martedì 9 marzo 2010

Idolatria della forma. Lanfranco Pace

Qualcosa non va nell’opposizione. Romano Prodi ha detto di non aver mai avuto tanta paura come in questi giorni. Di Pietro agita la parola, eccita la piazza e chiede all’Europa di vigilare. Il partito dei presentatori in lock out forzoso denuncia un regime alla Birmana. Anche un uomo sveglio e di solito misurato come il direttore di Europa, Stefano Menichini, confessa di nutrire una vaga inquietudine. Nessuno parla di motori di carri che rombano nei cortili delle caserme e ci mancherebbe. Dicono però che ci sono crepe vistose nell’edificio democratico. Si direbbe che hanno dimenticato anche i buoni maestri di un tempo che spiegavano come nella comunicazione di massa ogni cosa eccessiva fosse di per sé insignificante. La sinistra sta vivendo una forma acuta di feticismo come un vecchio signore che prova ebbrezza per i piedi della cameriera.

Domenica Gustavo Zagrebelsky, punta di diamante del costituzionalismo tendenza Rep., ha dispiegato proprio sul quotidiano di riferimento la logica implacabile del formalismo giuridico. Testualmente: “Qualcuno non ha rispettato le regole, l’esclusione di una lista non è dovuta alla legge ma al suo mancato rispetto, è ovvio che la più ampia offerta elettorale è un bene per la democrazia ma se qualcuno per colpa sua non ne approfitta, con chi bisogna prendersela: con la legge o con chi ha sbagliato? Ora, il decreto del governo dice: dobbiamo prendercela con la legge e non con chi ha sbagliato”. Accusa poi “di disonestà e arroganza” Augusto Minzolini, direttore del Tg1, per aver stravolto l’immagine e il pensiero di Hans Kelsen, grande giurista del Novecento, facendo dire “proprio a lui che ha sempre sostenuto che in democrazia la forma è sostanza” l’esatto contrario, cioè che la sostanza deve prevalere sulla forma. Sul piano della logica formale il Zagrebelsky pensiero sembra inattaccabile. Forma contro sostanza, formalismo giuridico contro l’intelligenza della politica, Kelsen contro Carl Schmitt, direbbe Massimo Cacciari, che qualche partito l’ha praticato.

Cacciari chiede tra le righe a Bersani di non fare fesserie: su questo registro, il Pd non rinsavisce e finirà per arrivare alle regionali sfatto come una mammola. Zagrebelsky può permettersi illuminanti intemperanze che sono invece interdette a un uomo politico. Il leader del maggiore partito di opposizione sa perfettamente che elezioni da cui viene escluso il maggiore partito del paese, sia pure colpevole di dabbenaggine, sono semplicemente improponibili, che un presidente e una giunta vittoriosi per forfait e mandati lo stesso a governare per cinque anni regioni importanti senza alcuna opposizione sarebbe un non senso, la violazione del principio di legittimità. Purtroppo Bersani anziché negare ogni possibilità di convergenza con costituzionalisti, pifferai magici e con tutta la coorte di liberi tribuni e commentatori dal sopracciglio inarcato, bivacca tra i manipoli. E non si sa mai se ascolterà il consiglio di un Cacciari e persino di un Oscar Luigi Scalfaro. Oppure si farà risucchiare dalla ruota della pasionaria Rosy.

E poi via, signor segretario: da buon ex comunista di vena socialdemocratica e da ministro delle buone intenzioni rimaste sulla carta per colpe non sue conosce perfettamente quali effetti perversi possano avere la norma, il regolamento. Le regole elettorali in generale sono un percorso di guerra, trasudano fuffa e cattiva educazione civica, quella che votare non è un diritto ma un dovere. Sa perfettamente che la norma, qualunque norma, qualunque regolamento riposano sullo svolazzo, sull’arzigogolo, sull’arabesco proprio per essere aggirati e violati. In passato è già successo senza troppo scandalo, giusto con qualche risentimento.

Tra il sovrano, il “Dio mortale” che solo può essere al di sopra delle leggi che egli stesso pone, e il potere assoluto del Codice, che ammette come unica interpretazione quella letterale, scelga il realismo giuridico e l’indeterminatezza del diritto. Norberto Bobbio, uno dei primi a importare Kelsen e che si definiva con ironia “responsabile della kelsenite italiana”, aveva un’idea del funzionamento della democrazia reale più articolata del suo allievo Zagrebelsky. Credeva per esempio nella contrattazione delle parti, perché non sempre il conflitto può essere racchiuso in una procedura o governato da una legge che garantisca effettiva eguaglianza e imparzialità. In fondo aveva ragione quel giurista d’oltreoceano che sull’argomento ebbe una frase definitiva: “La decisione di un giudice può essere determinata da quello che ha avuto per prima colazione”. (il Foglio)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Il n.1 della Lazio Lotito al ministro Fazio e a Bruno (Pdl)alla Camera: «Li mortacci vostra, con queste liste avete fatto un casino»

Capito?

La forma è questa...
la sostanza è che il PDL ha fatto un enorme figura di merda !!!


ACCHIAPPAFORTE

maurom ha detto...

Mai negata la figuraccia.

Anonimo ha detto...

e mai chiesto scusa...

tanto si sa,
l'enfer c'est les autres

defele ha detto...

Inquietudine, si.
Anche tra i non strictly addict di media e/o funzioni di Stato c'è inquietudine, per meglio dire è insofferenza alla solita copertina-corta stiracchiata in tutte le direzioni con la solita, vile subliminal adduction di rischio di capovolgimenti, disordini estremi (?) per evitare i quali si deve dare la continua alternanza alle opposizioni - se queste fanno capolino da un telo rubizzo- anche se le opposizioni sono in minoranza, anche se le minoranze si identificano con un assistenzialismo degno di un branco di lupi, che pretenda di essere sfamato per sopravvivere tout-court, manco fossimo servi della gleba (tutti noi) coi forconi alla presa della Bastiglia.
Diciamocela tutta: la inquietudine è dovuta a questo minatorio stillicidio che paventa cose gravi in un colpo solo..
Ebbene questo sarà il problema quelli che, pur essendo minoranza sono tanti, vivono nella serra dei fiori-della-politica, nel vivaio dell'intrallazzo legalizzato dagli anni 50 fin qui e se ne prendono cura scongiurando l'estinzione della loro specie, creando per essa il nuovo habitat della II Repubblica....
I Pecorar-i (Scanio)contro le energie a basso impatto, i Dilibert-i (collezionisti di mummie coi baffi a spese... mie), i Di Pietr-i cacciatori di frodo di concussori essendo concussi...ma che deve essere peggio di questo?
La melina delle Liste elettorali presentate tardi a causa di un certo languorino: stà a vedere che al Governo debba mancare proprio un "Ambrogio..." e che siano tutti a mezzo servizio con i trans-rossi?
L'irrequietezza di attendere che questi figuri si mettano finalmente a sedere, dove hanno cattedre universitarie pienamente remunerate ancorchè totalmente assenteisti (truffa o legittimo impedimento di IV volpediano Stato neanche votato dal Parlamento), sta lasciando tanto spazio morale: vuoto adatto solo alla giustizia morale, vorrei dire kantiana.
IMNHO