martedì 3 settembre 2013

Il garantismo da Pannella a Violante. Paolo Pillitteri

03 settembre 2013
Sembrerà strano, ma c'è un filo che ricuce antiche avversità e inimicizie, vecchi odi e implacabili differenze. Parlo di Violante, dell'ultimo Violante, e parlo di Pannella, non l'ultimo ma quello di sempre. L'occasione è offerta dalla svolta referendaria del “Cav-meglio tardi che mai” (ma il tempo perso è un vero delitto) e dell'incrociarsi di uno spirito garantista che, vibrante e mai sopito nello spirito liberale e radicale in Marco, era omesso se non bandito nella logica politica della carriera di Violante, il non mai dimenticato ex Pm che, per dirla con Don Baget Bozzo, aveva mandato in galera la resistenza anticomunista (Edgardo Sogno) e offerto la testa di Andreotti "mafioso" alle amorevoli cure del Procura di Palermo.
 
Storie vecchie, si sa, ma storie vere, anzi,"la storia", quella scritta dalla sinistra: perché in Italia, e soltanto in Italia, la storia è stata narrata dalla sinistra che ne ha assunto la missione e il metodo, già dai tempi della Liberazione e grazie all'imponente massa di intellettuali sparsi nei gangli vitali del paese, dall'editoria, alla scuola, al cinema alla cultura. E non è così casuale che un certo retaggio di quella sinistra egemone sia confluita nelle scelte dei 4 senatori a vita, indiscutibilmente non di destra e ciò non per colpa della sinistra ma, appunto, della destra che, riprendendo l'antico vezzo democristiano, non si è mai occupata del cosiddetto culturame appaltandolo alla gauche, esattamente come ha fatto Forza Italia, sedicente Partito Liberale di Massa, già dal 1994, salvo qualche sprazzo, ben presto spento.
 
Il lamento del centro destra di oggi sui senatori voluti dal Quirinale dovrebbe essere l'occasione per un mea culpa,per le indifferenti e superficiali omissioni colpevoli di questi venti anni. A trovarla, infatti, una personalità culturale, scientifica, artistica, di livello internazionale a destra. E allora, di cosa stiamo parlando? Certo, il laticlavio lo meritava soprattutto Marco Pannella, ed è stata un'occasione mancata. Ma Marco non è certamente di destra. Ma tant'è. Il nuovo Violante, dicevamo, quello contestato dai suoi compagni per il "nuovo" atteggiamento garantista sul Cav, riprende, per certi versi, ciò che era una costante dell'antica sinistra, ovvero il garantismo, le amnistie, la giustizia giusta.
 
Temi travolti e sepolti dall'irruzione di "mani pulite" col suo carico di giustizialismo mirato che annientò tutti i partiti all'infuori di quello di Violante. "Et pour cause",si direbbe, anche perché il salvataggio dell'ex Pci offriva bensì una sponda politica alla mitica inchiesta ma faceva dei magistrati i lord protettori di un neo partito dei giudici con cui distruggere prima il Caf e, poi, il Cav, inopinatamente vittorioso sulla manettara gioiosa macchina da guerra.
 
Ma ciò che doveva essere il banco di prova, prima di FI e poi del Pdl, ovvero la riforma della giustizia, è stata ridotta a inutili e dannosi interventi con ministri balbettanti e programmi che col riformismo avevano ben poco a che fare. Contestualmente aumentava in questi venti anni la cosiddetta persecuzione antiCav in un crescendo di intercettazioni,violazioni dell'habeas corpus, indagini a tappeto, processi, fino alla Cassazione fatale. E cresceva, anche,il Partito dei Giudici, autonomizzato, che si sottraeva, mano a mano alla guida politica del partito che pure li aveva promossi. I Di Pietro, i De Magistris, gli Ingroia sono sfuggiti alla amorevoli cure, si sono messi in proprio, sono diventati una cosa "altra" finendo in rotta di collisione contro lo stesso Violante, soprattutto con l'Ingroia che aveva intercettato Napolitano onde portarlo alla sbarra palermitana insieme alla créme della mafia di oggi.
 
Carino, vero? Una sorta di golpe bloccato dalla fermezza del Quirinale e della Suprema Corte ma, nel contempo, la spia di una impressionante escalation giudiziaria che soltanto il popolo italiano ha interrotto alle elezioni, bocciando Di Pietro e Ingroia. Con l'avvento del supermanettaro e sfascistoide Grillo che ne ha preso il testimone in chiave se possibile ancora più antipdmenoelle. Il cerchio ventennale si è dunque chiuso sul Grillo cannibalizzante la sinistra e sul Cav sull'orlo dei servizi sociali,un esito dell'antipolitica in chiave giustizialista che, di fatto, rischia di catapultare più in là, nel populismo demagogico, lo stesso Pd in costante fibrillazione congressuale, il partito di Violante. Giacché un Senato tradotto in plotone d'esecuzione sarebbe un ulteriore gradino nell'escalation, una rivincita dell'ex partito dei giudici, un'onda anomala sul Quirinale che ha voluto questo assetto di larghe intese. Un salto nel buio.
 
Non so se Violante ha riflettuto sui mostri creati dal giustizialismo, sugli alieni che hanno contaminato la nostra vita politica. Può darsi. Ma questo Violante che non teme le contestazioni quando pretende anche per il Cav il diritto alla difesa, non è più quello di prima. Quam mutatus ab illo! (l'Opinione)

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