letterman, che ha 62 anni, ha denunciato la situazione alla polizia, che lo ha munito di un falso assegno da due milioni di dollari da versare al ricattatore. Il trucco ha funzionato e il ricattatore è stato arrestato. La Cbs ha diffuso un comunicato la notte scorsa in cui specifica che il ricattatore è un uomo che lavora al programma "48 hours" e che ieri è stato arrestato dopo che il conduttore gli ha consegnato un falso assegno da due milione di dollari.

Il comico, che è sposato da un anno e ha un figlio di quasi sei anni, ha raccontato la vicenda nella sua trasmissione. "La mia risposta alle accuse di relazioni sessuali è stata 'E' vero, sono avvenute' - ha detto al pubblico del teatro di New York dove è registrato il suo famoso show - Sarebbe stato imbarazzante se la cosa fosse diventata pubblica? Forse sì. Sentivo però il bisogno di proteggere questa gente e certo di proteggere la mia famiglia".

Letterman, che ha scherzato spesso in passato sulle infedeltà di alcune celebrità, ha detto di essere stato chiamato giovedì mattina da un gran giurì per testimoniare sulla vicenda.

Bi.m.

Anonimo ha detto...

avranno pure scritto qualche libro asssieme ma ciò non vuol dire che sono simili:
uno è andato via perchè contrario all'ingerenza del padrone, l'altro rimane ancora lì, il liberale dei miei ciufoli quando anche Facci è scappato per illiberalità dimostrata all'interno del giornale di famiglia

Travaglio supera Cervi in liberismo e libertà di espressione, su internet è pieno di frasi contro la sinistra -destra e centro da parte di Travaglio
Crevi ha mai contestato un capello al padrone?
FIguriamoci...

Anonimo ha detto...

Adesso non esageriamo.
Se uno dice così evidentemente non conosce Mario Cervi.
Consiglio di leggerti i libri sulla storia d Italia di Cervi -montanelli.
Saluti.

Bi.M.

Anonimo ha detto...

consiglio di leggere
pardon

Anonimo ha detto...

Magari riuscissi a confutare la mia tesi...ma proprio non me lo vedo Cervi parlar male del padrone

...
Non riesco a trovare niente sarebbe grato un aiuto

maurom ha detto...

Se leggessi Cervi con regolarità ti accorgeresti che spesso è in disaccordo con il Governo e/o con Berlusconi, senza, per questo, minacciare dimissioni.

Anonimo ha detto...

Ripeto:
Magari riuscissi a confutare la mia tesi...ma proprio non me lo vedo Cervi parlar male del padrone

prendi uno straccio di "disaccordo" e postalo perchè non riesco a trovare niente su internet.Il Giornale è su internet o sbaglio?

Anonimo ha detto...

Santoro, Fazio, la Dandini, il Tg3, Floris, i Guzzanti vari (potrei andare avanti all'infinito) fanno i loro porci comodi in tivù dalla mattina alla sera e per il centrosinistra devono ovviamente continuare a fare i loro porci comodi, altrimenti è in pericolo la libertà di stampa. Se il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, si permette invece di andare in onda nel tg delle 20 per neanche tre minuti e dire la sua sulla assurda (per lui e anche per me) manifestazione di oggi per la libertà di stampa a Roma, beh, apriti cielo. Minzolini ha parlato da un'ora circa e gli esponenti del centrosinista si sono già scatenati. Domani nei giornali ne leggeremo delle belle.

Ma cosa ha detto Minzolini di così tanto grave? Nulla. Ha semplicemente riempito il suo editoriale di tante ovvietà, che però faticano sempre ad emergere perchè sommerse dalle bugie dell'informazione politicizzata e militarizzata del sindacato unico del giornalisti. Per il direttore del Tg1 'Negli ultimi dieci anni, ci sono state ben 430 querele di politici contro giornali, il 68% presentate da esponenti del centrosinistra. Mi chiedo: è possibile che la libertà di stampa sia stata messa in pericolo solo dalle due querele di Berlusconi?'. Ha proseguito Minzolini: 'Vediamo poi quello che succede all'estero. Nel 2004, Tony Blair dopo un lungo braccio di ferro che arrivò quasi in tribunale costrinse alle dimissioni i vertici della Bbc, che lo accusavano di aver falsificato i dossier sulla guerra in Iraq. Non si può pensare che i giornali abbiano sempre ragione. La difesa corporativa non fa bene all'autorevolezza dei media; specie in Italia, dove si ha una strana concezione del pluralismo dell'informazione. Ci sono giornali che si considerano depositari della verità e che giudicano gli altri che la pensano in modo diverso come nemici o servi: chi ha questa concezione, manifesta contro un ipotetico regime politico, per insediare un inaccettabile regime mediatico'.


Aggiungo io: una delle star della manifestazione di oggi a Roma è stato Antonio Di Pietro, che è diventato ricco grazie alle 300e più querele fatte contro i giornalisti.

Vi riporto di seguito la prima dichiarazione di un esponente del centrosinistra, pescata dall'Ansa, l'incorreggibile Rosi Bindi: ''Il direttore del Tg1 ha perso occasione per riscattare il pessimo esempio di informazione del servizio pubblico di cui ha dato prova in questi mesi. Se qualcuno aveva dei dubbi sui rischi che corrono il diritto di cronaca e la liberta' d'informazione in questo paese, l'editoriale di questa sera li ha trasformati in certezze. La Commissione di Vigilanza Rai batta un colpo''.

