giovedì 17 giugno 2010

Obama e la marea nera:"Armiamoci ... e partite!" Carlo Panella

Un perfetto, coinvolgente appello alla nazione che si potrebbe titolare: “Armiamoci e… partite!”. Ancora una volta, Barack Obama ha dato prova delle sue straordinarie capacità oratorie, e purtroppo, ancora una volta, ha confermato la sua straordinaria allergia nell’impegnarsi in prima persona nel risolvere le crisi. Problemino che delega ad altri, quasi non si fosse ancora accorto di essere l’uomo, il leader, con più poteri al mondo, a capo del paese più potente del mondo. Oltre ai voli pindarici sulle energie pulite, alla definizione della portata storica della catastrofe, alla nomina di Ray Mabus quale “zar del Golfo” con pieni poteri operativi, alla assicurazione che la Bp pagherà i danni (“ma non eccessivi”, ha poi corretto Obama, che deve rimediare ad una crisi diplomatica con l’Inghilterra causata dal suo scaricare le colpe solo sulla Bp), il paese, e il mondo, si aspettavano di sapere “cosa” esattamente farà la Casa Bianca. Ma Obama non l’ha detto. Sono passati 58 giorni dall’esplosione della piattaforma petrolifera ed una sola cosa è chiara: Obama sta tanto attento a far vedere la sua piena preoccupazione per la catastrofe, quanto nulla fa per impedirla (innanzitutto coinvolgendo la Marina e il Genio degli Usa per tappare la falla da cui fuoriescono 60.000 e non 35.000 barili al giorno, come sin ora ammesso). Non fa nulla e lascia che sia la Bp a tentare (e a fallire) di bloccare il mare di greggio che si riversa nell’oceano, per una semplice ragione: non vuole prendersi la responsabilità dei fallimenti. Sceglie che sia la sola Bp a operare, senza l’apporto degli immensi e decisivi mezzi che possono impiegare la Marina e il Genio Usa, e non gli interessa –con ogni evidenza- che la Bp non riesca a tappare la falla. E’ una tecnica di “scaricabarile” che Obama adotta a fronte di tutte le crisi, sia quella con l’Iran, che quella con la Corea del Nord che quella mediorientale, che infatti, dall’inizio della sua presidenza a oggi non hanno fatto altro che incancrenire su sé stesse. Un comportamento così irresponsabile da creare irritazione non solo nell’opposizione repubblicana ma anche nei democratici e nel sito più obamiano che vi sia, l’Huffington Post: “Il presidente non ha offerto nessun immediato conforto ad una nazione arrabbiata. Ha assicurato che “combatteremo contro questa fuoriuscita con tutti i mezzi a disposizione e per tutto il tempo necessario”, senza però fornire dettagli concreti su come sarà condotta questa battaglia, e, soprattutto, quanto costerà”. Duramente critico anche Ezra Klein sull’autorevole –e filo obamiano Washington Post: “Scegliendo di insistere soprattutto sulla linea generale della necessita di una riforma energetica, ha evitato di affrontare il problema in modo chiaro, non ha dato il sostegno a nessuna legge specifica, non ha stabilito obiettivi precisi”. Sarcastico Keith Olbermann della Msnbc: “Sarebbe stato un grande discorso se fossimo stati su un altro pianeta per 57 giorni. Obama non ha detto niente di specifico, e non credo che neanche lo volesse”. Sulla stessa linea anche Steny Hoyer, leader della maggioranza democratica al Congresso che ha invitato Obama –inutilmente- ad assumersi le sue responsabilità, cessando di delegare le operazioni alla Bp, inviando nel Golfo i mezzi della Marina e del Genio: “Ho apprezzato l'attenzione del presidente per il disastro, ma l’opinione pubblica ha bisogno di ulteriori assicurazioni del fatto che la risposta alla fuoriuscita, dalla ripulitura ai risarcimenti, sia coordinata e fatta rispettare dal governo”. (Libero)

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