martedì 7 giugno 2011

Quaranta: Corte che parla. Davide Giacalone

La Corte costituzionale ha un nuovo presidente, Alfonso Quaranta, non scelto per anzianità. La nostra lunga, e per vasti tratti solitaria, battaglia ha avuto successo. L’abbiamo condotta, come capita ai fessi, per ragioni di principio. Non ci siamo rassegnati a vedere calpestata la Costituzione. Che va cambiata, ma anche rispettata. Fino ad oggi ci avevano dato tutti torto, avendo dalla nostra parte solo il buon senso e l’onestà intellettuale. Ci rimproveravano quelli che, dall’alto di cattedre nane, sostenevano inesistenti o insignificanti le parole scritte nella Costituzione, come anche quelli che vedevano l’evidenza della nostra ragione, ma contestavano l’opportunità di esporla e la pretesa di farla valere, quasi ci fossimo prestati ad una condotta sconveniente. Ma non eravamo noi ad esserci messi le dita nel naso, durante un pranzo di gala, erano gli altri.

Non facciamoci troppe illusioni, però, e fissiamo alcuni paletti, in modo da evitare futuri scivolamenti all’indietro. Il posto di presidente sarebbe “toccato” a Paolo Maddalena, il più anziano di nomina, che decade nella seconda metà di luglio. I giornali hanno scritto che questa candidatura non s’è posta perché l’interessato ha inviato, ai colleghi, una lettera di diniego. Non è così: Maddalena avrebbe voluto fare il presidente, sebbene per pochi giorni, come altri prima di lui, ma non c’erano i numeri. Già la volta scorsa, quando era stato eletto Ugo De Siervo, Quaranta aveva preso appena un voto meno di lui. Posto che adesso De Siervo non vota, perché decaduto, e posto che non è ancora stato sostituito, ne sarebbe derivato uno stallo. Il secondo in graduatoria, in ordine d’incostituzionale anzianità di servizio, era Alfio Finocchiaro, destinato a decadere i primi di dicembre. Ciò ha creato un’opportunità: da una parte i numeri non cambiavano, dall’altra saltare anche Finocchiaro, considerato più vicino al centro destra, consentiva di dimostrare che non si trattava di una manovra contro Maddalena e, inoltre, un certo equilibrio politico. Questa è la via che ha condotto a Quaranta.

Via non esattamente retta, come vedete. Non c’è nulla di male, anzi è del tutto normale, che i giudici costituzionali possano dividersi, sia nelle decisioni che nelle designazioni, confrontando non solo scienza giuridica, ma anche sensibilità personale e diverse scale di valori, non è bene, invece, che quelle discussioni siano così vincolate all’attualità politica. E’ normale, specie per i giudici di nomina parlamentare (ma anche per gli altri), che si possa consideratali più o meno vicini a questa o quella politica, non lo è che da questo si faccia discendere il loro voto. C’è da dire che ciò vive più sui giornali e nella polemica politica che non nella realtà della Corte.

A tal proposito, e per evitare equivoci, sottolineo che non c’è nessuna relazione fra la nomina di Quaranta e il ricorso, presentato dal governo, contro il referendum sul nucleare. Il presidente ha solo poteri organizzativi, che possono essere rilevanti ma, certo, non in questo caso visto che è ovvio il ricorso sia discusso immediatamente, dato che il voto è previsto per domenica prossima. Anzi, visto che il neo presidente era stato considerato vicino al centro destra, questi ha subito sentito il bisogno di annunciare, e con questo ipotecare, la futura decisione collegiale circa l’ammissione del ricorso: sarà respinto. Non solo non c’era alcun bisogno funzionale che il presidente si soffermasse pubblicamente su una decisione da prendere, facendolo, del resto, ha depotenziato l’autonomia dei colleghi, ma ha sentito il bisogno di quelle parole come a dire: guardate che sono autonomo. E non è un bello spettacolo, perché le guarentige della carica dovrebbero affrancare da certe necessità. In ogni caso, e ove ve ne sia bisogno, questo è un ulteriore sintomo della debolezza politica del governo.

Neanche Quaranta durerà in carica tre anni, come vuole la Costituzione. Visto l’andazzo, comunque, la sua sarà una presidenza lunga. Si approfitti di questo tempo per spazzare via, una volta per tutte, il malcostume delle presidenze stagionali, ribadendo la lettera e lo spirito del dettato costituzionale. Sarebbe un buon servizio, reso dai quei giudici alle istituzioni e a se stessi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

GODOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!