Ecco, Minzolini non può parlare, non è un suo diritto. Va censurato. Santoro no, può 'andare a puttane' tutti i giovedì sera e guai se qualcuno osa dirgli che sta esagerando: è un attentato ala libertà. Certi giornalisti, certa opposizione è come il bambino che va al campetto e vuole giocare, fare l'arbitro e tenersi sempre il pallone, 'perchè il pallone è solo mio'

Anonimo ha detto...

Lotta per la libertà di stampa.
Mi torna alla mente Don Chisciotte mentre, lancia in resta e scolapasta in testa, parte alla carica contro ai mulini a vento ...

Anonimo ha detto...

Eran trecento
eran giovani e forti
e (grazie a Dio) son sempre vivi
non sono morti.

Anonimo ha detto...

e finitela di copiare e incollare, riuscite a scrivere qualcosa uscito dal proprio cervello?

Anonimo ha detto...

Montanelli? Un grande. Non chi gli fa il verso
di Mario Cervi

La lunga ombra di Indro Montanelli, impertinente e onnipresente, ci sta inseguendo, a cent’anni dalla sua nascita. Se ne parla, se ne sparla, se ne dibatte. Era un «contaballe», si insinua. Ma il contaballe conta molto più di tanti che s’atteggiano, corrugando severi la fronte, a fonti cristalline di verità. Oggi 6 ottobre la sala Buzzati del Corriere della Sera - mi piace molto l’accostamento di due nomi che sono indimenticabili e di due uomini che furono legati da profonda amicizia - apre le sue porte a un convegno dedicato alla vastissima attività giornalistica di Indro. È prodigioso ciò che Montanelli, lavoratore instancabile, riuscì a realizzare. Infatti il 18 maggio scorso ci si era occupati a Firenze di «Montanelli narratore», e il 6 novembre a Roma ci si occuperà di «Montanelli e la storia d’Italia».

La giornata milanese si articolerà in due appuntamenti, mattina e pomeriggio. Nel primo, presieduto da Paolo Mieli, Angelo Varni, professore di storia contemporanea e direttore della scuola di giornalismo di Bologna, rievocherà i modelli e le prime esperienze di Montanelli. Dopo di lui Sergio Romano dirà della necessità che Montanelli aveva di fare continuo riferimento alla storia per la lettura della cronaca politica contemporanea, e Oliviero Bergamini, professore universitario di storia del giornalismo oltre che inviato speciale in zone di guerra, illustrerà i leggendari réportages del più grande reporter italiano.

L’appuntamento del pomeriggio sarà coordinato da Ferruccio De Bortoli. Roberto Chiarini, professore di storia dei partiti politici, farà riferimento al Montanelli opinionista ed editorialista (e al suo difficile rapporto con il potere); Valerio Castronovo farà riferimento a Montanelli direttore di quotidiani (Il Giornale per un ventennio e per una manciata di mesi La Voce); Paolo Occhipinti racconterà della «stanza» di Indro, punto di forza del suo settimanale, Oggi. Infine toccherà a me di spiegare cosa significasse scrivere con Montanelli. E di spiegare anche - o tentare di spiegare - che importante significato abbia per me l’avere chiamato «La stanza di Mario Cervi» una rubrica di corrispondenza con i lettori che da poco tengo sul Giornale: e che per verità è stata voluta da Vittorio Feltri.

Non è, vorrei fosse chiaro, che io mi atteggi, se non per vecchiaia, a erede ed emulo di Indro. Intanto perché non ritengo d’avere le credenziali necessarie. Poi perché a mio avviso non esistono eredi che reggano il confronto con lui. Esiste qualche epigono o qualche imitatore. Lo scrivere à la manière d’Indro è stato un vezzo e un vizio di giornalisti anche molto brillanti. Io non l’ho avuto. Ho sempre scritto come mi viene naturale. Se poi questo era compatibile con l’alta cifra stilistica di Montanelli - pare lo fosse, tredici volumi della Storia d’Italia lo dimostrano - tanto meglio.

Anonimo ha detto...

In una recente polemichetta Marco Travaglio mi ha così definito, o piuttosto mi ha fatto così definire da Indro: «Mario Cervi, di cui Montanelli diceva che quando fa il compitino non prende mai meno di sei, ma mai più di sei». Non so da dove Travaglio abbia tratto la citazione, e non m’interessa. È un hobby molto diffuso quello d’attribuire a Montanelli frasi sferzanti, in generale riguardanti avversari di chi le cita. Ma non me ne sento offeso né diminuito. La sufficienza data da Montanelli è molto più lusinghiera di certe lodi sperticate da salotto.

