venerdì 17 dicembre 2010

Giacchetta nera. Gianni Marchesini

Il governo ha vinto, ma a pensarci bene ha vinto di più il Pdl. Perché? Perché, gettate le zavorre, è diventato finalmente il partito del berlusconismo. Ci spiace, ma il multiculturalismo politico è terminato.

La nuova gestione non prevede ex anime perdute, sordamente anti cavaliere che vorrebbero orientare la baracca verso i loro vecchi, nostalgici amori. A dio piacendo quelli che combattevano i comunisti nelle piazze quando Berlusconi faceva i palazzi, ormai fanno parte del futuro in libertà.

E ditemi, giacchette nere, così anticomunisti da votare insieme a loro la sfiducia al Governo, migliaia di piccoli, medi imprenditori che si trovavano, specialmente in regioni come la mia, l’Umbria, gettati in mezzo ad una strada da un giorno all’altro dalla delinquenza sindacale e dai pretori d’assalto, secondo voi, i comunisti non li combattevano?

Fu quello l’humus, care camicine inamidate, dentro il quale s’impastò il berlusconismo e, molto prima che il cavaliere discendesse sulla terra, c’era gente che come lui operava, imprendeva, e non passava giorno che non venisse umiliata, derisa, fatta spesso fallire a vantaggio del sistema delle cooperative amato anche dalla destra di Fini, almeno fino a quando, concorrendo con i comunisti, restò statalista, anticapitalista, antiamericana e avversa a Israele.

Ma voi, carissimi sparacazzate, vi ci siete mai trovati titolari di un laboratorio di cento donne impegnate a confezionare una partita di giacche (vincolata ad una penale per ogni giorno di ritardo pari al costo del confezionamento e da consegnare l’indomani) alle prese con i sindacati che vi bloccano la fabbrica e vi portano via trenta donne per donare la mimosa alla festa della donna?

O avete mai provato cosa possa aver significato per una valigeria di altissimo livello con cento anni di storia caricare la produzione di notte dentro auto nascoste prima in campagna per evitare che gli autisti dei tir e il direttore dell’azienda venissero picchiati a sprangate dai sindacalisti rossi?

Come altre migliaia di aziende, queste due da me menzionate, furono costrette a chiudere dopo aver combattuto i comunisti, non in piazza, ma tutti i giorni sulla propria carne per dieci, quindici, venti anni.

E, per favore, non riesumate l’esclusiva dei morti ammazzati perché, con il dovuto rispetto, le vittime per infarto e per le malattie da stress provocate agli imprenditori dalle incazzature dovute ai comunisti e ai loro sindacati non le hanno mietute nemmeno i Turchi nei confronti dei Curdi.

Ancora oggi, vi risulta che almeno una volta il Presidente della Repubblica abbia commemorato due rappresentanti di commercio morti sull’autostrada nel recarsi al lavoro? Forse Napolitano, fedele interprete della Costituzione cattocomunista, non è tenuto a considerare i rappresentanti o gli imprenditori alla guisa dei lavoratori?

Grazie allora, giacchette nere, grazie di cuore per essere uscite da un partito che non è il vostro e che non riuscirete mai a capire, da un partito carsico, silenzioso,(forse troppo), che affiora dirompente quando la pressione nel sottosuolo diventa insopportabile, partito che si fa gassoso, liquido o solido, ma che conserva ancora una forte speranza di cambiamento e confida che colui che dirige l’orchestra sia ancora l’unico in grado di esaudirla.

I futuri berlusconiani, oh giacchette nere, facevano la vitaccia degli ufo che si nascondono tra gli umani già da quando il piccolo cavaliere i palazzi li costruiva al mare con la sabbia e se non hanno combattuto i comunisti, hanno di certo combattuto il comunismo.

Tanto che verrebbe voglia di rispondervi come quel mio amico omosessuale rispose all’americano che denigrava gli italiani: “Guarda, carino, che quando voi mangiavate la carne dell’orso cruda, noi, qui in Italia, eravamo già froci”. (il Predellino)

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