sabato 13 ottobre 2012

Radicali contro Nichi per via di Chavez. Dimitri Buffa


Il vizietto dei cosiddetti post comunisti di stare dalla parte di tutti i “caudilli” del mondo, specie di quelli pseudo bolivariani del Sud America, è duro a morire alla faccia della fine delle ideologie.

Così Nichi Vendola, prossimo candidato di estrema sinistra alle “primarie di coalizione”, facendo finta di non sapere chi sia veramente Hugo Chavez, e “di che lacrime grondanti di che sangue” il suo ultradecennale potere in Venezuela, non ha trovato niente di meglio da fare che elogiarlo così: «Ho una profonda simpatia per quel laboratorio chiamato rivoluzione bolivariana, un’esperienza che ha fatto invecchiare la stella di Cuba, perché Chávez, questa è la profonda verità, riesce dove Fidel ha fallito». E ancora: «In Venezuela non ci si misura con le biografie dei protagonisti politici ma con i problemi reali della gente e al netto di errori, anche grossi, come l’amicizia con l’Iran e qualche altra tentazione luciferina, al netto di tutto questo Chávez resta l’artefice, il protagonista d’una sperimentazione concreta di lotta contro la povertà».

Tra gli al netto Vendola ha dimenticato di metterci le sospette complicità con il narco traffico e con l’appoggio alla guerriglia delle Farc in Colombia, ma tant’è. Insorgono “senza se e senza ma” contro Vendola i Radicali piemontesi dell’Associazione intitolata ad Adelaide Aglietta e così Igor Boni in un comunicato spara a zero sull’intemerata pro Chavez. «Le parole di Vendola sono semplicemente vergognose, spero dettate dalla più completa ignoranza di cosa accade in quel paese – sostiene l’esponente radicale - si esalta colui che si autodefinisce “l’inviato di Cristo”, l’uomo che alimenta con il potere del petrolio i legami con l’Iran di Ahmadinejad e la Siria di Assad, l’antisemita che usa il populismo più becero per mantenere il potere con continui golpe costituzionali in un Paese dove – sono i dati ufficiali – ci sono 18.000 vittime nel solo 2012 in seguito alla criminalità, con 54 omicidi al giorno e dove il 97% dei crimini di sangue restano impuniti. L’uomo che rifiuta dibattiti pubblici con gli avversari e che ha eliminato voci libere come radio, televisioni e giornali a lui avversi».

«Quello che manca totalmente in Venezuela – chiosa Boni - è la democrazia e la libera informazione, e lo diciamo da qui, dall’Italia, dove in misura minore viviamo giorno per giorno lo stesso degrado. Inviterei Vendola e tutte le forze politiche di destra, di centro e di sinistra a considerare, come punto di partenza per giudicare la qualità di un paese, i diritti e le libertà degli individui provando a lasciare da parte ideologie e miti». (l'Opinione)

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