Indro era un esaminatore severo. Per questo ero stato colto da ansia quando avevo saputo della imminente pubblicazione dei diari postumi di Indro, dall’editore intitolati I conti con me stesso (Rizzoli). Non fosse mai che l’amico scomparso mi assestasse, dall’aldilà, qualche botta (ad alcuni colleghi è capitato)? In quei diari sono citato più volte. La prima il 20 novembre 1969. Un poliziotto era stato ucciso vicino al teatro Lirico di Milano durante una manifestazione per il caro-case. «Cervi aveva scritto un breve commento, ma energico e vibrato, sull’assassinio di ieri. Spadolini lo ha modificato attenuandolo» (la commissione interna aveva fatto capire che se non fosse stata accettata la sua versione dei fatti avrebbe bloccato il giornale). Il 4 giugno 1977, dopo che era stato gambizzato Montanelli, fustigando i salotti milanesi dove si era brindato all’evento, trovava modo di accennare a me. «Mi dicono che Cervi, che lo ha commentato (l’attentato n.d.a.) a Montecarlo, ha commosso tutti con la propria commozione». 8 agosto dello stesso anno, da Cortina. «Da Milano mi leggono la risposta di Zanone (segretario del Pli) al mio articolo. Dico a Cervi di pubblicarla come fondo con una replica che affido alla sua penna. Quando me la legge mi pare di averla scritta io, tanto bene riflette il mio pensiero». E il 9 agosto, sempre da Cortina: «Quelli di Azione comunista hanno fatto saltare col tritolo un ripetitore di Telemontecarlo... Ordino di dare il massimo rilievo alla notizia e di dedicarle domani un fondo di Cervi». E infine il 10 agosto: «Il Giornale è il solo a riportare in prima pagina l’attentato. Anche Il Tempo lo minimizza. Cervi mi legge il fondo che ha preparato. Perfetto come sempre». Mica male, per i miei modesti compitini.
Marco Travaglio, in memoria di Indro, vuoi concedermelo un 6+?ù
Bi.M.

Anonimo ha detto...

è possibile che nessuno riesca a trovare uno straccio di articolo in cui Cervi (in qualità di articolista del giornale di P/S Berlusconi) metta in dubbio qualcosa che riguardi il Premier?

Grazie


ps: è dal 2/10/09 che ho invitato a fornirmi un articolo e nessuno mi ha ancora postato nulla

Anonimo ha detto...

non dico contrario sarebbe troppo ma in dubbio,mi accontento di pochissimo

Anonimo ha detto...

Eccoti servito


Consulta, era meglio se la cena non si faceva
Di Mario Cervi

La fatwa contro i giudici costituzionali Paolo Maria Napolitano e Luigi Mazzella - rei d’avere partecipato a una cena con Silvio Berlusconi, Gianni Letta e il Guardasigilli Angelino Alfano - è stata lanciata da Antonio Di Pietro: con l’immancabile corredo di termini insultanti tratto dall’abbondante repertorio dell’ex pm. A giudizio di molti questo vizio d’origine può bastare per privare d’ogni credibilità l’ennesima crociata contro il Cavaliere, come le precedenti presumibilmente votata al fallimento. Su queste colonne Salvatore Tramontano ha poi sottolineato con efficacia il doppiopesismo di Tonino da Montenero di Bisaccia. Potrei tacere a questo punto. Ma devo confessare che se lo facessi proverei una sensazione di disagio. Il fatto di cui si discute - e il tono con cui l’anfitrione della cena contestata, Luigi Mazzella, ne rivendica la legittimità - mi lasciano forti dubbi. So benissimo che se si va a frugare nei comportamenti recenti o passati o remoti di chi si atteggia oggi a critico di Berlusconi è facile trovarvi esempi a bizzeffe d’indelicatezze ben più clamorose e ben più faziose. Ma questo non basta per rasserenarmi. L’elencazione delle malefatte altrui - quando l’altrui s’impanchi a moralista e predicatore - è un valido argomento politico. Due colpe tuttavia non fanno, messe insieme, una ragione. La sinistra e settori importanti della magistratura hanno nei loro armadi innumerevoli scheletri di complice parzialità. Contro i loro pessimi usi e i loro abusi ci siamo pronunciati spiegando - quando con ipocrisia si rivendicava l’imparzialità sostanziale delle toghe a dispetto dei loro pronunciamenti ideologici - che il giudice non deve soltanto essere imparziale. Deve anche apparirlo. Credo, in mancanza d’ogni prova in contrario, alle affermazioni dei commensali, quando sostengono di non essersi per nulla occupati del “lodo Alfano” sul quale la Consulta dovrà pronunciarsi in ottobre. E non sono del parere che il sospetto sia l’anticamera della verità. È sovente l’anticamera della calunnia.

Anonimo ha detto...

Ma non mi pare sia stata opportuna la rimpatriata tra il presidente del Consiglio, due suoi importanti collaboratori e due giudici costituzionali. Berlusconi in persona, nell’auspicare la divisione non solo delle funzioni ma anche dello “status” tra giudici e pm, ha dichiarato d’augurarsi che in futuro pm e giudici si diano del lei e si comportino da estranei. Sono totalmente d’accordo. E però nella sua lettera aperta al Cavaliere il giudice Mazzella, legato a lui da una lunga amicizia, gli dà del tu. «Il conversare tutti assieme in tranquilla amicizia - scrive Mazzella - non mi sembra un misfatto». Infatti non lo è. Nulla, in quella cena, ha avuto carattere d’illegalità o di deliberata scorrettezza. Nulla autorizza a immaginare che nel corso di essa siano stati presi accordi o ideate trame. Semplicemente sarebbe stato meglio che non la si fosse organizzata. Vero quanto ha osservato in una dichiarazione al Corriere il presidente emerito della Consulta Piero Alberto Capotosti: «I giudici (costituzionali, ndr) prima della nomina, o addirittura immediatamente prima, possono ricoprire incarichi di governo e di partito e possono essere anche ministri, segretari di partito o semplici parlamentari. È logico... che abbiano avuto continui rapporti di lavoro o anche di amicizia con esponenti del mondo politico». Ma altrettanto vero che in determinate circostanze la solitudine del giudice deve prevalere sulla convivialità dell’amico. Tanto per evitare equivoci e chiacchiere. E senza che debbano essere tirati in ballo «riunioni carbonare e piduiste», l’Ovra e i totalitarismi.

Anonimo ha detto...

In questo articolo Cervi critica Berlusconi per l incontro conviviale col giudice mazzella.

