giovedì 30 giugno 2011

Quando è la sinistra a essere accusata di rubare. Michele Fusco

Mi dispiace sinceramente quando uno di sinistra viene accusato di essere un ladro, ho ancora l’idea che uno di sinistra debba essere più onesto degli altri, senza esserne migliore. Quindi i comportamenti disgiunti dalla morale. O dai moralisti. Solo una banalissima questione di stile. Come ha opportunamente sottolineato Gad Lerner su Repubblica, non si capisce come il responsabile del trasporto aereo del Pd potesse mai sedere nel cda di Enac, in clamoroso conflitto di interessi. Anche qui, temo c’entri lo stile.

Sono ancora più addolorato (e anche sorpreso) nell’osservare le reazioni di quelli di sinistra quando un amico, un collega, un sodale, viene pizzicato nel grande mondo delle tresche. Dire che minimizzano è poco, si limitano alla stitica e abusata «la giustizia faccia il suo corso, abbiamo piena fiducia nella magistratura», per poi rinchiudersi ingenuamente nel grande mondo degli inconsapevoli. Siamo al punto che Bersani è riuscito a dire che Pronzato non era stato portato da lui (peraltro cosa vera). Altro?

Se per un mero calcolo statistico, è inevitabile pensare che prima o poi anche uno di sinistra (ci) cascherà, i numeri non potranno mai raccontare quella terra di nessuno in cui certi uomini di sinistra coltivano i propri rapporti con i portatori di denari, quei personaggi, discussi e discutibili, che si occupano di irrobustire le casse del partito o di associazioni vicine al partito.

State leggendo probabilmente delle inchieste che coinvolgono tal Morichini, amico stretto di Massimo D’Alema, il quale si è messo a collaborare con i giudici. Orbene, nelle carte dell’inchiesta si dice che parte di questi denari finivano nella casse della Fondazione Italiani Europei che è presieduta appunto da D’Alema. La Fondazione si è persino stancata nel ripetere che ogni centesimo è a bilancio, che non ci può essere traccia di malversazione alcuna, che tutto insomma è trasparente. Ma il problema non è qui, non è nella liceità amministrativa dei comportamenti.

Il problema è restare con i piedi dentro il mondo, sapere cos’è il senso di responsabilità, delegare nulla della propria condizione politica, non permettere che le persone che ci scegliamo come amici, o presunti tali, possano anche solo per un momento mettere in difficoltà l’integrità di una formazione politica che è composta dal sudore, dalla fatica, dalle idee, dalla dignità, dalla pulizia morale dei molti che ci credono e che si appassionano. È chiedere troppo, gentile Massimo D’Alema, è disturbare troppo il vostro lavoro, gentile Pierluigi Bersani?

Ci ricordiamo bene quell’«abbiamo una banca» che raccontava perfettamente una provincia delle idee che spesso accompagna questa povera sinistra. Non si è così ingenui da pensare che l’economia e le sue dinamiche non debbano appartenere a un partito importante come il Pd. Ma perdiana, abbandonate quell’idea bislacca per cui lo sbarco nei poteri forti debba avvenire con dinamiche da Totò e Peppino, perché altrimenti «con questi dirigenti non vinceremo mai», morettianamente parlando.

Lo stile viene persino prima delle idee. È chiedervi troppo? (Linkiesta)

1 commento:

Anonimo ha detto...

i ladri vanno dentro e buttate le chiavi, please

pena doppia per i politici