giovedì 13 maggio 2010

Immobilismo atomico. Davide Giacalone

Gli unici atomi che girano, in Italia, sono quelli che movimentano il nervosismo delle persone serie, di quanti hanno a cuore le sorti collettive e non solo quelle delle campagne propagandistiche. L’unica energia, da fonte nucleare, che si produce è quella dei dibattiti e delle chiacchiere, aventi ad oggetto sempre le stesse cose, trite e ritrite, prive del benché minimo senso della realtà. Da noi ti senti domandare: e dove le mettiamo le scorie, che sono un problema irrisolvibile? Come se non lo risolvessero quotidianamente, in tutto il resto del mondo assennato.

72 firme, raccolte nel bel mondo di quanti sono intelligenti, studiosi, pensosi e di sinistra, chiedono al Partito Democratico di dirsi favorevole all’energia nucleare. Dicono, i colti, che l’atomo non è né di destra né di sinistra. Folgorante. Non l’atomo, ma tale aguzza intuizione. Perché, si deve riconoscerlo: un intellettuale di sinistra è sempre un intellettuale di sinistra, e che diamine! Se fosse vero il presupposto, però, non si capisce perché raccogliere firme solo a sinistra e rivolgersi solo alla sinistra. Conosco la risposta: solo a sinistra ci sono coscienze sensibili e culture raffinate, e solo a sinistra politici che sanno leggere e rispondere. Il che potrebbe anche essere vero, se non fosse che Pier Luigi Bersani ha già tolto il dubbio a tutti: non siamo contrari all’atomo, non per principio, siamo contrari all’energia atomica se la relizza un governo che non è il nostro. Per comprendere la sottigliezza occorre un acume che a me manca.

Se quelli dell’opposizione non s’opponessero ad opporsi, prediligendo il contrapporsi senza idee e senza costrutto, avrebbero impostato la cosa in maniera assai diversa, e certamente più scomoda per il governo. Prima di tutto si sgombera il campo dalle macerie di un dibattito demenziale, che è forse la più grande ed incancellabile colpa dei socialisti d’un tempo: non esiste la possibilità di rifiutare l’energia nucleare. E’ una solenne cretinata supporlo, e i “comuni denuclearizzati” sono luoghi che annunciano all’ingresso l’essere abitati dalla stupidità. Siamo circondati dalle centrali nucleari, destinate ad aumentare. Punto, il resto son bubbole. Posto ciò, le scelte politiche devono riferirsi a dove fare le centrali e quale tecnologia utilizzare, con tutto quel che segue, dalla sicurezza al trattamento delle scorie.

Un’opposizione che volesse sembrare tale avrebbe gioco facile, perché il governo annuncia il proprio favore al nucleare, ma la maggioranza non dispone di un solo amministratore locale che abbia fin qui detto l’unica cosa sensata: la mettete nel nostro territorio, ma ci riempite di agevolazioni e benefici. Al contrario, invece, sono molti gli amministratori di centro destra che hanno proclamato la loro eterna contrarietà. E già sarebbe grave, se non fosse che anche il capo della loro parte politica, nonché presidente del Consiglio, ha, talora, fatto loro da sponda. Come in Puglia, dove, per perdere la faccia, oltre alle elezioni, s’è detto: qui non si fanno centrali, perché la regione è autosufficiente. Che sarebbe come dire agli argentini: qui non si alleva più bestiame da macellazione, altrimenti ci viene la gotta a tutti.

Un’opposizione che non coltivasse l’orrore di se stessa avrebbe trovato qualche cosa da dire, circa il fatto che il governo abbia sostenuto di potere indicare i primi siti, anzi no: le modalità per la scelta dei primi siti (e, lallero, campa cavallo), dopo avere convinto la popolazione che trattasi di una gran bella cosa. E che le abbiamo fatte a fare, le elezioni, se gli eletti subordinano le decisioni al preventivo gradimento? E, un’opposizione puntuta, avrebbe anche colto l’occasione offerta dalla mesta vicenda del ministro competente (per materia, intendo), osservando che, pur favorevoli al nucleare, si spera che a trattare con i fornitori si mandi qualcuno che faccia meno affidamento sull’inconsapevolezza dei benefici ricevuti.

Invece niente, nella più classica tradizione della sinistra, colma di menti troppo vaste per non sbatacchiare fra di loro, non hanno trovato di meglio che indirizzarsi un appello interno, accusandosi vicendevolmente d’essere arretrati e ideologicamente chiechi, come d’essere avventati e pregiudizialmente incoscienti. Uno splendore, che rischia di nascondere la grande intuizione collettiva, che unisce destra e sinistra: il nucleare non è una fonte d’energia, ma di dibattito. Meno si fa e più se ne può parlare, con gran benefico della vecchia generazione verde, che può ora riprendere la parola. Sia per ribadire le castronerie d’un tempo, sia per partecipare di un altro grande filone antropologico nazionale: il pentitismo che pretende di dare lezioni a quelli che avevano ragione.

Così, una chiacchiera tira l’altra e tutte quante ci costano un botto, perché l’energia la compriamo, a caro prezzo, da chi le centrali nucleari le ha. E’ esattamente a questo punto che il copione prevede l’intervento del solito saccente, incaricato di dirci che il futuro, quello vero, è nell’eolico e nel solare, nelle fonti rinnovabili. E a noi, cui girano anche le pale ed arroventano i pannelli, toccherà rispondere che l’una cosa non esclude l’altra e tutto concorre a renderci energeticamente indipendenti. Ma tutto cosa? Che qui gli unici soldi che scorrono sono quelli degli incentivi, per fonti non convenienti, e quelli dei cittadini, per fonti estere!

Concludendo: condivido l’appello dei 72 e condivido la scelta del governo. Peccato che non producano un accidente.

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