martedì 11 gennaio 2011

Un consiglio a chi vorrebbe la morte (politica) di Berlusconi. Giuliano Ferrara

Nessun uomo pubblico europeo ha mai realizzato un grado così alto di compenetrazione con il suo paese. È questo dato di fatto che rende innocua, litigiosa e inefficace l’opposizione politica e parlamentare, mentre eccita il golpismo costituzionale di una parte dell’establishment politicamente irresponsabile, legato alla cultura, alla chiacchiera, all’editoria e ai quattrini. La pervasività di Silvio Berlusconi è intollerabile per chi abbia un’idea liberal-conservatrice, invece che liberal-democratica, della politica moderna. Un simile leader politico non si può «battere» secondo le regole del gioco, perché è al di là delle regole del gioco, né sopra né sotto ma al di là, e dunque il partito della radicalizzazione e del rinfocolamento si esprime chiaramente in favore di un sovvertimento di tutte le regole, e intende liberarsi di Berlusconi, non sconfiggerlo in regolari elezioni. Lo hanno scritto a chiare lettere: buttiamolo giù con un ribaltone, escludiamolo per decreto dalla gara democratica, e solo dopo votiamo.
Il discorso dei dotti e dei savi diventa poi per un’immaginazione malata, come avvenne giusto un anno fa, lancio di un oggetto contundente contro la testa del tiranno. Oppure, su più vasta scala, degenerazione sociale e politica della piazza in violenza e retorica della società prigioniera, senza futuro.
Ma Berlusconi non cambia. È e resterà nel 2011 anche e soprattutto quello di questi due anni, con il terzo ritorno al governo sull’onda di una specie di selvaggio plebiscito nazionale, con la monumentalizzazione ideologica del discorso antifascista e liberale di Onna, con una politica estera spregiudicata e realista, con il risanamento dei conti e un tentativo di crescita sempre rintuzzato da errori, timidezze e circostanze avverse, e con la lunga campagna di destabilizzazione del governo partita dalla sua vita privata messa sotto l’occhio morboso del buco della serratura e del grande orecchio digitale intercettante.

Una campagna di cui il mostro si nutre, e che rovescia regolarmente contro i suoi avversari. Ci si deve augurare nel nuovo anno, perché il Paese che abitiamo sia accettabilmente soddisfatto delle cose buone che vi accadono, e costruttivamente inquieto per le cattive opere che non mancano, una generale resipiscenza. Una rassegnazione adulta e responsabile, senza resa né disperazione, da parte dei nemici del Cav, affinché si convincano della possibilità di batterlo producendo un’alternativa convincente e non assassinandolo in effigie ogni giorno o delegando il compito alla magistratura politicizzata e militante. E anche una condotta meno convulsa degli affari della maggioranza, e dintorni, con un’idea meno gladiatoria della politica.
Berlusconi in quanto fenomeno non è destinato a scomparire. Non si cambia carattere a settant’anni. Avremo ancora i suoi colori, le sue eccentricità, le sue follie, rabbie e pulsioni generose; anche le sue corrette decisioni, i suoi compromessi, il suo piacionismo universale. Speriamo di avere anche una riforma dello stato fiscale e la crescita che cura il debito pubblico e l’insicurezza del Paese. (Panorama)

1 commento:

Anonimo ha detto...

ooooaaaaaa
che sonno!