lunedì 12 aprile 2010

Caro Gino Strada, adesso hai capito quant'è forcaiolo e razzista il Times. Carlo Panella

Caro Gino Strada, caro Vauro, cari giornalisti dell’Usigrai e dell’universo politically correct, caro “Popolo Viola”, il brutto pasticcio di Lashkar non è un “complotto” come voi – anche voi! Ma guarda! – sostenete. Ha un altro nome: Nemesi. State provando in queste ore la rabbia, la frustrazione di chi vede persone stimate, o care, addirittura il vostro lavoro, trascinato nel fango dei sospetti, delle insinuazioni, ammorbato da false rivelazioni di autorevolissimi giornali, come il Times, che scrivono falsità, con una superficialità che si accompagna al ghigno forcaiolo e razzista, perché gli accusati sono italiani.

Non è inutile dirvi che per noi Marco Garatti, Matteo Pagani e Matteo Dell’Aira sono innocenti e tali lo saranno, anche se condannati in primo grado – e non ci auguriamo che accada – sino a sentenza definitiva. Non è inutile dirvi che come sempre – sempre, senza eccezioni – siamo emotivamente schierati con chi sta in galera, e non con chi –rispondendo al proprio ruolo e alla propria funzione istituzionale, per carità – ce li ha mandati. E così vorremmo fosse per voi (ma in passato ci avete troppo spesso delusi). Non è inutile dirvelo, perché vorremmo che ve ne ricordaste in futuro, quando altri – magari vostri avversari politici – si troveranno nella stessa scomoda posizione dei vostri tre amici che per principio e sino a schiacciante e definitiva prova contraria riteniamo innocenti.

Non è inutile perché, come finalmente avete compreso, quell’esplosivo, quelle armi, quei giubbotti da Kamikaze pare proprio ci fossero in un magazzino dell’ospedale, ma per noi questo non significa nulla, perché non crediamo alla “responsabilità oggettiva” al “non potevano non saperlo”, che ha riempito le sentenze avverse a vostri nemici politici a cui troppo spesso avete brindato. Non è inutile dirvelo perché Allah misericordioso ha fatto sì che gli inquirenti afghani si siano sinora mostrati ben più corretti e saggi di quelli italiani e sinora non è filtrata nessuna telefonata o intercettazione ambientale che pure sono state alla base di quella perquisizione dopo che tutto quanto avveniva nell’ospedale – e che facevano i tre arrestati italiani – è stato monitorato per un mese. Vi è stata risparmiata quindi la gioia dei vostri avversari, dopo che tanto avete gioito in questi anni nell’indignarvi per altre intercettazioni. Non è infine inutile dirvelo perché voi avete portato spesso ad esempio i linciaggi della stampa britannica sui vostri avversari politici e ora vedete l’ignobile leggerezza di uno dei più autorevoli giornali del mondo come il Times che storpia le parole delle autorità afghane e si inventa una “confessione” che non c’è mai stata.

Infine, ma non per ultimo, vorremmo che invece di gridare al complotto capiste che anche quanto accade in Afghanistan è parte dei rischi che avete preso caratterizzando in maniera politica così forte la vostra Emergency. Parliamoci chiaro, se non da amici, da persone che si rispettano: voi avete fondato Emergency e non avete unito i vostri generosi sforzi a Mèdecins Sans Frontières per una pura motivazione politica. Non c’era nessun bisogno di fare una organizzazione alternativa a Msf – che ha preso il Nobel, non dimentichiamolo, che nasce nell’alveo della gauche francese, non scordiamolo – se non per una discriminate ideologico-politica. Ma qui, barate, cari amici: la parola è proprio questa. Voi continuate a sostenere di “non fare politica”, e parlate di principi e etica. Ma barate, voi fate politica, per la semplice ragione che la politica nasce e cresce attorno proprio al centro del vostro ragionare: la guerra e le sue regole. E non c’è bisogno di scomodare banalmente Von Clausewitz per dimostrarlo.

Avete scelto di intrecciare il vostro ammirevole impegno umanitario con una chiara, netta, ma non ammessa, militanza politica. Le conseguenze di questa vostra scelte sono – purtroppo, anche gli incidenti come Lashkar. Non potete non saperlo e non sarebbe male che ne prendeste atto. In amicizia (che so non corrisposta): Carlo Panella. (l'Occidentale)

3 commenti:

gakahoshi ha detto...

Hai ragione....decisamente questo blog non fa per me, non fosse altro perchè non leggo niente di propositivo, solo piagnucolosi insulti alla "sinistra". Se il tuo intento era di dare altro spazio a Berlusconi, potevi dirlo chiaramente. Il nome "centrodestra" faceva pensare ad altro, ad un modo meno macchiettistico, meno frustrato meno lagnoso di parlare di politica di destra. La destra non è solo Berlusconi, ...anzi!! La destra ha tradizioni e radici nobili che poco hanno a che fare con il modo irritante di Berlusconi di non andare mai al cuore del discorso, ma di rimanere a rimestare sulla superficie. Io in questa destra non mi riconosco più...e francamente aspetto che qualcuno della vecchia AN si risvegli dal torpore di questa ubriacatura di chiacchiere da convention, smetta di ballare sul palco facendo il trenino con la Gelmini e si rimetta a fare politica, che non è un cosa sporca e cattiva, da evitare ma il modo che l'uomo ha di vivere la vita collettiva. Bel gesto rivalersi su Emergency!!....siamo ubriachi anche delle follie della Lega che non vuole seppellire i bambini musulmani in terra italiana? Scusami ma sono molto accorata e a disagio in questo momento...

maurom ha detto...

Luisa,
questo spazio è a tua disposizione.
Se hai articoli, commenti, proposte e idee, qui puoi postare quello che ritieni opportuno.

Le tradizioni e le nobili radici della destra non so dove andare a cercarle, se mi puoi dare una mano...

minnanon ha detto...

"modo irritante di non andare mai al cuore del discorso" ben detto, Luisa, ma che c'entra con il post? anche tu mi sembra che scantoni alquanto senza approfondire l'argomento del post, anche tu finisci fuori tema e piagnucoli senza proporre niente. O sbaglio? Hai fatti da proporre su Emergency, per caso?
Comunque l'articolo in realtà stigmatizza un modo di fare che è discutibile:
1) appoggiarsi ad articoli dei giornali stranieri che spesso non sono aderenti alla realtà, basta che vada contro chi non ci sta a genio, e se la realtà è un'altra chissenefrega
2) applicare disinvoltamente il doppiopesismo: una cosa è buona e giusta se va a proprio vantaggio e malvaggia quando, la stessa identica cosa, va contro i propri interessi.