Ne ho trovato anche altri nella rassegna stampa , con qui polemizza con lega o con questo governo per aver aumentato i ministeri ma non riesco a copia-incollarli.
Questo vale a mò di esempio.
Bi.M.

maurom ha detto...

Grazie Bi.M.
La tua collaborazione è preziosa e puntuale.
Sei stato gentile perché la richiesta di articoli contrari a Berlusconi mi è sembrata speciosa.

Anonimo ha detto...

questa si che è bella...l'unica frase incriminata mi pare di capire è
"Ma non mi pare sia stata opportuna la rimpatriata tra il presidente del Consiglio, due suoi importanti collaboratori e due giudici costituzionali. "

che criticona mossa al PdC


il giornalista libero che deve fare le pulci ai politici, ai potenti, senza guardare in faccia chi lo paga, propone una critica sferzante che si riassume in "Ma non mi pare sia stata opportuna... "



Ma allora anche Fede è un giornalista a cinque stelle

mi permetto di fare un parallelo con quanto scritto da Travaglio (il ragazzo si documenta ) con riferimenti anche al C.C.
notare la differenza:

"...Per la verità nessuno ha messo in dubbio onestà, indipendenza e autonomia. Quanto al 'nulla da nascondere', ci sarebbe quella cena - anzi, a sentir lui, quelle cene - con autori-utilizzatori di leggi altamente sospette di incostituzionalità (Bertinotti non risulta aver mai fatto leggi per sé attualmente al vaglio della Consulta). Cene che configurano una potenziale incompatibilità, visto che Mazzella è "vecchio amico" del premier e rivendica il diritto di invitarlo "al mio desco familiare" da "privato cittadino". L'incompatibilità non dipende da comportamenti illeciti o immorali.


Ma da situazioni oggettive. Bere vino è un'ottima cosa. E anche guidare l'auto. Ma è vietato fare le due cose insieme. Bisogna scegliere. Un giurista del calibro di Mazzella dovrebbe saperlo. È sorprendente sentirgli dire che "non devo dar conto delle cene che faccio" e addirittura che "in questo paese è a rischio la libertà privata". Suvvia, signor giudice: qualunque voto lei e Napolitano esprimeranno sul lodo, qualcuno ripenserà a quella cena col "vecchio amico" premier.

E non sarà un bel giorno per le istituzioni. Il giudice, anche costituzionale, non deve soltanto essere, ma anche apparire imparziale. Sarà forse per questo che il Codice civile, articolo 51, prevede che "il giudice ha l'obbligo di astenersi. se egli stesso o la moglie è parente. o convivente o commensale abituale di una delle parti.".

Commensale abituale: definizione perfetta. In attesa di separare le carriere fra giudici e pm, si potrebbe cominciare col separare le tavolate fra gli autori delle leggi e i giudici delle medesime."

Anonimo ha detto...

specioso, tuo nonno,
impara dal signor Bi. M.
sei solo "Lodo Alfano" e distintivo

Anonimo ha detto...

Le cose che dice Travaglio su Mazzella dovrebbero valere anche per il membro della consulta Alessandro Pace , che all epoca dei fatti rappresentava la cir di De Benedetti.

Per uscire dalla polemica,la stampa di destra in Italia mi sembra molto libera ,anche di criticare il "padrone" , per esempio con firme come Veneziani Geronimo Granzotto Giacalone Forte Festa o lo stesso Cervi, altrettanto non si può dire della stampa di elitè (sole 24 ore corriere repubblica stampa )nei confronti dei loro padroni o nella stampa di sinistra.
saluti.
BI.M.

Anonimo ha detto...

Le cose che dice Travaglio su Mazzella dovrebbero valere anche per il membro della consulta Alessandro Pace , che all epoca dei fatti rappresentava la cir di De Benedetti.


non capisco l'accostamento o meglio l'imprecisione:

Alessandro Pace non fa parte della consulta, non è membro della COrte


ma cosa scrivi?

serietà e competenza nel riportare fatti, PLEASE!!!

Anonimo ha detto...

"All’epoca rappresentavo la Cir di De Benedetti” Dice Alessandro Pace alla Stampa (7 ottobre) L’illustre costituzionalista spiega con precisione i motivi per cui è stato scelto dalla Procura di Milano a rappresentarla presso l’Alta corte

Anonimo ha detto...

il costituzionalista

NON E' UN MEMBRO DELLA CONSULTA MA E' UN ESPERTO DI DIRITTO COSTITUZ. infatti Pace è un professore di diritto cost.

l'altroieri doveva rappresentare la Procura di Milano nel processo presso l'alta Corte ma i giudici costituzionali non lo hanno ammesso (tra l'altro)

Anonimo ha detto...

in effetti ho sbagliato, ma ciò non toglie che rappresentasse De Benedetti.

Se andiamo a vedere i membri della consulta, 3 del centrodestra 2 del centrosinistra 5 dalla magistratura
4 nominati da ciampi e 1 da napolitano .
Era chiaro finisse così..

Bi.M.

Anonimo ha detto...

ma ciò non toglie che rappresentasse De Benedetti.

altro errore: è possibile che un avvocato o un commercialista o un qualunque professionista che segue il proprio cliente debba PER FORZA DI COSA pensarla come il proprio cliente?

quindi l'avvocato difensore di Riina è quindi mafioso anche lui contro lo Stato di diritto malavitoso ecc ecc

se vogliamo scherzare sono pronto



altra cavolata i numeri della Consulta: se stiamo a quanto dici la magistratura è di sinistra, quelli eletti nelle file della sinistra sono di sinistra e quelli nominati da Ciampi e Napolitano sono di sinistra

allora il responso sarebbe stato 12a 3 invece è stando alle voci che filtrano dovrebbe essere stato di 9 a 6
come te lo spieghi?

perchè prima di parlare non leggiamo la sentenza le motivazioni e i votanti con le loro osservazioni?

