mercoledì 13 aprile 2011

I frantoi di Berlusconi. Gianni Pardo

Pare che Silvio Berlusconi, pur rimanendo alla testa del proprio partito, non intenda candidarsi nel 2013. Sarebbe un’impresa eccellente che non è riuscita neanche a Winston Churchill. Questi infatti, proprio mentre era carico di gloria e oggetto della gratitudine di un’intera nazione, fu battuto dall’incolore Clement Attlee.

Per quella data il Cavaliere avrà settantotto anni. Se uno sta bene in salute, gli anni può anche non sentirli. Quando Adenauer aveva 89 anni, nel 1965, gli chiesero se intendesse affrontare la prossima battaglia politica. Der Alte dette questa immortale risposta: “Aber vergessen Sie nicht, meine Herren, ich bin schließlich keine achtzig mehr!” Ma non dimenticatelo, cari signori, dopo tutto non ho più ottant’anni!

Purtroppo si hanno anche gli anni che non si sentono. Il Vaticano ha escluso dal conclave gli ultraottantenni e un uomo politico vive una vita ben più usurante di quella di un alto prelato.

Facendosi da parte, Berlusconi otterrebbe parecchi risultati positivi. Già non correrebbe il rischio di subire una sconfitta al limite della pensione: proprio per questo Michael Schumacher non doveva tornare in pista. In secondo luogo, se ancora una volta vincesse, farebbe correre alla nazione il rischio di rimanere improvvisamente senza Primo Ministro. Certo, potrebbe sperare di arrivare in sensi e in salute agli ottantatré anni, cosa senz’altro possibile, ma su cui sarebbe azzardato scommettere. Infine, lasciando il governo, potrebbe divertirsi a vedere com’è il mondo senza Berlusconi. Ha dovuto subire per quasi vent’anni il ronzio delle mosche cocchiere – numerose sia fra i suoi alleati sia fra i suoi avversari - e finalmente potrebbe vederle all’opera. L’Italia passerebbe dallo sport di fare le pulci a un gigante al ridicolo di un incontro di catch fra nani. Nei suoi panni, difficilmente correrei il rischio di perdere questo spettacolo, prima di morire.

Gli sciocchi hanno attribuito la sua carriera alle televisioni, che di fatto sono state usate – anche quella pubblica – solo per dargli addosso. Hanno attribuito la sua carriera al denaro, come se avesse comprato il voto di mezza Italia. Gli hanno attribuito ogni tipo di leva scorretta, per aprire il portone di Palazzo Chigi, senza capire che le cose stanno al contrario. È perché quell’uomo è straordinario che è divenuto tanto ricco e potente. Cicerone e Aristotele riferiscono un aneddoto leggendario: Talete era povero e molti gli rinfacciavano per questo l’inutilità del suo sapere. Il filosofo allora, avendo previsto in inverno, in base a calcoli astronomici, che il raccolto delle olive sarebbe stato straordinario, si accaparrò tutti i frantoi di Mileto e di Chio. Sicché al momento opportuno poté affittarli ai contadini al prezzo che voleva, arricchendosi d’un sol colpo. E non fece questo per amore del denaro, ma solo per dimostrare le capacità di una mente superiore.

A volte un uomo eccezionale compie l’impresa di cui un altro potrebbe vantarsi per tutta la vita – come la conquista delle Gallie – solo per servirsene per un’impresa ancora più grande: essere il padrone di Roma.

Se dopo il 2013 Berlusconi continuasse a guidare il suo partito, pur essendo solo un segretario, manterrebbe sostanzialmente lo stesso potere di prima: e rimarrebbe dunque la testa di turco dell’opposizione. Questa infatti – rilasciandogli involontariamente il diploma di dominatore - chiamerebbe fantoccio chiunque fosse a Palazzo Chigi. Continuerebbe ad accusarlo di essere una sorta di dittatore come facevano gli ateniesi con Pericle il quale, sia detto di passaggio, fu anche oggetto di accuse simili a quelle lanciate contro Berlusconi: lo si reputava colpevole di gravi reati economici e di una vita sessuale biasimevole. Ma l’accusa di dittatura era stupida. Per comandare, i galloni servono al sergente, non al vero capo. Gli ateniesi non capivano che tutto dipendeva dalle dimensioni di quell’uomo: non per caso gli storici parlano di “età di Pericle”. Se un fenomeno analogo si verificasse per Berlusconi sarebbe la migliore prova di un successo incomparabile, nella storia dell’Italia unita.

Purtroppo non è detto che il Cavaliere segua questa linea di condotta. Mentre chi non è ambizioso vede tutti i vantaggi dello spettatore che assiste comodamente seduto ai rischi e agli strapazzi dei concorrenti, chi ha il vizio del successo non può fermarsi. Se anche la gara fosse a chi sputa più lontano, soffrirebbe moltissimo nel vedersi battuto.

Forse per Berlusconi non c’è speranza. Augurandogli lunga vita, non siamo sicuri che si accorga del momento in cui è nicht mehr achtzig, cioè del momento in cui avrà largamente superato l’età della pensione. (il Legno storto)

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