domenica 27 maggio 2012

Manuale di conversazione. La Cina. Andrea Ballarini

- Dichiararsene affascinati perché "la sua cultura è così diversa dalla nostra".

- (Variante della precedente) Ha una cultura molto più antica della nostra, eppure noi conosciamo solo gli involtini primavera e Bruce Lee. Dolersene.

- Notare che i ristoranti cinesi sono stati soppiantati da quelli giapponesi. Replicare che per la maggior parte non si tratta di veri giapponesi, bensì di cinesi riconvertiti. Deprecarlo.

- Diffidare dei ristoranti cinesi. Temere la scarsa igiene e che servano cani spacciandoli per manzo. I ristoranti cinesi di Londra, sì che sono fighissimi.

- La mafia cinese è la più crudele e spietata di tutte. Dirlo anche di quella albanese, rumena, russa, polacca, thailandese, indiana, coreana e nigeriana.

- Rimpiangere i negozi milanesi sostituiti dalle botteghe cinesi.

- Le aziende italiane non possono competere con quelle cinesi, che non conoscono i sindacati e hanno un costo del lavoro quattro volte più basso del nostro. Per uscire dall'impasse, puntare sull'altissima qualità, da sempre caratteristica della nostra manifattura. Convenirne.

- Ricordarsi di dire che la Cina ha creato un nuovo modello capitalistico-comunista. Contestualmente citare Cindia e BRIC per suggerire dimestichezza con i temi dell'economia.

- Aveva ragione Tremonti: bisognava imporre degli sbarramenti commerciali alle merci cinesi. I liberisti obiettino che è velleitario tentare di bloccare un movimento storico con una legge.

- Sdegnarsi che la Cina calpesti i diritti del Tibet. Se qualcuno lo fa, relativizzare lo sdegno denunciando i soprusi compiuti dai lama nei confronti della popolazione tibetana: posizione dell'intellettuale alieno a tutti i conformismi.

- Proclamarsi laici cartesiani, tuttavia consultare l'I Ching per questioni che non si riesce a dirimere razionalmente. In ogni caso condannare qualunque deriva freakettona.

- Essere stati in Cina prima dei disordini di Tien An Men: socialmente molto apprezzato. Eventualmente dire di volerci tornare per misurare la distanza siderale tra il paese di allora e quello di oggi.

- Trovare formidabilmente soporiferi i film cinesi di guerre tra antichi regnanti con combattimenti e guerrieri volanti.

- Ricordare che da ragazzini adoravate i film di Kung fu. Rivederli e rompersi i coglioni a morte.

- Nutrire forti dubbi sulla tossicità delle scarpe cinesi, quindi estendere il ragionamento a tutte le merci di provenienza cinese.

- Il pianeta non ce la fa a sopportare che un miliardo e trecento milioni di cinesi diventino classe media. Concionare su ecosostenibilità e sviluppo incontrollato.

- Continuare a dire Mao Tze Tung, perché Zedong suona malissimo.

- I guerrieri di terracotta: straordinari.

- Scagliarsi contro "L'ultimo imperatore" di Bertolucci, divulgatore di una Cina da cartolina hollywoodiana. Non è necessario averlo visto per biasimarlo.

- Wallis Simpson aveva ridotto Edoardo VIII a uno schiavo sessuale grazie alle tecniche erotiche apprese nelle case dei piaceri mandarini. Raccontarne alcune, anche improvvisando al momento.

- Qualcuno era maoista. (il Foglio)

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