mercoledì 11 luglio 2012

L'Italia sul divano di Freud. Gianni Pardo

A chi compra i suoi titoli di Stato la Germania offre oggi un interesse dello 0,0344%. Attenzione, in negativo. Chi compra un titolo tedesco di mille euro fra sei mesi non riceverà 1000,34 € ma 999,65 €. Ciò significa che la Germania tende a scoraggiare l’arrivo di capitali stranieri e che i compratori di titoli tedeschi non vogliono ottenere un interesse ma salvaguardare il capitale. Infatti, se l’euro scoppiasse, i mille euro “tedeschi” sarebbero ancora più di 999 euro, mentre i mille euro “italiani” o “spagnoli” potrebbero da un giorno all’altro, a causa di una subitanea svalutazione, divenire come potere d’acquisto 700, 600, e forse meno. Lo vedremo con la Grecia, una volta o l’altra.

Il momento economico che viviamo può servire a una riflessione. In psicoanalisi il principio di realtà, caratteristico dell’adulto maturo (“La droga è uno ‘sballo’ ma fa male e dunque ci rinuncio”), si contrappone al principio del piacere (“So che la droga mi fa male ma mi drogo lo stesso”). In campo economico l’Italia ha adottato per decenni il principio del piacere: denaro da spendere subito anche se da restituire poi con gli interessi. Fino a un debito di duemila miliardi di euro. E con ciò arriviamo all’attualità.

Se un debitore deve somme sempre maggiori, arriverà fatalmente il momento in cui i creditori cominceranno a chiedersi se il capitale sarà rimborsato. Quando si tratta del proprio denaro il principio di realtà funziona alla grande. Dunque per l’Italia il problema non era “se” ci sarebbe stata una crisi di fiducia nella sua moneta, ma “quando” ci sarebbe stata. Ed essa si è verificata nell’autunno dell’anno scorso.

Se l’Italia fosse stata un Paese con un forte principio di realtà, innanzi tutto si sarebbe chiesta se c’era un rimedio; e poi, in caso positivo, se fosse in grado di adottarlo. Invece ha prevalso la mentalità dei primitivi: il terremoto non è dovuto a motivi geologici; non abbiamo perso la battaglia perché l’avversario ha combattuto meglio; non abbiamo subito la peste a causa di un microorganismo: tutto è avvenuto perché abbiamo irritato gli dei. La soluzione è identificare il colpevole e mandarlo a morire nel deserto. Il principio è talmente antico e universale che ha una denominazione in tutte le lingue: piaculum in latino, capro espiatorio in italiano, bouc émissaire in francese, scapegoat in inglese, Sündenbock in tedesco: e si badi che Sünden significa “peccati”. Nel nostro caso, la vittima ideale da offrire agli dei era un capo stramaledetto per anni come causa di tutti i mali del Paese e dintorni: un sorridente e sfacciato gaudente (chissà quanti Sünden!) di nome Silvio Berlusconi. Presto, in fretta, mandatelo a casa e nominate un uomo pio, che piaccia agli dei. Anzi, per renderlo più presentabile, copritelo col laticlavio.

La manovra riuscì perfettamente. Da un giorno all’altro il governo si trasformò da carnevalesco in lugubre e si reputò che ci si fosse fermati sull’orlo del baratro. L’Italia ebbe un accesso di irrefrenabile gratitudine per il salvatore e lo sostenne con la più ampia maggioranza multicolore che si fosse mai vista. Tutti furono molto contenti.

Tutti, salvo i creditori. Questi, evidentemente insensibili ai sacrifici, presto hanno fatto risalire gli interessi sui titoli italiani allo stesso allarmante livello di prima. Dunque la colpa non era del gaglioffo Berlusconi! E allora l’Italia ha trovato un’altra soluzione.

Se non è bastato il sacrificio dello scapegoat, placheremo la collera degli dei macerandoci tutti nella penitenza. Un popolo che soffre, che guadagna di meno, che spende di meno, che va in recessione, non merita dunque che le cose vadano meglio? Mentre riceve lodi dall’Unione Europa, dalla Germania, ed anche da Giorgio Napolitano, può la sua sofferenza non commuovere i creditori?

Purtroppo i creditori non sono dei. Non vogliono sacrifici, vogliono indietro i soldi. Non sono guidati dalla morale ma dal principio di realtà. Un popolo che soffre sarà meglio in grado di pagare i suoi debiti? Certo che no. E allora ecco che oggi abbiamo un drammatico “spread” del 4,8% al di sopra dei Bund tedeschi. Siamo al punto in cui eravamo – pagando meno tasse – nell’autunno dello scorso anno.

La cosa che non si vuole vedere è che la crisi italiana dipende dal suo debito pubblico: e questo è oggi lo stesso di prima, anche se Mario Monti non organizza feste a base di burlesque a casa sua.

In futuro, o l’Unione Europea si farà garante del debito sovrano dei componenti dell’eurozona (sia pure imponendo agli Stati stretti controlli) oppure prima o poi l’euro scoppierà. Con conseguenze tragiche ma non imprevedibili. (il Legno Storto)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

il padrone torna in campo
che bello
ci toglierà l'imu e poi ce la rimetterà
come per l'ICI

grazie Silvio per le promesse (mai) mantenute

Anonimo ha detto...

Prima bisogna scegliere il nome e il logo che sono l'unica cosa importante.
Per me il migliore è sempre Affossa Italia
Poi bisogna trovare la pupa da mettere a fianco del Boss.
Avrei optato per la Tommasi (bella e soprattutto brava) ma la Santanchè quando sgrana gli occhi è molto più efficace.
E il programma?
Via le tasse e tutto per tutti!!!
E soprattutto l'evergreen che non sbaglia mai:
non consegnamo l'Italia ai comunisti!!!
Vai Silvioooooooo!!!!!!!
Non ci deludere