Anonimo ha detto...

che Pace rappresentasse la CIR di DEBENEDETTI è indubbio
ma non essendo un magistrato può andare a cena con chi vuole

per cui l'accostamento Pace-De Benedetti non è come Mazzella-Berlusconi

Anonimo ha detto...

Non ho alcuna voglia di lasciarmi trascinare in sterili polemiche.

Hanno votato si oltre ai 3 di centrodestra uno nominato dalla cassazione , uno dal consiglio di stato e uno nominato da ciampi.

Alla fine l ago della bilancia sono stati quelli nominati dai presdellarep 4 a 1 i no.
Sicuramente provenienti dalla sinistra.

Alla fine l ha vinta chi è riuscito meglio a lottizzare
le istituzioni.

Anonimo ha detto...

Chi è stato nominato a governare deve pensare a governare ,e dopo il mandato può occuparsi dei processi che vuole, come abbiamo visto in Francia con Chirac.

Per quanto riguarda eventuali rilievi "tecnici" vale quello che ha scritto il costituzionalista Zanon .
Saluti.

Bi:M.

Anonimo ha detto...

"Chi è stato nominato a governare deve pensare a governare ,e dopo il mandato può occuparsi dei processi che vuole, come abbiamo visto in Francia con Chirac."


In Francia una prassi costituzionale ha consentito a Jacques Chirac di rinviare a fine mandato il processo per fondi illeciti al partito: ma CHIRAC era capo dello Stato.


non sparate cazzate per favore studiate!!! lo chiedo per favore

Anonimo ha detto...

In nessun paese d’Europa esiste nulla di simile al lodo Alfano.

La sospensione dei processi per fatti estranei all’esercizio della carica vale solo per tre capi di Stato: Grecia, Portogallo e Israele.

Il premier non ha alcuna protezione da nessuna parte

Anonimo ha detto...

Ho fatto l esempio di Chiraq che dopo aver fatto il suo dovere ,
adesso può avere a che fare serenamente con i processi.

Vale come esempio "politico" essendo la Francia una repubblica presidenzialista.

Bi.M.

Anonimo ha detto...

e io ti ribadisco che in Europa non esiste nessun presidente del consiglio che fa i cacchi propri come supponeva di farseli SIlvio con le sue leggine ad hoc perchè negli altri paesi i presid del consiglio sono dipendente del popolo che li elegge

invece di andare a mignotte può dedicare il suo tempo ai soli 2 processi o sbaglio

Anonimo ha detto...

Ho fatto l esempio di Chiraq

e hai sbagliato perchè è un esempio che non è assimilabile alla nostra situazione

fai l'esempio di Clinton che anche per una pompa dalla lewinski per essersi rifiutato di ammettere la verità fu utilizzato dai suoi avversari politici per ottenere la procedura d'impeachment con le accuse di falsa dichiarazione giurata e intralcio alla giustizia.

come vedi negli altri paesi sono persone serie

Anonimo ha detto...

Tu adesso fai il paragone con clinton .
Vediamo che domande faceva Ezio Mauro , che ha cominciato questa campagna moralista , quando scoppiò il caso clinton
in un intervista a gianni Agnelli.

Avvocato, cosa le dicono i suoi amici americani sul futuro di Clinton?

Ma non le sembra assurdo che l'America distrugga la sua leadership per uno scandalo sessuale, in un momento di forte consenso per il presidente, con l'economia che va bene?

Cosa doveva fare il presidente davanti ad un'accusa come quella che gli muoveva Starr?

Ma perché l'America ha perdonato a Kennedy ciò che non perdona a Clinton?

Lei cosa pensa di Clinton?

Come la giudica?

Ma Clinton è stato un buon presidente?

Comunque finisca lo scandalo?

Perché resterà azzoppato, se eviterà l'impeachment?

A che cosa pensa?

Qualcosa che serve ad emozionare la gente più che a informare i cittadini?

Avvocato, tutto ciò in Europa non succede. Siamo più saggi o più ipocriti?

Anonimo ha detto...

Ecco il testo completo:

Intervista al presidente onorario della Fiat
"Ma è mostruoso questo processo via Internet"

Agnelli sul Sexgate
"Clinton resterà"

di EZIO MAURO
"Io penso che Bill Clinton resterà al suo posto. Alla fine, secondo me, l'impeachment non ci sarà, perché prevarrà la ragione e la convenienza. Ma attenzione alla storia che stiamo vivendo in questi giorni: perché l'America, la sua politica, la sua leadership, rischiano di uscire cambiate profondamente da una vicenda drammatica come questa". Gianni Agnelli guarda all'America, come ha fatto tante volte nella sua vita, in un momento di confusione e disorientamento in cui la morale e la democrazia si mescolano in uno scandalo sessuale che si è ormai trasformato in un dramma politico. Cosa sta capitando a Washington? Cosa pensa di questa crisi il mondo della finanza internazionale? E quale dev'essere, alla fine, il rapporto tra il potere, la libertà e la verità? Ecco le risposte di Agnelli.

Avvocato, cosa le dicono i suoi amici americani sul futuro di Clinton?

