domenica 25 aprile 2010

Liberazione dalla mistificazione. Davide Giacalone

Anziché la storia s’è a lungo raccontata la leggenda, con il risultato che, a sessantacinque anni dal 25 aprile 1945, ancora si può litigare cancellando la realtà. Furono le truppe statunitensi o la Resistenza a liberare l’Italia dal fascismo e dall’occupazione nazista, ponendo fine alla seconda guerra mondiale e consentendo la nascita della Repubblica e l’avvento della democrazia? Questione oziosa ed insulsa, che, però, nasconde un problema di ben più grande rilevanza: è la Resistenza, quindi l’antifascismo italiano, la radice della nostra Costituzione, con ciò significando che la nostra libertà ha natura nazionale, o furono le condizioni internazionali a consentirci da uscire dalla guerra civile entrando nel paradiso delle democrazie occidentali? La mia risposta è questa: la nostra democrazia, la nostra libertà, nascono fra il 4 e l’11 febbraio del 1945, quando ancora si moriva sotto le bombe e per mano di eserciti rivali. Questa risposta non riscrive la nostra storia, ma cancella la leggenda.

La liberazione militare dell’Italia si deve alle truppe statunitensi. Portiamo i nostri giovani a visitare gli immensi cimiteri dove ancora giacciono i loro coetanei americani, giunti qui per combattere il nazifascismo. Il fascismo era caduto prima, ma l’occupazione nazista era feroce e non intenzionata a mollare. A quell’esercito di americani, dove molti erano gli originari italiani, dobbiamo la fine dell’orrore. Un ruolo importantissimo lo ebbe la Resistenza, ovvero l’opposizione armata e belligerante d’italiani che si batterono contro il fascismo. Ma non dobbiamo dimenticare due cose, decisive: a. si trattò di una minoranza, in un Paese dilaniato dalla guerra civile; b. fra i resistenti ve ne furono molti che si batterono e persero la vita sperando di trascinare l’Italia da una dittatura all’altra, dal fascismo al comunismo. I resistenti tutti furono degli eroi, alla loro memoria ancora c’inchiniamo, ma con la loro sola forza staremmo ancora a Piazza Venezia, ad ascoltare Mussolini come i cubani ascoltano Castro.

La falsificazione avvenne immediatamente dopo, quando si chiuse il pozzo di sangue della guerra civile (con molti morti che si devono a vendette che nulla ebbero a che vedere con l’antifascismo). Prese piede una storiografia che puntava a negare che gli italiani fossero stati fascisti, affermando che la Resistenza fu movimento di tutti e che nella Resistenza il ruolo dominante fu svolto dai comunisti. Tre bugie, cui si aggiunse la quarta, determinante: alla Resistenza dobbiamo la Costituzione. Invece no, perché anche i polacchi o gli ungheresi ebbero la resistenza, la rivolta degli uomini liberi contro la dittatura, ma non ebbero né la democrazia né la libertà. La differenza sta nella conferenza di Yalta, terminata, appunto, l’11 febbraio 1945. Qui si divise il mondo, con i vincitori, fra i quali la dittatura sovietica, a dettare le condizioni. Noi siamo stati fortunati, finimmo dalla parte americana. I popoli dell’est Europa furono fra i condannati, finiti dalla parte della dittatura e della fame. La nostra Costituzione fu scritta dai nostri giuristi, l’Assemblea Costituente animata dalle nostre forze politiche, ma nulla di tutto questo sarebbe mai stato possibile se ci fossimo trovati dall’altra parte della cortina di ferro.

Ignorare ciò significa falsificare la storia, costruire sulla bugia e, oltre tutto, offendere quei popoli che non ebbero la nostra fortuna. Nessuno di loro scelse di stare dalla parte dei comunisti, e chi si ribellò a quella sorte dovette vedersela con i carri armati sovietici, sotto i cui cingolati fu massacrata la libertà, e sulla cui torretta gioivano gli stessi politici italiani che, da noi, si millantavano padri della democrazia.

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