martedì 1 dicembre 2009

La vergogna di Sofri. Arturo Diaconale

Ognuno è libero di vergognarsi di ciò che vuole. Carlo Ginzburg sostiene che si ricorda di essere italiano solo quando se ne vergogna. Cioè che si vergogna di essere italiano. Adriano Sofri, proprio rifacendosi a questo pensiero profondo di Ginzburg, si vergogna invece di essere italiano per quanto detto da Silvio Berlusconi a proposito della mafia. In particolare, per le frasi ironiche e scherzose pronunciate dal Premier sui danni provocati all’immagine del paese dalla “Piovra” e dalle produzioni televisive e cinematografiche del filone cosiddetto mafioso. Ma se Sofri ha diritto di vergognarsi di essere italiano quando ascolta Berlusconi, esiste il diritto opposto di chi si vergogna non di essere italiano a causa delle parole di Sofri ma di vergognarsi per il fatto che in Italia continua ad esercitare il ruolo di maestro indiscusso ed indiscutibile un personaggio con alle spalle la storia di Sofri. Se si dovesse seguire la logica dipietresca e travagliesca dei giustizialisti si dovrebbe sentenziare che essendo Sofri un condannato con sentenza definitiva dovrebbe astenersi per semplice buon gusto dal manifestare qualsiasi motivo di vergogna per i comportamenti altrui. Si vergognasse dei propri. E la facesse finita. Ma chi non ha pulsioni e cultura giustizialista ed, al contrario, da sempre crede nella necessità di difendere i diritti e le garanzie individuali, non avverte alcun bisogno di tappare la bocca a Sofri tirando in ballo le sentenze che lo hanno condannato. Questo, però, non comporta un automatico riconoscimento all’ex leader di Lotta Continua di una indiscussa ed indiscutibile autorità morale. Al contrario, può e deve consentire di rilevare che Sofri non ha alcun titolo per sollevare una questione morale ed etica (la vergogna) per contestare i comportamenti e le parole di Berlusconi. E che le sue affermazioni, se depurate da questo alone di presunta autorevolezza morale, sono tranquillamente definibili come delle semplici sciocchezze.

L’ironia e l’umorismo del Presidente del Consiglio possono anche non piacere. Ma è difficile contestare l’affermazione che l’aver cavalcato per ragioni esclusivamente commerciali (ed il Cavaliere non è mondo da questo peccato) il filone televisivo cinematografico della mafia, ha continuato ad alimentare nel mondo lo stereotipo negativo dell’identità tra Italia e Mafia. È ancora più difficile sostenere che questa immagine non contribuisca a danneggiare il nostro paese esponendolo ad ogni sorta di pregiudizio non solo morale ma anche materiale (gli investimenti esteri sempre più ridotti ). Ed è praticamente impossibile sostenere che denunciare gli effetti negativi del fenomeno significa negare l’esistenza della mafia o, peggio, rinunciare ad esercitare una seria azione dei lotta nei confronti della criminalità organizzata. Sofri, quindi, non deve vergognarsi perchè Berlusconi ha detto che “strozzerebbe” chi ha scritto “La Piovra”. Dovrebbe, semmai, interrogarsi sul perchè la legittima e doverosa denuncia mediatica del fenomeno mafioso abbia prodotto non solo grandi vantaggi a chi l’ha sfruttata commercialmente ma anche una serie di conseguenze negative all’immagine complessiva del paese. È forse perché la cultura egemone della sinistra, della sua sinistra, ha favorito non tanto la lotta alla mafia quanto un processo continuo di autodenigrazione nazionale che avrebbe dovuto portare al superamento dell’identità italiana in nome di un internazionalismo un tempo comunista, successivamente terzomondista ed infine privo di una qualsiasi definizione precisa? Sofri, dunque, dovrebbe scendere dalla cattedra morale che si è costruito e confrontarsi con la realtà. Ma l’impresa è impossibile. Perché se l’ex leader di Lotta Continua si toglie l’aureola dell’icona santificata della sinistra diventa solo uno dei tanti cattivi maestri che hanno seminato i germi della intolleranza e della violenza negli ultimi quarant’anni della vita politica del paese. Quelli di cui veramente vergognarsi! (l'Opinione)

1 commento:

Anonimo ha detto...

che desolazione, nessun commento...

forse ai pidiellini di questa cose non gliene frega assolutamente nulla

perché non si parla un po' di Fini così ci ravviviamo