"Vede, in Europa tutti ripetono che l'America è sotto choc per questa storia di Clinton. Ma non mi sembra l'immagine giusta. L'America è mortificata, tutte le persone che sento mi trasmettono l'idea della mortificazione. E la cosa riguarda anche noi, che pure siamo lontani".

Perché noi?

"È semplice. Perché Clinton è il leader del mondo. Può piacerci oppure no, e probabilmente è un male che ci sia oggi un leader solo per tutto il pianeta. Ma le cose stanno così. E quel leader oggi è fatto a pezzi da questo scandalo. Ecco il problema".

Ma non le sembra assurdo che l'America distrugga la sua leadership per uno scandalo sessuale, in un momento di forte consenso per il presidente, con l'economia che va bene?

"In questo può contare l'ingenuità del Paese, nel senso proprio del termine: un Paese che non è scaltro e smaliziato, ma è schietto, spontaneo. Ma molto di più contano gli errori del presidente".

Quali errori?

"Uno soprattutto: aver ingannato l'America. Il Paese si è sentito imbrogliato da quella prima dichiarazione (che tra l'altro Clinton non era obbligato a fare, in quel momento), così netta e decisa nel negare tutto. Tutto ciò che poi ha dovuto ammettere, lasciando al Paese la sensazione di un inganno malriuscito".

Cosa doveva fare il presidente davanti ad un'accusa come quella che gli muoveva Starr?

"Non lo so. So però quel che fece Jefferson, quando mise tutti a tacere domandando: volete forse un eunuco alla Casa Bianca? E so che comunque mentire è stato un brutto errore. Badi bene: Clinton ha mentito a tutti, compreso il suo staff, i suoi collaboratori più stretti, che continuavano a negare tutto proprio perché credevano alla sua versione. E questo non va bene, nemmeno dal punto di vista di chi deve organizzare una difesa".

Ma perché l'America ha perdonato a Kennedy ciò che non perdona a Clinton?

Anonimo ha detto...

"Non è il fatto in sé, la relazione con quella ragazza. Ma il modo in cui tutto ciò è avvenuto, il comportamento del presidente prima e dopo, quando ha mentito. Cosa vuole, da un lato c'è l'aura dei Kennedy, dove tutto si mescola - rafforzandola - alla leggenda di John e Robert, di Jackie che sembrava un'immagine della pop art, perfetta. E dall'altro lato c'è un presidente venuto dal nulla, che si è fatto da solo e che finisce maciullato nei verbali. Come capiterebbe a chiunque, intendiamoci, se le sue cose intime finissero squadernate, sezionate e amplificate da inquisitori, verbali, giornali, televisioni e Internet".

Lei cosa pensa di Clinton?

"L'ho incontrato poche volte. In mezzo a quella gente che lo circonda, mi capitò di ripensare al miracolo di Kennedy: come lui era dieci anni più giovane di tutti, dieci centimetri più alto, dieci volte più vigoroso e simpatico. Ho conosciuto meglio Hillary".

Come la giudica?

"Formidabile. Una donna molto in gamba. Se davvero Clinton non le ha detto nulla, spingendola a negare tutto l'ha messa due volte in difficoltà, perché l'America è convinta che lei non poteva non sapere".

Ma Clinton è stato un buon presidente?

"Un ottimo presidente. Gli americani, e anche gli inglesi, lo definiscono anzi un enorme talento politico. E in effetti domina i vertici, conosce i dossier, è un grande oratore, ha rilanciato l'economia. E oggi è azzoppato, forse irrimediabilmente".

Comunque finisca lo scandalo?

"Sì. Io penso che non ci sarà l'impeachment, però...".

Lo pensa o se lo augura?

"Lo penso: anche se so che Clinton è un buon presidente, mentre Gore non è ancora stato messo alla prova. Mi pare chiaro che oggi i repubblicani vogliano tenerlo alla Casa Bianca azzoppato, indebolito in politica estera e neutralizzato in politica interna; mentre molti leader democratici, soprattutto quelli che si giocano la rielezione, vogliono sbarazzarsene, ritenendo che sia ormai un peso".

Perché resterà azzoppato, se eviterà l'impeachment?

"Perché le giornate che ha appena vissuto e che sta vivendo sono state per lui umilianti. Veramente umilianti. E ci dovrebbero far riflettere, tutti".

A che cosa pensa?

"Al momento in cui è stato reso pubblico il rapporto Starr, più di quattrocento pagine in pasto alla gente. Ero davanti alla Cnn, quella notte. Vedevo scorrere brani di quel rapporto, sentivo avvocati che li commentavano in diretta. Mi sono fermato a pensare a quel che stava succedendo: un rapporto giudiziario e politico finisce su Internet, rimbalza in diretta sulle televisioni, si carica di opinioni e accuse, cento o duecento milioni di persone guardano tutto questo e premono sul Congresso con le loro emozioni prima e più ancora che con le loro opinioni. Un circuito infernale. Anzi, un cortocircuito tra democrazia, morale, politica, assemblearismo, populismo".

Anonimo ha detto...

Qualcosa che serve ad emozionare la gente più che a informare i cittadini?

"Sì, con l'aggravante che attraverso Internet e il circuito mediatico tutto finisce per scaricarsi sul Congresso, influenzandolo in diretta. È un meccanismo più adatto - se ci pensa bene - a una dittatura che a una democrazia. Ancora un passo, e si potrebbe far assistere la gente ad un processo via Internet, per poi farle decretare in diretta l'impiccagione, con sentenza universale, sommaria e spaventosa".

Avvocato, tutto ciò in Europa non succede. Siamo più saggi o più ipocriti?

