domenica 9 giugno 2013

Rinvio e paura. Davide Giacalone

Se il governo Letta potesse rinviare i problemi, oltre alle decisioni e alle soluzioni, se potesse dire alla contrazione del credito e all’aumento dell’incertezza di sospendere i loro effetti e rivedersi tutti a fine anno, la cosa avrebbe anche un suo surreale fascino. Ma il governo può solo scansarli e occultarli, i problemi, allungando sempre la palla e lasciando credere che poi sarà capace di riprenderla.

L’Imu la paghiamo subito e quasi tutta, salvo quella che è stata solo rinviata a settembre, in attesa di una riforma che dovrebbe sopraggiungere entro agosto. Non sarebbe stato più sensato chiudere la partita e dare corpo alla riforma? Dell’ulteriore punto d’Iva, previsto a luglio, il governo si preoccupa più per le polemiche politicanti che porta con sé che per gli effetti sui consumi, quindi comincia ad anticipare che si potrebbe rinviare a Natale. Perché non alla Befana, così chi trova il carbone si convince d’essere stato cattivo. Eppure basterebbe guardare le previsioni, relative alle imminenti vacanze estive, per rendersi conto di quel che accade: poco meno della metà degli italiani contano di restare a casa. Al governo non credano che sia conseguenza della povertà, è l’effetto della paura.

La paura genera paura, e mano a mano che cresce i media la amplificano trasmettendone lo spettacolo. Qualche giorno addietro mi sono occupato di turismo, raccontando perché quei dati sono tutt’altro che precisi. Ma che importa? Quel che conta è che nessuno affronta e risolve i problemi, il governo esercita il rinvio con virtuosismo degno di miglior causa, le persone sensate tengono da parte i soldi, perché non si sa mai, così facendo i consumi crollano e la recessione avanza, a quel punto si manda in onda direttamente la povertà, la denutrizione e la fame (non scherzo, lo stanno già facendo), alla faccia dell’essere la terza potenza economica e la seconda industriale dell’area più ricca del mondo.

Ma non basta, perché dopo avere raccontato la bubbola che il problema dell’Italia sono i pochi che tolgono ai molti, quando la tattica del rinvio produrrà i suoi frutti avvelenati e si dimostrerà un’inutile perdita di tempo, si proverà a scaricare tutte le colpe sull’Europa, in questo modo spingendo prima alla rabbia e alla rivalsa sociale, poi al rigetto dell’Unione e allo spreco di vagonate di soldi bruciati sull’altare dell’equilibrio di bilancio.

Mi chiedo, sul serio, come fanno a non vedere qual è il salatissimo prezzo delle non decisioni? Sarebbe mille volte meno doloroso chiarire subito cosa si deve pagare. Sarebbe un milione di volte meglio raccontare senza birignao cosa si deve tagliare. La previsione (con date e misure) di un fisco meno satanico porterebbe a far scemare il nostro guaio più grosso: la paura. Mentre i rinvii la alimentano, scavandoci la fossa.

Pubblicato da Libero

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