martedì 29 giugno 2010

In nome del popolo italiano. Luca Sansonetti

Ragazzi non prendiamoci in giro su, ma quali tribunali, magistrati, pubblici ministeri, gup, gip e via discorrendo; il vero tribunale italiano, la vera aula d’inquisizione, la vera ghigliottina giuridica ufficiale è una sola ed è su carta, anche di ottima fattura. E’ L’Espresso la vera, reale, casa della giustizia italiana. Il periodico, dell’omonimo gruppo editore, sputtana, indaga e poi condanna; e come i veri tribunali e i veri magistrati, ovviamente, lo fa in un’unica direzione e con un unico scopo: screditare, demolire il “Nerone” Berlusconi oppure i fidati uomini del Cavaliere. D’altronde quale può essere il “gioco” più cinico e spietato di un “palazzo di giustizia” che annovera, tra “uomini di legge” e “giudici popolari”, integerrime personalità come Marco Travaglio, Giorgio Bocca, Umberto Eco, Michele Serra, Massimo Riva, Lirio Abbate: tutti “amici” di infanzia del Berlusca. La strategia, però, del tribunale L’Espresso adesso è decisamente cambiata, perché fino a poco tempo fa ad essere preso di mira era il Cavaliere in persona. Vi fu la questione della moralità, con l’affaire Noemi e quella D’Addario, l’harem “segreto” di Silvio, fatto di attrici, attricette e “sgallettate” varie, le feste di Villa Certosa e quelle di Palazzo Grazioli. Tutto avvallato da intercettazioni pubblicate sul sito internet; successivamente gli attacchi sul piano politico estero, con accuse addirittura di rapporti stretti con l’Iran, con la Libia; quindi sono arrivati i “giochetti mafiosi” di Silvio, con il periodico che ha pubblicato una presunta missiva, spedita dopo la “discesa in campo” del Cavaliere a Cosa Nostra. Proprio loro dell’impeccabile tribunale de L’Espresso, che giovedì 17 giugno hanno schifosamente macchiato e deturpato la memoria di Falcone e Borsellino con un fotomontaggio sul sito internet della testata giornalistica. I due magistrati antimafia portavano il bavaglio, “incollato” sui loro volti con un giochino grafico. La tesi a cui si accompagna l’immagine è che i due, a causa della legge sulle intercettazioni, al giorno d’oggi non potrebbero svolgere egregiamente il proprio compito, come avevano fatto quand’erano in vita. Un accostamento a dir poco stridente tra lotta alla mafia, stragismo e isterie di sinistra. D’altro canto cosa non si fa per schiacciare e disintegrare il Premier e il suo governo; e cosa non si fa pur di riportare consensi al Pd, anche accaparrarsi, senza alcun diritto, “eroi” come Falcone e Borsellino: pessimo e becero gusto rosso Espresso.

Terminati, poi, gli attacchi diretti a Silvio Berlusconi, perché tutti miseramente scoppiati come bolle di sapone e perché ultimamente il terreno è “poco fertile”, ecco il cambio di strategia del palazzo di giustizia rossa L’Espresso: obiettivo Guido Bertolaso e con esso la Protezione civile. L’ennesimo attacco, ormai diventato settimanalmente proporzionato all’uscita del periodico, sulla “Discarica Maddalena” è ad opera del puntiglioso Fabrizio Gatti, il quale ha rivelato che nel tratto di mare antistante la zona dell’ex Arsenale militare i lavori di bonifica, “costati 72 milioni di euro e affidati al cognato di Bertolaso” non sono stati ancora effettuati, “come” invece “aveva annunciato il capo della Protezione civile(mai udito)” . L’inchiesta ha documentato il tutto con testimonianze, video e fotografie. Peccato che anche quest’ultimo scoop, o meglio “sputtanamento” gratuito, come molti altri de L’Espresso si sgonfi quasi subito, purtroppo a fari spenti; perché in questo Paese è tanto facile e semplice accusare, quanto difficile, come storicamente provato, fare passi indietro e chiedere scusa. Lo scorso 24 aprile, infatti, in una lunga intervista al quotidiano La Nuova Sardegna, guarda caso del gruppo L’Espresso (neanche si leggono in “famiglia”) il dottor Nicola Dell’Aquila, dirigente generale del Dipartimento della Protezione civile, aveva sottolineato come le “opere di bonifica della Maddalena” si trovassero “ancora a metà”, e che i fondi per completare il risanamento fossero ancora “a disposizione del ministero dell’Ambiente, così come avviene per i parchi nazionali”. L’altro buco, neanche questo marginale, de L’Espresso riguarda le cifre spese, “24 milioni e non 72”, per le opere di bonifica , che, come ri-replicato ieri stesso dalla Protezione civile “verrano concluse dopo la stagione estiva”. Scelta che ha comunque consentito il regolare, sereno e perfetto svolgimento all’interno dell’ex arsenale a La Maddalena della Louis Vouitton Cup di vela, a differenza di quanto sostenuto da Gatti, per il quale vi erano stati numerosi problemi tecnici nel bacino durante le regate. Ma tutto questo non importa, d’altronde le smentite hanno sempre meno cassa di risonanza, il tribunale de “L’Espresso” ha sentenziato e così deciso: “Bertolaso Connection” e Protezione civile incompetente (eppure il mondo ce la invidia). Il “giudice” Lirio Abbate , ieri, ha letto la sentenza: “Il vero volto dell’uomo delle emergenze, l’eroe de L’Aquila, il consulente più pagato del governo Berlusconi si scopre la mattina del 10 febbraio...quando i Ros gli hanno notificato un avviso di garanzia per corruzione”. Ergo per Abbate, Bertolaso è un corrotto: così ha valutato la Corte rossa. D’altra parte è L’Espresso il vero tribunale italiano, l’ultima arma a disposizione della sinistra per “sputtanare”, condannare e soprattutto far cadere il governo Berlusconi. In nome del popolo sovrano, L’Espresso decide. (l'Opinione)

1 commento:

Juan Payaso ha detto...

O forse ci sono delle leggi, dei fuorilegge e delle sanzioni. Benvenuto nella civiltà.