"Senza dubbio siamo diversi, anche se in Inghilterra ci sono stati scandali politico-sessuali. Ma è vero, la Francia non si è affatto scandalizzata per la figlia naturale di Mitterrand. Ed è certo meglio così. Vede, tutti dicono che Clinton aveva il dovere di comportarsi diversamente, ed è vero, o almeno di essere più prudente, ed è vero anche questo. Lui ne sta pagando il prezzo, che è salato. Ma questa storia, attraverso Clinton, ha mandato in pezzi per sempre il concetto di privacy e questo riguarda tutti noi. Perché, alla fine, dovremo farci una brutta domanda: che vita sarà mai, questa nostra vita sorvegliata, controllata e prudente?".

(16 settembre 1998)

Anonimo ha detto...

Questo dimostra che razza di faccia da culo hanno i moralisti.

Per Clinton domande del tipo :

Ma non le sembra assurdo che l'America distrugga la sua leadership per uno scandalo sessuale, in un momento di forte consenso per il presidente, con l'economia che va bene?

Cosa doveva fare il presidente davanti ad un'accusa come quella che gli muoveva Starr?

Ma perché l'America ha perdha perdonato a Kennedy ciò che non perdona a Clinton?

Avvocato, tutto ciò in Europa non succede. Siamo più saggi o più ipocriti?


Per Berlusconi da parte dello stesso giornalista e giornale vale lo sputtanamento a mezzo stampa.

Questi sono i moralisti e con questi non voglio aver niente a che fare.
Con questo chiudo.

Bi.M.

Anonimo ha detto...

se permetti mi dai il diritto di replica

gli esempi che fai sono inopportuni e non veritieri (CHirac)

le cose che dici a volte sono errate (Pace membro della consulta)

gli articoli che posti sono senza senso (Ezio Mauro su CLinton e chi se ne frega, cosa c'entra il direttore di Repubblica con la storia di CLinton??)

scusa, ma con la politica e la logica hai poca dimestichezza

ti lascio copiare ed incollare

Anonimo ha detto...

Per Berlusconi da parte dello stesso giornalista e giornale vale lo sputtanamento a mezzo stampa.


cosa me ne frega di ezio mauro
cosa c'entra con la democrazia americana e la possibilità di processare anche il presidente per una pompa?
Ma come cavolo ragioni??????????

la prossima volta parliamo dell'alta marea nelle isole Tonga...

Anonimo ha detto...

quello che parla a vanvera senza informarsi sei tu.

Hai chiesto un articolo di Cervi contrario a Berlusconi e te l ho riportato (e ce n erano altri) , hai detto che la corte era imparziale , mentre la differenza l hanno fatta i giudici nominati dal capo dello stato (4 a 1 i no),tra l altro il lodo alfano seguiva i suggerimenti della corte del 2004 dopo la bocciatura del lodo Schifani, e adesso , solo adesso , ci vengono a dire che doveva esser fatto con legge costituzionale e non ordinaria.
In realtà il lodo segue l esempio di Chiraq che dopo acver svolto il suo dovere , adesso ha a che fare con processi e altro.
Quello che importa è che chi ha a che fare col governo del paese governi e non sia distratto .
Ma non voglio polemizzare oltre.

Tu hai fatto l esempio di Clinton, e abbiamo riportato cosa diceva Mauro e Repubblica all epoca, e che casino stanno facendo adesso con Berlusconi.
Chiunque leggerà l articolo potrà capire che razza di "canaglie" sono i moralisti.

Nom mi interessa polemizzare oltre e siccome ognuno rimarrà con le propie convinzioni sarà meglio chiudere questa polemica poco edificante.
Bi.M.

Anonimo ha detto...

Naturalmente sarebe meglio che ognuno spiegasse le propie ragioni senza dover attaccare continuamente il propio avversario.
Questo valga per i prossimi "duelli".
Bi.M.

Anonimo ha detto...

sarebbe pardon

Anonimo ha detto...

1) la corte era imparziale , mentre la differenza l hanno fatta i giudici nominati dal capo dello stato (4 a 1 i no)


signori, pur non essendo nota la sentenza e i votanti il signor Bi.M. che lavora nel palazzaccio sa come è andata a finire
Grande

ma chi te le da le notizie? il giornale di famiglia?

Anonimo ha detto...

2) solo adesso , ci vengono a dire che doveva esser fatto con legge costituzionale e non ordinaria.


caro professor costituzionalista emerito Bi.M. posso sapere quante lauree ha? che competenze ha per esprimersi su una sentneza che nessuno conosce perchè le motivazioni devono ancora essere pubblicate?

si vergogni di dire balle e provi ad aspettare i documenti

Anonimo ha detto...

3)In realtà il lodo segue l esempio di Chiraq che dopo acver svolto il suo dovere , adesso ha a che fare con processi e altro.

in realtà la sua è una balla perchè Chirac è come il nostro presidente della repubblica
ossia capi di stato

Berlusconi è il presidente del consiglio e non esiste paese in Europa che consenta immunità ad un PdC

gli esempi non si possono fare tra patate e automobili

Anonimo ha detto...

4) Hai chiesto un articolo di Cervi contrario a Berlusconi e te l ho riportato

ho parlato di idee contrario al proprio padrone

bel'articolo:"inopportuna la cena"


capisco l'ignoranza

non capisco l'arroganza degli indottrinati che lasciano a casa il cervello e non si pongono dubbi

Anonimo ha detto...

Uffa!

Su Cervi hai detto "propio nom me lo vedo cervi parlare male del padrone" e hai anche detto che ti accontentavi di pochissimo, uno straccio di disaccordo e mi pare sei stato accontentato, con un articolo che in maniera garbata criticava berlusconi.
Inoltre cercando ne puoi trovare altri, sei propio incontentabile.

le notizie che ho riportato le ho lette sui giornali.
Il lodo è stato bocciato per la violazione degli articoli 3 e 138 della costituzione.
La costituzione della corte la conosciamo tutti.
In francia c è una repubblica presidenzialista, ma la sostanza non cambia : Berlusconi dovrebbe esser processato a fine del mandato .
naturalmente uno può pensarla in maniera diversa , senza per questoi attaccare cointinuamente la controparte.



Ripeto quanto ho scritto :
sarebbe meglio che ognuno spiegasse le propie ragioni senza dover attaccare continuamente il propio avversario.

Bi.M.

Anonimo ha detto...

le notizie che ho riportato le ho lette sui giornali.


cazzo ma è possibile continuare a dire queste cose nel 2009?
le ho lette sui giornali, le ho sentite in tv?

prendere un codice, studiarsi una legge, una sentenza, approfondire le notizie, non prendere per oro colato ciò che viene da altri, saper distinguere tra fatti e opinioni

è così difficile?

che stupido che sono...dovevo insegnare ai miei figli che è meglio vedersi il grande fratello o i quiz in tv, non pensare ma assorbire come un automa senza spirito critico senza far funzionare il cervello tutto quello che i giornali e le tv dicono...

Anonimo ha detto...

Uffa!

Nom mi sembra tu abbia portato una sentenza un codice una legge.

la consulta ha bocciato per gli aricoli 3 e 158 come hanno spiegato i costituzionalisti Armaroli e Zanon, mica 2 che parlano a vanvera, ma 2 tecnici.

Da una parte io sto riportando alcuni articoli e notizie (con il rischio anche di sbagliare),
dall altra tu parli come fossi un oracolo e come se le parole di 2 costituzionalisti non valessero niente.

Non ho alcun problema a leggere la stampa anche di sinistra , per esempio Caldarola Macaluso o persino Sansonetti, o a guardare i loro talk-show.
Che c entra grande fratello o quiz?

Risparmia le prediche e il fiato e piuttosto preoccupati di argomentare .Ripeto quanto ho scritto :
sarebbe meglio che ognuno spiegasse le propie ragioni senza dover attaccare continuamente il propio avversario.

Alla fine devo ammettere che aveva ragione Maurom, le tue richieste sono speciose.

Spero che il gioco sia finito qui.
Saluti.
Bi.M.

Anonimo ha detto...

La cosa più singolare è che ci si scandalizzi perchè uno si informi attraverso gionali e televisioni.
Internet è un grande "opinionificio" dove appunto non si distingue tra fatti e opinioni e per il resto non hanno inventato niente di meglio.
in più i giornali sono più "sinceri", in quanto hanno propietà ben precise e si capisce quali siano i loro scopi .

A meno che uno non si lasci guidare dalla pancia e rimanga preda dei movimenti qualunquisti alla Grillo o Di Pietro , così come si rimane preda dei grandi fratelli o dei quiz.

Ognuino pensi per se senza giudicare gli altri.
Per me polemica chiusa.
Bi.M.

Anonimo ha detto...

Nom mi sembra tu abbia portato una sentenza un codice una legge.

infatti al contrario tuo prima di parlare e copiare a vanvera quello che dice il padrone RIFLETTO E MI CHIEDO:è uscita la sentenza?
no altrimenti me la leggerei senza Armaroli e Zanon ma mi piace usare il mio cazzo di cervello e farmi un' opinione, non parlo nè per partito preso nè per bocca di internet e non faccio figure di merda confondendo un costituzionalista con un membro della consulta

se è vero che Armaroli e Zanon sono dalla parte del lodo ti sei chiesto quanti costituzionalisti sono contro? e cosa hanno scritto a proposito?

no, noi sostenitori di Berlusconi a prescindere crediamo solo ai costituzionalisti che scrivono sul giornale del pregiudicato Paolo Berlusconi altrimenti sono comunisti, vero?


hai ragione non ti attacco più chiusa lì...
perdo tempo inutile sul lavoro per gridare a tutti che il PDL e il PD sono la stessa lurida merda

Anonimo ha detto...

l articolo di zanon era sul corriere della sera , quello di armaroli sul tempo di oggi.non c entra nulla il giornale.
Seconda figura di merda dopo aver sostenuto di non trovare articoli critici di cervi contro Berlusconi.

se pensi che tutti siano merda
fai pure.
meglio finirla qui.
Bi.M.

Anonimo ha detto...

l articolo di armaroli era dell 8 ottobre Ieri , quello di zanon del 6
pardon

Anonimo ha detto...

l articolo di zanon era sul corriere della sera , quello di armaroli sul tempo di ieri.non c entra nulla il giornale.
Seconda figura di merda dopo aver sostenuto di non trovare articoli critici di cervi contro Berlusconi.

se pensi che tutti siano merda
fai pure.
meglio finirla qui.
Bi.M.

Anonimo ha detto...

si è vero scusa mi correggo:

se è vero che Armaroli e Zanon sono dalla parte del lodo ti sei chiesto quanti costituzionalisti sono contro? e cosa hanno scritto a proposito?

no, noi sostenitori di Berlusconi a prescindere crediamo solo ai costituzionalisti che scrivono A FAVORE DEL LODO altrimenti sono comunisti, vero?